Johannes Althusius
Teologia e razionalità politica
L'idea dominante di Bodin è che il rapporto politico fra il suddito e lo stato debba soppiantare tutti gli altri rapporti e vincoli sociali e che la sovranità statale si identifichi con l'autorità assoluta del monarca. Egli non concede molto spazio alle teorie giusnaturalistiche e, di fronte alla crisi del suo tempo, chiede alla politica e al diritto iniziative volontaristiche coscienti e deliberate; preferisce un sistema di legalità non sostenuta da forze mistiche ma posto sotto la tutela e la salvaguardia di un sovrano responsabile. La posizione di Altusio è diversa: egli è un calvinista tedesco, sensibile alla protesta degli Ugonotti contro la tirannia e la prevaricazione del potere politico. Sussiste tuttavia una notevole differenza fra la contestazione dei Calvinisti ed il programma teorico di Altusio: pur avendo una ispirazione religiosa e pur pensando che lo stato debba essere rappresentante di una società cristiana "santa e giusta", egli nella sua opera principale (un'emulazione della Politica di Aristotele e della République di Bodin) si propone di fondare l'ordine politico non su delle basi puramente religiose e metafisiche bensì su una legittimazione il più possibile umana, naturale e razionale. Egli opera una significativa revisione teorica separando, nell'ambito del giusnaturalismo, l'idea della comunità politica dalla concezione del corpus mistycum e facendone invece un "corpo simbiotico", rispettoso dei valori religiosi ma aperto anche alla ricerca di una vita sociale confortevole e felice. Vi è quindi nel suo pensiero un'accentuazione della direzione razionalistica rispetto a quella metafisica. Altusio vuole una conoscenza politica che parta dall'esperienza e che sia mediata e legittimata dalla ragione umana ma non rinuncia a valersi del giusnaturalismo (liberandolo, tuttavia, dal suo carattere dogmatico) come strumento teorico per opporsi risolutamente all'assolutismo ed all'accentramento. Il suo intento è di delineare un sistema politico fondato sul decentramento, sul federalismo, su garanzie civili e sociali nei confronti dell'autorità; il potere assoluto non deve esistere e in una comunità non ci devono essere mai poteri assolutamente personali. Priorità quindi della volontà della legge sulla volontà degli uomini perché l'amministrazione e il governo dello stato consistono nell'osservanza di principi normativi superiori all'arbitrio dei singoli. L'esigenza fatta valere da Bodin che la politica debba porsi su un piano di maggiore autonomia non implica per Altusio l'idea che l'efficacia del governo dipenda dalla massimizzazione del suo autoritarismo; allo stesso modo riconoscere che la politica debba accomodarsi alle "speciali particolarità di luogo, di tempo e di popolo" non significa accedere a un deteriore relativismo che sostenga la plausibilità di qualunque sistema di valori e di comportamenti politici.
Revisione del giusnaturalismo
Compete ad un giusnaturalismo rinnovato costituire la base di quello che Altusio chiama "politeuma", cioè il "diritto simbiotico pubblico", e garantire gli indispensabili controlli dell'etica sulla politica e della legalità sull'autorità. Egli ritiene che il diritto naturale vada revisionato affinchè possa adattare la sua capacità commisurativa alle esigenze di una società più articolata e di un ordine politico più evoluto; ciò che non lo soddisfa nel diritto naturale tradizionale è il suo aprioristico universalismo per cui la ratio umana, naturale e sociale è integralmente assorbita da una ratio cosmica. Lo si deve ammodernare facendogli compiere una metamorfosi che lo riproponga non come criterio di connessione di presunte strutture permanenti del cosmo, quanto come garanzia delle autonomie di una pluralità differenziata ed insieme coordinata ed integrata di formazioni sociali entro cui si dispiega la reale socialità dei simbiotici. Si deve cioè adeguare il diritto di natura alla natura dell'uomo più che al gigantismo di una natura universalizzata. L'esigenza di Altusio sembra dunque essere quella di far traslocare la ragione pubblica dall'empireo della metafisica a sedi comunitarie meglio adatte a favorire il buon andamento delle attività sociali. In questa prospettiva la legge naturale deve assumere una più specifica funzionalità sociale ed essere considerata immanente alle forze collettive. Ogni collettività è composta per Altusio di individui che non hanno rinunciato ai loro diritti; il diritto collettivo del gruppo appare come un'aggregazione di diritti individuali o, almeno, esiste in funzione di tali diritti individuali che non sono quindi alienati completamente ma solo per quel tanto che serve al raggiungimento di scopi comuni. Altusio è teorico di un federalismo sociale,di una respublica composita che vede l'unificazione sociale più come compresenza di autonomie e di delimitazioni che come totalità ontologica entificata. Nel suo federalismo ci sono elementi corporativi e organistici ma anche gli elementi volontaristici e contrattualistici giocano un ruolo importante per rendere il sistema più aperto. I "membri