BMPs: migliori pratiche agricole
Le BMPs rappresentano le migliori pratiche esistenti agricole, vengono considerate quelle a carattere gestionale, che riguardano la gestione dell’azienda (non sempre funzionano) e quelle strutturali (fasce tampone, zone umide, sistemazioni idrauliche in piano e collina (es. terrazzamento) e bacini di sedimentazione)che chiedono maggiori applicazioni con modificazioni strutturali le quali funzionano sempre. Alle prime fanno principalmente parte:
la copertura del suolo ->rotazioni colturali (nel mais monosuccessione si mette la soja; le leguminose accumulano N infatti se ariamo la soja e piove abbiamo picchi di N che vanno in falda; favorire i prodotti ad alto C/N esempio con la paglia mobilizziamo l’azoto; bisogna evitare monosuccessioni o sucessioni di colture primaverili-estive con la problematica dell’assenza di copertura in inverno-autunno, serve quindi favorire i cereali autunno vernini come la colza e gli erbai di graminacee. Con maggiori rotazioni a partire dalla monosuccessione diminuisce la lisciviazione; per esempio se mettiamo la medica per 2 anni non si lavora il terreno, la rotazione sesennale ha un effetto positivo sulla qualità delle acque), colture di copertura (vegetazione spontanea, colture intercalari come il rafano e le catch crop come erbai non sovesciati e non raccolti. Queste devono avere una bassa esigenza termica, il seme deve costare poco, una bassa capacità infestante, devono consumare N e non devono provocare danni alla coltura successiva), e gestione dei residui(le lavorazioni tradizionali ossidano maggiormente, stimolano la mineralizzazione con ossidazione della SO mentre la minima lavorazione lavorando meno il terreno, aumentano la SO. Nei suoli pesanti si effettuano le lavorazioni tradizionali con le minime lavorazioni).
la concimazione ->bisogna determinazione la dose sulla base delle asportazioni (bilancio apparente), la modalità di distribuzione del concime ed epoca, la scelta del tipo di concime
la gestione dei concimi organici, la concimazione di precisione (agricoltura di precisione)
con ferirrigazione. Per le colture autunno vernini (es. frumento ecerelai affini, colza, ecc.): no N alla semina, sì in copertura; per le colture perenni (es. prati, pascoli) prima della ripresa vegetativa; per le colture primaverili (es. mais, bietola, girasole) accettabile alla semina, in funzione del tempo che intercorre tra applicazione e assorbimento. In generale viene incoraggiata una concimazione azotata effettuata con poco anticipo rispetto ai
momenti di forte fabbisogno (concimazione in copertura,fertirrigazione). Per le colture a ciclo breve (ortensi) il momento diesecuzione della concimazione passa in secondo piano.
I concimi minerali interessano la zona radicale e sono distribuiti uniforme e regolare; vengono distribuiti su tutta la superficie, in bande o file o permezzo della fertirrigazione.
Il bilancio dell’azoto tiene conto della seguente espressione
Nc + Nf + An + (Kc x Fc) + (Ko x Fo) = Y x B
dove :
Nc = azoto derivante da precessioni colturali
Nf = azoto derivante da fertilizzazioni organiche dell’anno precedente
An = apporti naturali di azoto (mineralizzazione della s.o. e deposizioni atmosferiche)
Fc = azoto apportato con la concimazione chimico-minerale
Kc = efficienza di fertilizzazione (80% del titolo commerciale del concime azotato)
Fo = azoto apportato con la concimazione organica
Ko = efficienza di fertilizzazione (dato variabile, almeno 40% per il letame e dal 24% al 75% per il liquame in funzione della coltura, dell’epoca e modalità di distribuzione, delle caratteristiche del terreno)
Y = produzione
B = asportazioni unitarie di azoto
Gli apporti naturali:
-mineralizzazione della s.o.: circa 30-35 kg/ha di azoto per punto percentuale di s.o. presente nel terreno;
-residui della coltura precedente: es. dopo medicaio 60-80 kg/ha di azoto, dopo barbabietola 40-50 kg/ha di azoto;
-effetto di precedenti concimazioni organiche: es. il 1° anno dopo letamazione (30 t/ha) 40-50 kg/ha di azoto, il 2° 20-25 kg/ha di azoto;
- azoto da deposizione atmosferiche: 10-15 kg/ha anno;
Le immobilizzazione e dispersioni
- interramento di residui pagliosi: 8-10 kg di azoto per tonnellata di residui interrati;
- lisciviazione, volatilizzazione: la corretta pratica agricola deve minimizzare tali perdite
- efficienza effluenti zootecnici: occorre considerare anche le stagioni successive a quella di somministrazione.
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Dettagli appunto:
- Autore: Denis Squizzato
- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Agraria
- Corso: Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali
- Esame: Uso agronomico dei reflui zootecnici
- Docente: Francesco Morari
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