Le innovazioni alla potestà legislativa delle Regioni a statuto speciale (e delle Province autonome) e l’introduzione della “specialità diffusa”

Vanno fatte almeno due considerazioni più specifiche:
- La prima riguarda le Regioni ad autonomia speciale; nei loro riguardi l’art. 10 della l. cost. 3/2001 introduce una “clausola di maggior favore”, secondo la quale, fino all’adeguamento dei rispettivi statuti, le disposizioni della riforma si applicano non solo alle Regioni ordinarie, ma, nelle parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite alle Regioni speciali (e alle Province autonome), valgono anche per queste ultime.
L’effettiva applicazione di tale clausola presuppone due passaggi: preliminarmente, si deve accertare se i limiti previsti dagli statuti speciali per la vecchia potestà primaria sono più gravosi rispetto ai limiti imposti dal riformato art. 117 cost. alla nuova potestà generale-residuale; successivamente, deve essere individuato a che titolo ciascuna Regione speciale (o Provincia autonoma) ha competenza a legiferare nelle varie materie, attraverso il raffronto tra i cataloghi dei rispettivi statuti e quelli, in parte espliciti e in parte impliciti, che risultano dal nuovo art. 117 cost.
- La seconda considerazione riguarda l’introduzione, accanto all’autonomia speciale delle 5 Regioni differenziate, di una forma di specialità che si potrebbe chiamare “diffusa”.
Il nuovo testo dell’art. 1163 cost., prevede, infatti, che forme e condizioni particolari di autonomia possano essere attribuite anche ad altre Regioni con una legge approvata dalle Camere a maggioranza assoluta.
Tale particolare e più ampia autonomia consiste, da una parte, nella partecipazione del legislatore regionale alla disciplina di alcune delle materie rientranti nella sfera esclusiva dello Stato; dall’altra, nell’eliminazione o nell’attenuazione del vincolo dei principi fondamentali fissati dallo Stato in alcune delle materie rientranti nella legislazione concorrente.