Avvelenamento da ossido di carbonio nella medicina legale
La avvelenamento da ossido di carbonio è una delle forme più comuni di morte suicidiaria o accidentale.
Oggi una significativa produzione di ossido di carbonio deriva dalla presenza di questo gas nei fumi di scarico dei motori a scoppio, costituendo di fatto un reale problema di inquinamento.
L’ossido di carbonio si lega reversibilmente all’emoglobina formando carbossiemoglobina (il legame è circa 240 volte più forte del legame con l’ossigeno).
Quindi, l’inalazione di una concentrazione relativamente bassa di gas può influenzare significativamente la capacità dell’ossigeno di legarsi all’emoglobina nei globuli rossi.
Questo significa che può essere raggiunta una percentuale del 50% di HbCO quando l’area ambientale ha una concentrazione di ossido di carbonio di solo 1/240 di quella dell’ossigeno (lo 0,08%).
Si la molecola di emoglobina è legata al CO diminuisce l’ossigeno ematico disponibile insieme alla pressione parziale dell’ossigeno e questa situazione causa ipossia dei tessuti.
L’eliminazione dell’ossido di carbonio dal legame HbCO è lenta, risultando di 4-5 ore in adulti sani.
I segni dell’avvelenamento acuto interessano encefalo e miocardio (portando, a seconda delle quantità inalate, a emicrania, pulsazione delle tempie, debolezza, disturbi visivi, nausea, collasso, sincope, convulsioni, coma, depressione respiratoria e circolatoria, morte).
Dopo l’avvelenamento, se non vi è stata un’esposizione letale, lo stato del paziente ritorna normale, anche se dopo uno stato comatoso durato più di ventiquattr’ore permangono segni irreversibili a carico del sistema nervoso.
Dei reperti autoptici è caratteristico un color rosso vivo delle ipostasi e anche gli organi parechimali e la muscolatura sono rosa brillanti.
Il sangue è di colore rosso brillante, i polmoni sono distesi ed ematosi, l’encefalo è edematoso e emorragico.
L’avvelenamento cronico è un quadro che si obiettiva soprattutto su persone addette a lavori che si svolgono in ambiente contenente ossido di carbonio.
Se il livello di HbCO non eccede il 15% è sufficiente far respirare alla vittima aria fresca; quando il livello eccede il 15% bisogna somministrare ossigeno puro; al di sopra del 40% è necessario l’ossigeno iperbarico.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Medicina Legale, a.a. 2008/2009
- Titolo del libro: Compendio di medicina legale
- Autore del libro: L. Macchiarelli, P. Arbarello, G. Cave Boni, N.M. Di Luca e T. Feola
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