del regno" non sono i singoli individui, le famiglie o le corporazioni private ma le comunità politiche organizzate per pubbliche funzioni; ciò non toglie però che le libertà naturali degli individui si impongano al rispetto di ogni autorità, da quelle intermedie a quella dello stato. I fondamenti di questo pensiero si ricollegano alla tradizione di Aristotele, di Cicerone e dello Stoicismo. L'uomo è un essere naturalmente portato alla socialità, struttura permanente dell'esistenza: tutto nell'uomo è calcolato perché ciascuno abbia sempre bisogno dei propri simili. A differenza di altri animali, l'uomo tarda a raggiungere il suo grado di autonomia fisica e ha sempre bisogno del concorso di tante persone per la sua vita personale e sociale; la cooperazione e la solidarietà non sono perciò una scelta fra le tante possibili ma sono scelte obbligate, trasgredendo alle quali si regredisce ad una condizione sublimale. Se questa è la logica vincolante della vita, la politica deve fare la propria. D'altra parte la coesistenza pacifica non corrisponde soltanto ad un dovere etico e religioso ma si costituisce per il perseguimento del benessere comune. Alla valorizzazione delle virtù sociali superiori si accompagna quella delle virtù ordinarie attraverso cui gli uomini, nelle loro occupazioni pratiche, cercano reciproche intese e reciproci sussidi per soddisfare i loro bisogni e i loro interessi. La natura umana è fondata sull'appetitus societatis ma questo "appetitus" non abbraccia contestualmente tutta la società; il federalismo di Altusio è la risultante di una serie di rapporti simbiotici differenziati, che danno luogo ad altrettante formazioni sociali tra le quali sussistono intese e convergenze così come distinzioni e autonomie funzionali. Il significato contrattualistico è piuttosto circoscritto : per Altusio l'uomo nasce già associato e quindi non contratta la sua originaria esistenza . L'espressione "contratto" denota nel suo pensiero soprattutto un'idea di partecipazione e di adesione; l'uomo, entrando in queste formazioni sociali, è sempre portatore di un elemento di libertà, per cui la sua attività comunitaria non è passiva inclusione ma comporta mediazione e valutazione.
La società simbiotica e lo stato
Anche per lui la base della vita sociale è la famiglia che non ha però i caratteri assolutistici e repressivi che le attribuiva Bodin ed è piuttosto la formazione naturale destinata ad essere la matrice della simpatia e della concordia, fondamenti della vita coesistenziale. Dalla famiglia si passa alle corporazioni ed alle associazioni private, rappresentazioni del mondo in cui si articolano le diverse professioni della società civile. Questi raggruppamenti non sono formazioni naturali, assumono un carattere transitorio temporaneo, dipendono dalle libere adesioni dei loro membri ma vanno comunque considerati come componendi essenziali dell'ordine politico. Si passa poi alla città ed alla provincia e, a loro volta, le città e le province, nelle loro relazioni reciproche, creano combinazioni sempre più complesse di vita sociale, che culminano nella realtà dello stato. Ciascuna formazione minore non si lascia interamente assorbire nei corpi sociali superiori e mantiene rispetto ad essi una sua realtà strutturale e funzionale, caratterizzata anche da proprie gerarchie fra gli ordini sacri e secolari, nobili e borghesi. I gruppi simbiotici intermedi hanno dunque una loro autonomia ed è bene che la loro legge specifica "non si allontani del tutto o sia contraria alla legge comune, né che concordi o che sia completamente uguale a quest'ultima". Lo stato è un organismo sociale più complesso, una comunità sovrafunzionale, un'associazione pubblica generale che "nasce con la reciproca obbligazione di molte città e province". Per Altusio la struttura globale della società spiega e costituisce lo stato, il quale si pone dunque come la formazione simbiotica più complessa, risultante dalla molteplicità dei fattori sociali rilevanti. Vi è, in un certo senso, una spiegazione sociologica della genesi dello stato, il quale è sempre vincolato ad una sua costitutiva natura federalistica che vieta di riconoscere al monarca prerogative sovrane superiori a quelle della società e del popolo. Sia il monarca sia i rappresentanti della sovranità "sono istituiti da Dio e dal popolo: da Dio indirettamente, dal popolo direttamente. Ambedue possono essere privati del loro potere e dal loro ufficio da Dio e dal popolo: da Dio indirettamente, dal popolo direttamente". Con Altusio, che dà alle sue teorie un'accentuazione laica e razionale, il principio della sovranità popolare assume una più estesa autonomia di significati e una più specifica determinazione funzionale e istituzionale. Il problema posto da Altusio è di riferirsi al potere in termini di controlli e di limiti, in una prospettiva coerente con l'accettazione di una visione pluralistica della realtà sociale. Per questo neppure la sovranità popolare è da lui pensata come totale e indecomponibile, anche se essa costituisce lo stato ed esercita un controllo costante sui reggitori della cosa pubblica.
