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Primo discorso di Rousseau: la scienza corrompe l'innocenza

Primo discorso: il rinascimento delle scienze e delle arti ha contribuito alla purificazione dei costumi?


“Per loro sono un barbaro perché non mi capiscono” (Ovidio)
Rousseau sceglie accuratamente la citazione di Ovidio. Il termine “barbaro”, che anticamente stava a designare chi non parlava la lingua greca, sta ad indicare chi appartiene a degli ambiti culturali ben precisi. Se si vuole essere considerati parte della società è necessario accettare determinate convenzioni. Emergono due aspetti;
- Orgoglio della propria barbarie
- Presunzione, arroganza: Rousseau fa anche un paragone fra sé e Socrate.
TESI: le scienze e le arti, anziché favorire il progresso dei popoli, contribuiscono alla corruzione dei loro costumi. Il progresso tanto celebrato dalle nazioni, è, in realtà, la loro rovina.


Prefazione al Primo discorso

"Prevedo che difficilmente mi si perdonerà il partito che oso prendere. Urtando di fronte tutto ciò che oggi forma l’ammirazione degli uomini, non posso aspettarmi che un BIASIMO UNIVERSALE."
Il tema sembra proposto dagli accademici sottoforma di DOMANDA RETORICA: il modo in cui il quesito è formulato sembra voler spingere alla celebrazione delle scienze e delle arti. Il quesito sottintende poi che ci sia un legame, un rapporto tra scienze, arti e costumi. Quando si parla dei costumi, si parla della moralità di un individuo e questo presuppone che sia sottinteso tra moralità e cultura.
Rousseau anticipa in qualche modo la REAZIONE dei lettori. Egli è conscio dell’audacia della propria tesi e ostenta tale audacia. Tuttavia è la prima volta che pubblica un lavoro e quindi è anche preoccupato per la reazione del pubblico. Rousseau è come se si sentisse colpevole di qualcosa, sente di essere giudicato e sembra che la sua preoccupazione principale sia quella di difendersi.

Il rinascimento delle scienze e delle arti ha contribuito alla purificazione o alla CORRUZIONE dei costumi?
N.b. La possibilità di una corruzione non era prevista dal quesito posto al concorso.
Come osar di biasimare le scienze dinanzi a uno dei più sapienti consessi d’Europa, lodar l’ignoranza in un’Accademia celebre, e conciliar il disdegno per lo studio col rispetto per i veri sapienti? (PARADOSSO)
Rousseau contrappone per la prima volta VIRTÙ e CULTURA. La virtù non solo è slegata dal sapere, ma addirittura contrapposta ad esso. La virtù è assimilata al CORAGGIO, coraggio della verità, alla FERMEZZA. La virtù finisce col coincidere con l’INTEGRITÀ.              
Virtù=VIRTUS (VIR=uomo)= fermezza, stabilità


Prima parte del Primo discorso di Rousseau


"Grande e bello spettacolo veder l’uomo uscir quasi dal nulla per mezzo dei suoi propri sforzi; disperdere, con le luci della ragione, le tenebre in cui la natura l’aveva avviluppato;innalzarsi al di sopra di se stesso."
- Tema del rientro in sé stessi: per conoscere la natura dell’uomo, l’uomo deve rientrare in se stesso. (SCISSIONE tra il FUORI e il DENTRO)
- Interiorità=sede di ogni principio, contrapposta all’esteriorità, al mondo, alla natura.
- FRATTURA insanabile tra ESSERE e APPARIRE
- DIFFERENZA sostanziale tra BUONE MANIERE e VIRTÙ.
- Nella società l’esteriorità conta più di ogni altra cosa, perciò viene persa la sensibilità nei confronti di ciò che è semplice, rustico.
- Passaggio da un’età d’INNOCENZA ad una DEGENERAZIONE.
- CONTRAPPOSIZIONE tra mondanità e semplicità, frugalità: queste ultime portano alla SEVERITÀ dei costumi, al rigore morale.
- Denuncia della CURIOSITÀ: la mala curiosità è la causa, la fonte della corruzione.  
- BARBARIE: è peggiore dell’IGNORANZA in quanto veniva spacciato per sapere un linguaggio vuoto.
Riferimento al Medioevo visto come un secolo buio, come epoca di mezzo. In contrapposizione ad esso si parla di una “RIVOLUZIONE”, riferendosi al Rinascimento.
I bisogni si dividono fra quelli:                              
1.Del CORPO: le LEGGI, qualcosa che riguarda la persona, che tutela il benessere.
2.Dello SPIRITO: sono superflui perché lo spirito è subordinato e derivato dal corpo;

"Lo spirito ha i suoi bisogni al pari del corpo. Mentre il governo e le leggi provvedono alla sicurezza e al benessere degli uomini consociati, le scienze, le lettere e le arti, meno dispotiche e forse più potenti, STENDONO GHIRLANDE DI FIORI SULLE CATENE DI FERRO ond’essi son carichi.  Il BISOGNO innalzò i troni: le scienze e le arti li hanno rafforzati. I principi sanno benissimo che tutti i bisogni che il popolo si dà, sono altrettante catene di cui si carica. Qual giogo infatti potrebbe porsi ad uomini che non hanno bisogno di nulla?"
Il POPOLO CIVILE è SCHIAVO, schiavo della soddisfazione che prova coltivando le arti e le scienze che in realtà lo asserviscono a una situazione illiberale.

