Le caratterisriche delle scritture antiche
LE SCRITTURE ANTICHE. Quando parliamo di scritture antiche dobbiamo innanzitutto pensare ad una esigua minoranza della popolazione capace di scrivere correttamente e di leggere. Una così esigua minoranza di uomini capaci di tenere la penna in mano faceva sì che le calligrafie fossero più o meno tutte uguali, con un marginale individualismo calligrafico. Coloro che in un dato periodo e in un dato territorio erano capaci di scrivere, lo facevano pressappoco alla stessa maniera. Distinguiamo tra maiuscole e minuscole e tra esecuzione lenta e accurata (la scrittura posata) ed esecuzione veloce e poco accurata (la scrittura corsiva). Dopo la disgregazione dell'Impero Romano la scrittura latina si sfaldò in tipi corrispondenti alle varie articolazioni territoriali, comparendo i modi di scrittura beneventani, merovingi, visigotici eccetera. Con Carlo Magno si ritorna ad appoggiare il restauro della lingua, dell'ortografia e delle forme grafiche latine che diedero vita alla scrittura carolina, una scrittura minuscola che usava un alfabeto molto simile a quello impiegato nei nostri attuali libri a stampa. La carolina aveva due varietà: quella più accurata, usata nei testi, e quella corsiva, usata nei documenti (la minuscola cancelleresca). Una opposizione che si irrigidì quando, tra XI e XII secolo, quando nella versione accurata il tratteggio rotondeggiante si fece spigoloso, con un'alternanza di linee verticali grosse e linee orizzontali sottili resa possibile dal taglio obliquo della penna. Una versione che dominò fino al Quattrocento, quando fu ripudiata perchè giudicata barbara e prese il nome di scrittura gotica. La gotica ebbe successo in Francia e soprattutto in Germania, dove è ancora utilizzata; in Italia ebbe forme più lievi e tondeggianti perchè l'Umanesimo forgiò la scrittura umanistica, distinguendone un tipo posato (la antiqua) da un tipo corsivo (la italica). Qualsiasi sia la scrittura impiegata, troviamo delle vistose peculiarità grafiche.
- assenza quasi totale di segni diacritici.
- Criteri incostanti nella separazione delle parole
- parole comuni scritte in forma abbreviata traite segni speciali (si risparmiava carta e tempo): cum e et sostituite dalle note tironiane 9 e 7; tanto scritto tato con trattino in alto al posto di n (il titulus); ondina al posto di R o di sillaba con R; linea intersecante le aste di D, L , P e S per DE, LE, PE e SE.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Filologia della letteratura italiana
- Docente: Antonio di Silvestro
- Titolo del libro: Breve avviamento alla filologia italiana
- Autore del libro: Alfredo Stussi
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2002
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