Thomas Hobbes: Il leviatano e le leggi di natura
THOMAS HOBBES: IL LEVIATANO E LE LEGGI DI NATURA
Niente vieta che il leviatano ponga norme positive che vanno contro queste leggi di natura: il potere del leviatano non ha limite. Se però produce norme che vanno contro quelle di natura vengono a mancare basi per la convivenza, quindi a lungo andare il leviatano non è in grado di garantire la sicurezza dei consociati, quindi non c’è alcun motivo per continuare ad obbedire al leviatano e lo Stato si dissolve da solo (viene a mancare la sua ragion d’essere).
Restano due problemi:
1. come si distingue ciò che è legge di natura da ciò che non lo è? “Vi è una regola facile per riconoscere se l’azione che sto per fare sia contro legge di natura o no: che un uomo immagini se stesso al posto della parte con la quale egli abbia a che fare e reciprocamente l’altra al suo”. Bisogna mettersi nei panni degli altri: se quel comportamento è favorevole anche nei confronti dell’altro, allora è una legge di natura.
2. quando una legge di natura ha forza obbligante? “Le leggi particolari siano osservate fino al punto che non creino disturbo nei confronti dei quali verso cui le osserviamo”. Quindi è il vantaggio/svantaggio che il seguire una norma porta al singolo individuo. L’obbligatorietà delle norme trova un suo limite nel vantaggio che posso ricavarne (per es. le promesse: se nessuno le mantiene io non le mantengo, perché mi è svantaggioso). Quindi hanno forza obbligante le leggi che portano un vantaggio diretto al singolo. C’è un legame fra la sicurezza del singolo e la sicurezza di tutti: la situazione non è quella di guerra di tutti contro tutti, perché l’individuo capisce che una certa azione non gli conviene (vantaggio sul lungo periodo: vivere sicuri).
Il leviatano non legifera contro le leggi di natura, quindi fa in modo che le leggi positive coincidano con quelle di natura. Questo per un vantaggio sul lungo periodo: la pace fra i consociati, se no manca la sicurezza dei consociati e quindi il fondamento del proprio Stato.
La ragione hobbesiana è intesa come calcolo: meglio rispettare le regole oggi, per avere un sicuro tranquillo. Calcola il mezzo per raggiungere il suo unico vero fine: la sicurezza (di fronte ad un godimento immediato l’uomo hobbesiano sceglie la sicurezza).
Una volta fondato lo Stato l’uomo di Hobbes è regolato da una ragione in senso tecnico: fine – mezzo – fine.
La teoria di Hobbes è stata modernizzata nella “teoria dei giochi”: branca della matematica, che mostra come l’unico comportamento razionale da tenere è quello di unirsi demandando a qualcun altro tutte le proprie libertà.
La struttura argomentativa nei suoi tratti essenziali viene ripresa anche da Hart, uno dei grandi pensatori della filosofia del diritto del XX sec.
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Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Morandi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Giurisprudenza
- Esame: Filosofia del diritto
- Docente: Prof. Andrea Rossetti
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