Organizzazione aziendale:
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Dettagli appunto:
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Autore:
Giada Marconi
[Visita la sua tesi: "Studio di un sistema di trasporto merci di ultimo miglio per la città di Livorno"]
- Università: Università degli Studi di Pisa
- Facoltà: Economia
- Corso: Economia e Legislazione dei Sistemi logistici
- Esame: Organizzazione aziendale + Marketing dei servizi industriali
- Docente: Sara Sassetti
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O R G A N I Z Z A Z I O N E A Z I E N D A L E Appunti di Giada Marconi Università degli Studi di Pisa Facoltà: Economia e Management Corso di Laurea in Economia e Legislazione dei Sistemi Logistici Esame: Organizzazione aziendale + Marketing dei servizi industriali Docente: Sara Sassetti A.A. 2021/2022 Tesi online A P P U N T I TesionlineO RG ANIZ Z AZ IO NE AZ IENDAL E O RG ANIZ Z AZ IO NE O rg an izzazio n e: 1. gruppo di persone form alm ente costituite in un sistem a aziendale che contribuiscono, in vario m odo, al raggiungim ento di obiettivi che dif ficilm ente riuscirebbero a perseguire individualm ente. 2. Possiam o definire l'organizzazione com e un sistem a organizzativo. L'organizzazione è un insiem e di parti ciascuna dei quali è vitale per il funzionam ento dell’intero sistem a organizzativo. Ciascuna di queste o rganizzazioni ha dei propri principi di gestione sulla base delle regole definite dall’obiettivo. Esem pio: un’azienda, un ente, un’associazione, una cooperativa a prescindere dalla natura privata, pubblica, non profit e dal carattere nazionale o sovranazionale. 3. L ’organizzazione è anche una delle attività del processo di m anagem ent. E’ una funzione dell’azienda, alle volte non form alizzata, eseguita dal direttore generale. E’ una funzione trasvers ale, c ioè com prende tutte le funzioni all’interno dell’organizzazione. Dà la guida per quelle che devono essere le decisioni di organizzazione, ciascuna parte del sistem a organizzativo contribuirà ed esprim erà la sua decisione su com e è m eglio organizzarsi nella sua funzione O rg an izzazio n e azien d ale: studia le m odalità di funzionam ento di un sistem a organizzativo in term ini di: ● divisione del lavoro, ognuno è specializzato e fa la sua parte per raggiungere l'obi ettivo, s pecializzazione per input (attività), specializzazione per output (prodotto). T utto questo deriva da delle scelte strategiche che vengono fatte a m onte; quindi sulla base delle strategia l'organizzazione viene strutturata ● com unicazione, com e si parlano le parti ● coordinam ento, conseguente alla com unicazione L'organizzazione aziendale ha il suo interno dei sotto sistem i: ● progettazione, si guarda com e sulla base della strategia e dell'obiettivo possono o rganizzarsi le persone al suo interno, punto di vista m acro ● com prensione, com e si com portano le persone all'interno dell'organizzazione e perchè, aspetto m icro ● gestione delle risorse um ane, pratiche quali reclutam ento, selezione, ecc Il p ro b lem a o rg an izzativo deriva ogni qualvolta c’è la necessità di cam biare internam ente: ● quando c’è una crescita delle dim ensioni e del volum e dell’organizzazione e delle attività da svolgere e gestire ● scelte rela tive a lla divisione del lavoro e al coordinam ento ● im portanza del contesto in cui sono inseriti in term ini di settore econom ico e di società 1I sintom i si m anifestano in ritardo. V engono prim a percepiti i problem i econom ici/finanziari rispetto a quelli organizzativi principalm ente per due ragioni: m inore im m ediatezza degli aspetti organizzativi e m inore dif fusione delle com petenze organizzative rispetto alle altre di natura gestionale I p o ssib ili sin to mi dei problem i organizzativi sono: ● lentezza nella presa delle decisioni ● dem otivazione ● scarsa perform ance ● elevato turnover ● ritardi conti nui n ell’esecuzione dei lavori ● aum ento della conflittualità interna ● scarso coordinam ento interno ● frequenti guasti alle apparecchiature ● aum ento nei costi di produzione ● insoddisfazione dei clienti DIV ISIO NE DE L L A VO RO La divisione del lavoro, deve seguire due criteri: efficacia ed efficien za. Sulla base di questi requisiti andiam o a capire quali sono i criteri di sp ecializzazio n e e di in terd ip en d en za. Insiem e la specializzazione e interdipendenza crean o s istem i di co o rd in amen to . La divisione del lavoro è la scom posizione di un’attività