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L’unità artistica italiana - 1700 -



Anche se si era formata una qualche forma di unificazione artistica d’Italia, in realtà non si era costruito un’omogeneità culturale capace di eliminare ogni residuo di disunione. L’Italia del Quattrocento era si più unita che nel passato ma non del tutto.
Vasari mostrò una coscienza storica autentica, perché fu l’unico ad affrontare la storia globale della linea che perseguiva. In tutti gli scrittori rimase comunque essenziale la ricerca di un punto di coagulo in rapporto ai problemi particolari dell’arte che portava all’identificazione di entità omogenee parziali. Ciò finirà col consolidare un sistema di scuole.
Nel Seicento, bisogna ricordare soprattutto le varie guide delle città, ad esempio quella sulla storia artistica di Napoli di Bernardo De Dominici, Boschini per Venezia e Malvasio per Bologna. Così nel Settecento si riproposero tale guide aggiornate. Nel 1733, infatti, il veneziano Anton Maria Zanetti esordì riproponendo e aggiornando quella di Marco Boschini.
La “Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia” sono il prodotto di tale aggiornata riproposizione. Ciò va adottato a prova che, almeno nei casi migliori, i settecenteschi non disprezzarono gli apporti positivi del secolo precedente, anzi li raccolsero e li fecero progredire. Però negli scritti settecenteschi, sia italiani che stranieri, si coglie una nozione globale d’Italia, come Pietro Calepio nel 1727 dava una “Descrizione de’ costumi italiani”. Sulla stessa scia è “La storia” di Luigi Lanzi che vuol colmare il vuoto nel settore storico-artistico. Infatti, il padre gesuita di fronte a sé aveva da un lato un corpo di storie cittadine e particolari, di cui erano state mostrate le cose artistiche, dall’altro vi era l’esigenza di scrivere una storia ex novo dell’intera area a cui quei singoli centri erano appartenenti e tuttora appartengono. Non bisogna andare oltre le giuste e innegabili diversità ma neanche cedere all’unitarismo.
L’unità andava si rappresentata ma nelle sue peculiarità. Per questo motivo, lui espone le varie scuole italiane. Ma per lui le scuole locali sono situazioni aperte che hanno un ruolo dominante nell’unità culturale.
Nell’Ottocento, il termine italiano non riguardava più solo una tradizione culturale ma includeva l’appartenenza a una collettività etnica con personalità politica autonoma.

Tratto da ARTE ITALIANA DEL RINASCIMENTO di Gabriella Galbiati
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