La distruzione dell'ozono e la deforestazione
I danni delle foreste sono il risultato del processo di distruzione dell’ozono. L’ozono è una molecola formata da tre atomi di ossigeno, anziché due come l’ossigeno normale. Viene prodotto dalla reazione della radiazione solare con l’ossigeno, andando a creare uno strato continuo e sottile che si accumula ai livelli superiori dell’atmosfera. Questo schermo, che blocca i raggi ultravioletti (UV) cancerogeni e dannosi per il DNA – la molecola responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari e dei meccanismi di controllo delle cellule – rischia ora di essere distrutto dalle sostanze chimiche rilasciate nell’atmosfera dall’uomo. Negli strati inferiori dell’atmosfera l’ozono è prodotto nello smog dalla luce solare e dall’inquinamento, quest’ultimo rappresentato principalmente dai gas di scarico dei veicoli a motore. Gli ossidi di azoto e gli idrocarburi in esso contenuti sono particolarmente efficaci nel convertire l’ossigeno in ozono. Lo smog che ne deriva ha gravi conseguenze sull’apparato respiratorio. In Europa i danni alle foreste sono stati causati dal crescente utilizzo delle automobili, non dalle piogge acide. L’effetto serra e la distruzione dell’ozono sono fenomeni probabilmente irreversibili. Una volta avviati, i processi responsabili di questi due fenomeni tendono a diventare cumulativi e continui. La stessa inquietante irreversibilità sembra caratterizzare altri tre processi di degrado ambientale: la deforestazione tropicale, la desertificazione dei coltivi, delle zone per il pascolo e dei terreni disboscati e l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua.L’abbattimento delle foreste ha accompagnato lo sviluppo dell’agricoltura e la diffusione delle popolazioni in Europa, Asia centrale, Medio Oriente e India. La colonizzazione europea ha avuto un impatto sulle foreste temperate delle zone orientali del Nordamerica e dell’Australia. Nella maggior parte dei Paesi sviluppati situati a medie latitudini, benché la copertura forestale originaria sia in gran parte scomparsa, gli interventi di reimpianto degli alberi e la conversione dei coltivi ad aree da cui ottiene legname hanno consentito di ricostruire le foreste. Ora è il bioma della foresta pluviale tropicale a risentire delle pressioni legate all’espansione demografica e alla necessità di incrementare il terreno agricolo disponibile. La foresta pluviale risente dell’aumento di domanda di legno da impiegare come combustibile o per scopi commerciali e della crescita del mercato di carne bovina. Si tratta di un mercato che è possibile soddisfare solo disboscando terreni adibiti al pascolo. Tutte le foreste svolgono un ruolo essenziale nel mantenere l’equilibrio di ossigeno e carbonio sulla Terra. Ciò vale in particolare per le foreste tropicali. L’uomo e le sue industrie consumano ossigeno, che viene ricostituito dalla vegetazione attraverso la fotosintesi e il rilascio di ossigeno nell’atmosfera come sottoprodotto di questo processo. Le piante estraggono il carbonio di biossido di carbonio presente nell’atmosfera, agendo come spugne naturali. Se la foresta pluviale tropicale viene eliminata, non solo viene meno il suo ruolo di assorbitore, ma la sua distruzione provocherebbe il rilascio di quantità di carbonio che ha immagazzinato. La distruzione delle foreste, inoltre, modifica le temperature dei suoli e dell’aria, il contenuto di umidità e il potere riflettente della Terra. La desertificazione è l’espansione o l’ulteriore aggravamento delle condizioni delle aree in cui il suolo e la copertura vegetale sono degradati o distrutti. Questo processo viene ora spesso imputato alle crescenti pressioni antropiche esercitate attraverso il sovrappascolamento, la deforestazione per ottenere legna da usare come combustibile e l’abbattimento o l’incendio della vegetazione originaria a fini agricoli. Un’altra causa valida è la variabilità climatica. Senza dubbio molti processi di certificazione sono stati provocati dalla natura anziché dall’uomo.L’erosione del suolo è un fenomeno naturale che avviene anche quando il terreno è coperto da foreste e erba e comporta la fine assoluta dell’uso agricolo del terreno. Ma può anche essere un fenomeno indotto dall’uomo attraverso il sovrappascolamento e la deforestazione.L’energia solare e l’acqua sono gli elementi indispensabili alla vita sulla terra. La disponibilità di queste due risorse è costante e l’uomo non ha modo di incrementarla o alterarla ma è in grado di influenzarne la qualità. In molte parti del mondo e per molte persone che si contendono riserve limitate di acqua dolce, queste preoccupazioni sono già una realtà. Il problema non riguarda la quantità complessiva, ma la distribuzione, la disponibilità e la qualità dell’acqua. Il volume totale di risorse idriche sulla terra è enorme, ma solo una piccola parte dell’idrosfera è adatta o disponibile per essere utilizzata dall’uomo, dalle piante e dagli animali. La quantità complessiva rimane costante poiché l’acqua è una risorsa rinnovabile; il ciclo idrologico garantisce che essa ritorni sempre alla terra per poter essere nuovamente sfruttata.
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Autore:
Gabriella Galbiati
[Visita la sua tesi: "Logica del tempo in Guglielmo di Ockham e Arthur Norman Prior"]
- Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Geografia del mediterraneo
- Docente: Fabio Amato
- Titolo del libro: Geografia umana
- Autore del libro: J. Fellman - A. Getis
- Editore: McGraw-Hill
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