"Come sarebbe dolce viver fra noi, se il contegno esteriore fosse sempre l’immagine delle disposizioni del CUORE, se la decenza fosse la VIRTÙ, se le nostre massime ci servissero di regola, se la vera filosofia fosse inseparabile dal titolo di filosofo! Ma tanti pregi van troppo di rado insieme. L’adornamento non è meno estraneo alla virtù, la quale è la forza e il vigore dell’anima. Prima che l’arte avesse ingentilite le nostre maniere, i nostri costumi eran rozzi, ma naturali; e le differenze di condotta manifestavano a colpo d’occhio le differenze di carattere. La natura umana, infondo, non era migliore, ma gli uomini trovavano la loro sicurezza nella facilità di penetrarsi vicendevolmente. OGGI: VILE E INGANNEVOLE UNIFORMITÀ."
Senza posa si seguono gli USI e mai il proprio genio. Non si osa più apparire ciò che si è. Non si saprà mai con chi si ha a che fare. Non più amicizie sincere, non più vera stima, non più fondata fiducia. I sospetti, le paure, l’odio, il tradimento si nasconderanno continuamente sotto questo VELO UNIFORME E PERFIDO di CORTESIA. Non si vanterà il proprio merito, ma si avvilirà quello altrui.
- Uniformità esteriore ingannevole:le persone sembrano tutte uguali, non osano più mostrare ciò che sono realmente.
- Società=luogo dell’UNIFORMITÀ. Dietro il velo di uniformità si nasconde il DESIDERIO di DISTINGUERSI, il quale è un istinto naturale, una tendenza inconsapevole.
- La civiltà contemporanea per Rousseau non è affatto uscita dalla barbarie, anzi sembra che vi sia entrata. Forse non è vero che siamo riusciti ad elevarci sopra noi stessi coi lumi della ragione.
La depravazione è REALE; e le nostre anime si son corrotte a misura che le nostre scienze e le nostre arti sono progredite verso la perfezione. Si dirà che è una disgrazia particolare al nostro tempo? NO, signori: i mali cagionati dalla nostra vana curiosità sono vecchi come il mondo. (DENUNCIA DELLA CURIOSITÀ).
CONTRAPPOSIZIONE TRA ATENE E SPARTA. ATENE: tutta l’eloquenza di Demostene non poté rianimare un corpo che il LUSSO e le arti avevano snervato. SPARTA: non certo per stupidità costoro hanno preferito altri esercizi a quelli dello spirito. Da Atene uscirono quelle opere meravigliose che serviranno da modello in tutte le età corrotte. Degli abitanti di Sparta non ci resta che il ricordo dei loro ATTI EROICI. Ma varranno forse tali monumenti per noi meno che i marmi rari che Atene ci ha lasciati?
- La sconfitta militare delle civiltà prese in esempio viene fatta derivare dalla crisi dei costumi:la sfera morale non è scissa dalla sfera politica.
- La moralità coincide con la FORZA, con una forma di SALUTE.
- TESI: le scienza e le arti infiacchiscono, corrompono l’originario stato di vigoria e salute.
- CONDANNA dell’OZIO e de LUSSO: il lusso è un ornamento superfluo, è l’altra faccia dell’ozio. Questi portano ad una perdita dei principi, della moralità, della frugalità.
Rousseau propone dei MODELLI ALTERNATIVI rispetto agli esempi negativi citati precedentemente. Presenta i popoli che hanno fatto della virtù la fonte della loro felicità (nesso di derivazione stoica fra virtù e felicità). Per questi popoli lo SPIRITO CIVICO è superiore a tutto il resto.


La figura di Socrate nel Primo discorso di Rousseau


"Ecco dunque il più saggio degli uomini a giudizio degli dei e il più sapiente degli Ateniesi a convinzione della Grecia intera, Socrate, far l’elogio dell’IGNORANZA! Si può credere che, se egli risuscitasse tra noi, i nostri scienziati ed artisti gli farebbero mutare avviso? NO, signori:quest’uomo giusto continuerebbe a disprezzare le nostre scienze e non lascerebbe, per tutto insegnamento, ai suoi discepoli e ai nostri nipoti, altro che l’esempio e la memoria della sua VIRTÙ.  Così, sì, è bello istruire gli uomini."                
Rousseau richiama il Socrate dell’Apologia: esso si configura come uno SPARTANO CAPITATO AD ATENE.

