LO SVILUPPO CAPITALISTICO
Marx sottolineando il ruolo della violenza e del conflitto politico, lascia intravedere una dinamica del processo che non è congruente con la sua teoria generale dello sviluppo storico: infatti, non è, la crescita economica della borghesia a generare le modificazioni del quadro istituzionale necessarie per il funzionamento del capitalismo, ma è piuttosto un processo politico che crea i presupposti per la crescita della borghesia.
Marx vuole dimostrare che lo sviluppo capitalistico crea le condizioni economiche per il rafforzamento della classe operaia. In un'economia capitalistica, basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, non ci può essere produzione di beni se non c'è profitto per i detentori del capitale. Nello stesso tempo però il valore di scambio delle merci riflette la quantità di lavoro in esse incorporata.
Marx riprende la teoria del valore–lavoro di Ricardo, per cui la forza lavoro è una merce con una caratteristica particolare, nel momento in cui è utilizzata nel processo produttivo crea un valore aggiuntivo rispetto a quello necessario ad acquistarla sul mercato. Il valore della forza lavoro, cioè il salario, è fissato dalla quantità di lavoro incorporata nelle merci necessarie ad assicurare la sopravvivenza e la riproduzione dei lavoratori e delle loro famiglie.
A differenza delle altre merci però, la forza lavoro crea più valore di quello necessario ad acquistarla, cioè il salario con cui viene retribuita. Il tempo di lavoro dell'operaio salariato è, infatti, superiore a quello necessario per produrre un valore corrispondente al suo salario. Questa differenza costituisce un pluslavoro che è fonte di plusvalore e l'entità del plusvalore rispetto al salario anticipato dal capitalista dà la misura del tasso di sfruttamento.
Sarà interesse del capitalista aumentare tale tasso allungando la giornata lavorativa o riducendo il salario a parità di orario. Il progresso tecnico nella misura in cui accresce la produttività del lavoro, si risolve in un aumento del plusvalore prodotto. Posto che:
a) Per capitale variabile, s'intendono le anticipazioni salariali;
b) Il capitale costante, è quello rappresentato dagli impianti e dalle materie, necessari per la produzione.
Secondo Marx il capitale costante non crea valore aggiuntivo, perciò il tasso di profitto diminuirà al crescere della «composizione organica del capitale», cioè il rapporto tra il valore del capitale costante e quello del capitale variabile.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Antonio Amato
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- Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Scienze dell'Amministrazione
- Titolo del libro: Sociologia Economica
- Autore del libro: Trigilia
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1998
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