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Il documento sonoro e la sua trascrizione


Nel momento in cui ci si appresta a lavorare sul documento sonoro, ci si appresta cioè ad una sua trascrizione, si entra nel campo dell’interpretazione, si tratta di un’interpretazione soggettiva, inevitabile nel passaggio dall’oralità alla scrittura, tuttavia la trascrizione deve essere rigorosa, rispettandone fedeltà e leggibilità. Ogni trascrizione è una sorta di traduzione, in quanto riproduzione, rappresentazione scritta del testo orale. Gli studiosi adottano varie soluzioni; si veda ad esempio la classificazione di Alfiero Martini:
-testo base: trascrizione che tende a rilevare attraverso la scrittura ogni particolare sonoro e parlato, riproducendolo in una forma, la più aderente possibile alle espressioni orali prodotte dal testimone (si privilegia la struttura linguistica e sintattica);
-testo normalizzato: una trascrizione che già contiene un intervento soggettivo del ricercatore più rilevante, le espressioni dialettali sono esplicitate così come le parole tronche completate: si tratta sostanzialmente di un’operazione di lifting linguistico;
-testo tradotto: è un passo sostanziale verso l’alterazione formale del testo, ma si limita a trasferire una forma in un’altra, dal dialetto e dal disorganico all’italiano e all’organico, con tutte le ambiguità e le distorsioni che un operazione di questo tipo contiene;
-ritrascrizione: ovvero un testo del tutto nuovo che un ricercatore riedita utilizzando il testo base, ma arricchendolo della propria soggettività che tiene conto delle informazioni e raccolte nel complesso di intervista e di elementi emozionali e occulti rispetto a qualunque trascrizione letterale. Si valorizzano dunque gli elementi contenutistici, ma anche una serie di segni comunicativi nascosti che la scrittura non può rendere se non cambiando la forma, arricchendola in termini e struttura, trasformandola, ma inserendovi ciò che il testimone voleva dire e che il solo linguaggio trascritto non può e non riesce a rendere. Questo sarà comunque il testo più fedele alla testimonianza. Non esiste una regola generale su come trascrivere se non quella che essa deve rispondere alle necessità dello storico, nel rispetto di quanto effettivamente raccontato dal testimone, valorizzandone anche gli aspetti formali.

Tratto da GLI ARCHIVI TRA PASSATO E PRESENTE di Alessia Muliere
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