Socrate aveva cominciato in Atene, e il vecchio Catone continuò a Roma. Fino ad allora i romani si erano accontentati di praticare la virtù; tutto fu perduto quando cominciarono a studiarla.
Ecco come il lusso, la dissoluzione e la schiavitù sono stati in ogni tempo la punizione degli sforzi orgogliosi che abbiamo fatto per uscire dalla FELICE IGNORANZA, in cui la saggezza eterna ci aveva posti. Il folto velo, di cui ella ha coperto tutte le sue operazioni, sembrava ammonirci a sufficienza che ella non ci ha destinati a vane ricerche. Popoli, sappiate dunque una buona volta che la natura ha voluto preservarvi dalla scienza, come una madre strappa un’arma pericolosa dalle mani del figlio; che tutti i segreti ch’ella vi nasconde son tanti mali dai quali vi preserva. Gli uomini sono PERVERSI; sarebbero peggiori ancora, se avessero avuto la DISGRAZIA di nascere sapienti.
Consideriamo dunque le scienze e le arti in se stesse:vediamo che cosa debba risultare dal loro progresso.


Seconda parte del Primo discorso di Rousseau


- Per Rousseau la contemplazione è sempre sterile.
"Di fatto non si troverà alle conoscenze umane un’origine che risponda all’idea che si ama farsene. L’astronomia è nata dalla SUPERSTIZIONE, l’eloquenza dall’AMBIZIONE, dall’ODIO, dall’ADULAZIONE, dalla MENZOGNA, la geometria dall’AVARIZIA, la fisica da una vana CURIOSITÀ; tutte, e la morale stessa, dall’ORGOGLIO UMANO. Le scienze e le arti debbono dunque la nascita ai nostri VIZI: noi dubiteremo meno dei loro vantaggi, se la dovessero alla nostre virtù."
 
- Non sono le scienze in sé ad essere negative, ma le scienze per gli uomini: il connubio di PASSIONI UMANE e DESIDERIO di distinguersi rende le scienze perniciose.
- Il culto dell’ozio si accompagna alla corruzione dei costumi: questa si manifesta nella DERISIONE e nel DISPREZZO nei confronti della RELIGIONE e di coloro che praticano la virtù.
- RELIGIONE e PATRIA vengono assimilate: la religione ha un uso politico senza per questo essere sminuita (religione CIVILE di Machiavelli). Religione=elemento unificante per i popoli.
"Quanti pericoli, quante false vie nella ricerca scientifica! Il danno è visibile:perché il falso è suscettibile d’una infinità di combinazioni;ma la VERITÀ non ha che un sol modo d’essere.  
E ciò che è più difficile, se per fortuna alla fine la troviamo, chi di noi ne saprà fare buon uso? Se le nostre scienze son vane nell’oggetto che si propongono, sono ancor più pericolose per gli effetti che producono.
Se i lavori dei più illuminati scienziati e dei nostri migliori cittadini ci procurano così scarsa utilità, diteci che cosa dobbiamo pensare di questa folla di scrittori e letterati oziosi. Ma che dico, oziosi? Piacesse a Dio che tali fossero veramente! I costumi sarebbero più sani e la società più pacifica. Ma questi vani e futili declamatori vanno d’ogni parte, armati di funesti paradossi, scalzando i fondamenti della FEDE, e annientando la VIRTÙ. A questi Rousseau contrappone parole come PATRIA e RELIGIONE.
Il LUSSO procede raramente senza le scienze e le arti, e mai queste vanno senza quello. So bene che la nostra filosofia pretende che il lusso formi lo splendore degli Stati:ma oserà ella negare ancora che i buoni costumi siano essenziali alla durata degli imperi, e che il lusso sia diametralmente opposto ai buoni costumi? Gli antichi politici parlavano senza posa di costumi e di virtù; i nostri non parlano che di commercio e di denaro. Essi valutano gli uomini come greggi di bestiame.  I nostri politici si degnino di sospendere i loro CALCOLI e imparino una buona volta che si può aver tutto col denaro, TRANNE I COSTUMI e i CITTADINI. Si tratta di sapere che cosa importa di più agli imperi, se l’essere brillanti e momentanei, o virtuosi e durevoli.
Ogni artista vuol essere applaudito (riferimento a VOLTAIRE)
Egli abbasserà il suo genio al livello del suo secolo. La dissoluzione dei costumi, conseguenza necessaria del lusso, cagiona a sua volta, la corruzione del GUSTO. Che se per caso, fra gli uomini straordinari per il loro ingegno, se ne trovi qualcuno che abbia la fermezza nell’anima e rifiuti di prestarsi al genio del suo secolo guai a lui! Morrà nell’indigenza e nell’oblio.
Concetto di SEMPLICITÀ dei primi tempi.                 
Quando gli uomini innocenti e virtuosi amavano aver dei a testimoni delle loro azioni, li tenevano insieme con loro nelle stesse capanne; ma presto diventati MALVAGI, si stancarono di questi incomodi spettatori e li relegarono in templi magnifici. Li scacciarono anche di lì, infine, per stabilirvisi essi stessi; o almeno i templi degli dei non si distinsero più dalle case dei cittadini. Fu allora il colmo della DEPRAVAZIONE."

