La doppia marginalizzazione
L’esempio più conosciuto di esternalità riguardanti le imprese verticalmente separate è quello della doppia marginalizzazione.
Supponiamo che un produttore si rivolga ad un rivenditore per vendere i suoi prodotti ai consumatori finali e che il primo venda al secondo ad un prezzo unitario costante. Ipotizziamo per semplicità che il rivenditore non sostenga nessun altro costo, al di fuori del prezzo d’ingrosso.
Entrambe le imprese desiderano massimizzare i loro profitti e tutte e due scelgono il margine di monopolio rispetto ai loro costi : l’impresa a monte sceglie il prezzo all’ingrosso w, dato il suo costo c e l’impresa a valle sceglierà p dato il suo costo, rappresentato dal prezzo all’ingrosso w.
Se entrambe le imprese aggiungono un proprio ricarico al costo, il risultato finale sarà che i consumatori pagheranno un prezzo più alto di quello che sarebbe ottimale dal punto di vista della catena verticale.
Se le due imprese appartenessero allo stesso gruppo, il prezzo finale p sarebbe scelto caricando un unico mark-up sul costo c.
Motivi per i quali una fusione verticale fra le due imprese, puo’ essere valutata positivamente dalle autorità antitrust
I prezzi sono più bassi con una struttura verticalmente integrata, che non con una separata. Dal momento che l’integrazione verticale delle due imprese comporta una riduzione del prezzo, il surplus dei consumatori migliora grazie alla fusione verticale. I profitti creati dalla catena verticale sono maggiori con l’integrazione verticale. Ciò significa che il produttore può sempre pagare al rivenditore almeno il profitto che quest’ultimo realizzerebbe con una struttura separata, al fine di convincerlo a partecipare alla concentrazione. Entrambe le imprese riescono a trarre guadagno dalla fusione. Accertato che sia il surplus dei consumatori che quello dei produttori aumentano in seguito all’integrazione verticale, il benessere sociale totale migliorerà.
Esempi di restrizioni verticali
L’impresa a monte può riuscire a superare il problema dell’esternalità derivando dalla doppia marginalizzazione, utilizzando vari tipi di restrizioni verticali :
Prezzo di rivendita imposto (RPM)
Fissazione delle quantità (QF)
Prezzi non lineari e franchise fee (FF)
Motivi per i quali le restrizioni verticali possono essere valutate positivamente dalle autorità antitrust
Le restrizioni verticali possono portare a dei guadagni di efficienza, ma in alcune situazioni possono avere effetti anticompetitivi e quindi una regola di proibizione assoluta sarebbe poco desiderabile perché non si considererebbero gli effetti di efficienza che probabilmente prevalgono in molti casi.
Le restrizioni verticali sono anticompetitive solo se riguardano imprese dotate di un considerevole potere di mercato, quindi, la portata anticoncorrenziale delle restrizioni verticali si riduce all’aumentare del numero delle imprese rivali. Le imprese con ridotto potere di mercato non è necessario monitorarle, ma sarebbe efficiente esentarle.
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Autore:
Mariarita Antonella Romeo
[Visita la sua tesi: "La selezione del personale in Iveco Saicar Industriali S.p.A."]
- Università: Università degli Studi di Lecce
- Facoltà: Economia
- Esame: Scienza delle finanze e della regolamentazione dei mercati
- Titolo del libro: Elementi di scienza delle finanze
- Autore del libro: Roberto Artoni
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2005
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