La sovranità popolare
L'idea dello stato-comunità non esaurisce i problemi della politica, che riguardano non solo la costituzione più o meno spontanea dei corpi sociali, dei loro equilibri e delle loro combinazioni ma anche i loro rapporti con apparati potestativi non riconducibili a pure forme comunitarie. Per garantire la libertà dei cittadini nei confronti dello stato-governo il contratto simbiotico non basta e bisogna aggiungervi un più specifico contratto politico che definisca i rapporti fra il popolo ed i suoi rappresentanti e fra questi e l'autorità statale. La proprietà del regno appartiene al popolo cui spetta di stabilire l'ordine costituzionale dello stato e le obbligazioni e i diritti reciproci fra i cittadini e fra questi e il governo. Presupposto del pensiero di Altusio è che il potere statale, in quanto delegato e concesso dal popolo, non può essere assoluto. Il popolo non esercita tuttavia la sua sovranità in modo diretto ma attraverso rappresentanti che egli designa con il nome di Efori. Questa delega non ha certo un carattere democratico perché nell'associazione politica generale sono rappresentati non i singoli cittadini bensì le città e le province e perché l'elettorato è circoscritto secondo il ceto e differenziato secondo il rango. Le loro funzioni riguardano non solo le garanzie del popolo nei confronti dei governanti ma anche le tutele dei reggitori nei confronti del popolo. Spetta a questi magistrati intermedi eleggere il sommo magistrato, coadiuvarlo con le opere e i consigli, limitarne e impedirne gli arbitri, approvare e rendere validi i suoi provvedimenti e decreti generali. Anche il rapporto fra il re e gli Efori è regolato dallo stesso "contratto di impiego", il quale concede al re dei poteri popolari imponendogli però di usarli a vantaggio della comunità. Questi poteri concessi possono essere più elastici o più rigidi ma le sue obbligazioni devono comunque essere rispettate dal sovrano. Se le viola, il sovrano cessa di essere re e gli Efori, non i privati cittadini, possono resistergli e, se sussiste tirannide, destituirlo; tuttavia essi non possono prendere decisioni politiche senza la sua approvazione. I rapporti tra società e potere statale sono quindi definiti dal Altusio, oltre che dai contratti simbiotici, anche da pattuizioni politiche formalizzate che, riconoscendo una relativa autonomia funzionale all'autorità governativa, predispongono tuttavia dei controlli giuridici affinchè questa non si separi dalla sua base sociale e sia sempre tenuta a rispettare una legalità costituzionale. Il potere si legittima in quanto curatore di libertà e di diritti sociali e il mandato fiduciario del popolo nei confronti del sovrano presuppone che gli interessi della società abbiano una supremazia di significati e di funzioni sugli interessi dello stato.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Viola Donarini
[Visita la sua tesi: "Domitia Longina, imperatrice alla corte dei Flavi"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Storia
- Esame: Storia delle categorie politiche
- Docente: Maria Luisa Cicalese
- Titolo del libro: Il pensiero politico dall'Umanesimo all'Illuminismo
- Autore del libro: Antonio Zanfarino
- Editore: CEDAM
- Anno pubblicazione: 1998
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