- Contrapposizione tra la semplicità degli antichi e la complicazione dei moderni. All’origine l’uomo era più prossimo alla natura. La cultura invece ha cancellato ogni traccia della natura. I moderni fanno dell’APPARENZA il loro criterio e la loro guida.
- Idea che i moderni abbiano perso di vista la natura.           

Rapporto tra innocenza e libertà


Virtù e libertà per Rousseau vanno di pari passo. Coltivare le scienze invece nuoce alle qualità morali.
Lo studio delle scienze e delle arti è ben più adatto a rammollire ed effeminare i cuori, che a rafforzarli e animarli. I Romani hanno confessato che il valore militare si era spento fra loro a misura che avevano incominciato a intendersi di quadri, di vasi, e a coltivare le belle arti".

"Se il culto delle scienze è dannoso alle qualità guerresche, ancora più nuoce alle qualità morali. Fino dai nostri primi anni un’educazione insensata adorna il nostro spirito e corrompe il nostro giudizio. Vedo da ogni parte istituti immensi, dove si alleva con grandi spese la gioventù per insegnarle ogni cosa, TRANNE I SUOI DOVERI. A questo tipo di insegnamento Rousseau contrappone quello che fa conoscere parole come MAGNANIMITÀ, EQUITÀ, TEMPERANZA, UMANITÀ, CORAGGIO, PATRIA. Che cosa occorre dunque che imparino? Che imparino quello che debbono fare quando saranno uomini e non ciò che devono dimenticare "
- I fanciulli devono SOLO imparare a stare al mondo e quindi ad avere costumi virtuosi e forti.
- La RIFLESSIONE è per sua natura legata all’AMOR PROPRIO ed è ciò che ci allontana da noi stessi.
- CONTRAPPOSIZIONE tra virtù e talento: la virtù ha a che fare con dei principi, mentre il talento non si basa su una fermezza interiore. Virtù e talento non possono convivere in quanto quest’ultimo porta alla vanità e questa all’allontanamento dalla virtù. Inoltre il talento può essere anche negativo , ovvero indirizzato verso azioni malvagie. Il talento dipende da COME viene usato, dall’uso che se ne fa e dal fine a cui è indirizzato. I talenti quindi servono per DISTINGUERE gli uomini. Il talento non è positivo in modo assoluto.

"Onde nascono tutti gli abusi se non dalla DISUGUAGLIANZA, introdotta fra gli uomini per via della distinzione degli ingegni e dell’avvilimento della virtù?
Non si domanda più di un uomo se abbia onestà, ma se abbia ingegno; non di un libro se sia utile, ma se sia scritto bene. Mille premi per i bei discorsi, nessuno per le belle azioni.
Noi abbiamo tanti fisici, geometri, chimici, astronomi, poeti, pittori:ma non abbiamo più cittadini.
O grandi filosofi! Perché non riservate ai vostri amici e ai vostri figliuoli queste proficue lezioni? Grazie ai caratteri tipografici e all’uso che ne facciamo, le pericolose fantasticherie degli Hobbes e degli Spinoza resteranno per sempre.
Il progresso delle scienze e delle arti nulla ha aggiunto alla nostra felicità.
Che i sapienti di prim’ordine trovino nelle corti dei re asili onorevoli; che vi ottengano la sola ricompensa degna di loro, quella di contribuire col loro credito alla diffusione della felicità dei popoli, cui avranno insegnato la SAGGEZZA: allora soltanto si vedrà ciò che possono la virtù, la scienza e l’autorità, cooperanti armonicamente alla felicità del genere umano."
- Sembra esserci un cambiamento di prospettiva da parte di Rousseau: i filosofi affiancano i re, trovano asilo presso le loro corti e quindi sono UTILI, ma a comandare comunque sono i sovrani e non certo i filosofi.

Tratto da DISCORSO SULL'INEGUAGLIANZA DI ROUSSEAU di Valentina Ducceschi
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