in un insiem e di operazioni svolte in m aniera separata per il raggiungim ento dell'obiettivo di conseguire vantaggi in term ini di ef ficienza ed ef ficacia secondo criteri: ● qualitativi, la divisione qualitativa rende possibile il conseguim ento di elevate econom ie di specializzazione e di apprendim ento; sono legate all’esecuzione di un insiem e di operazioni om ogenee e dalla poss ibilità d i utilizzare in m odo m irato le attitudini e le capacità dei collaboratori per svolgere la produttività aziendale. ● quantitativi, dà la possibilità di sviluppare atteggiam enti e orientam enti più coerenti e funzionali allo svolgim ento di determ inate attività Ef ficacia: capacità di un sistem a organizzativo di raggiungere gli obiettivi desiderati, di conseguenza i risultati prefissati e attesi Ef ficienza: richiam a il com plesso di risorse scarse im piega te p er realizzare un certo risultato. Q uindi è il rapporto tra output (risultato) e input (risorse) Q uesti due concetti sono sperati m a vanno a braccetto, sono ef ficiente quando raggiungo i risultati con i m inori costi possibili e nei tem pi previsti. L ’idea più dif fusa vede l'ef ficienza, in particolare il suo m iglioram ento, strettam ente legata a interventi rivolti a ridurre le risorse utilizzate. Perseguire in m aniera ossessiva l’ef ficienza può portare ad una riduz ione d ell’ef ficacia. Per esem pio, in caso di crisi riduco i costi tagliando il personale, nel breve term ine potrà funzionare, m a nel lungo term ine avrò di nuovo bisogno di questo fattore produttivo e assum endo nuovo personale dovrò form arlo nuovam ente, quindi non sono più ef ficente e quindi non sono nem m eno ef ficace. Q uesti concetti sono legati dal processo di creazione del valore: ci sono dei processi prim ari (acquisti) che fanno vivere l’azienda; però questi proces si f unzionano se e solo se sono 2supportati a m onte da dei processi di supporto (am m inistrazione, risorse um ane). Ciascuno di questi processi (prim ari e di supporto) devono essere guidati dai principi di ef ficienza ed ef ficacia in m odo da contribuire a generare il valore dell’organizzazione. L ’ef ficacia deve essere m isurata rispetto a tre aspetti: ● agli input, rivolge la propria attenzione alla capacità di un’organizzazione di acquisire risorse scarse e di valore, per poi integrarle e gestirle i n m o do tale da ottenere i risultati desiderati ● ai processi interni, tende a m isurare lo stato di salute dell'organizzazione, espresso da un buon funzionam ento del sistem a organizzativo ● agli output, esprim e in term ini più generali la capacità dell’azienda di conseguire i livelli desiderati nei volum i di vendita, nella soddisfazione dei clienti e nei profitti aziendali L ’ef ficienza può essere di due tipi: ● puntuale, può essere considerata com e l'ef ficienza di una singola p arte dell’organizzazione, analizzata in m aniera isolata e separata dall’interno contesto aziendale ● globale, riguarda l‘intera azienda e presenta un carattere sistem ico La specializzazione può essere: ● orizzontale: num ero di com piti diversi attribuiti al lavoratore. Si può avere una m ansione m eno am pia e un num ero ristretto di com piti assegnati al lavoratore. Un m anager ha invece una m ansione più am pia, quindi ha un num ero elevato di com piti assegnati (tenere s otto controllo il budget a disposizione, le dinam iche del m ercato di riferim ento) ● verticale: correlata all'autonom ia o discrezionalità nel lavoro (libertà nelle scelte). Q uando ho una m inore autonom ia del lavoratore ho m aggiore controllo gerarchico, al contrario quando ho m aggiore autonom ia del lavoratore ho m inore controllo gerarchico L ’interdipendenza è un’interconnessione tra le diverse unità organizzative e le rispettive attività. Il coordin am e nto è la conseguenza della specializzazione e dell'interdipendenza. L ’obiettivo è dare un ordine alle attività e ai com portam enti degli attori, al fine di ricondurli ad un obiettivo com une. T utto questo deve essere correlato e allineato alle attività, all’integrazione delle stesse e alla cooperazione tra individui. L O G ICHE DI PRO G ET T AZ IO NE L ’organizzazione aziendale si occupa delle scelte di divisione del lavoro e della conseguente individuazione delle più opportune m o dalità di coordinam ento delle attività per i propri obiettivi aziendali. L ’orientam ento della scelta aziendale non ha una vera e propria soluzione, m a è data dal “m odo di pensare e vedere le cose dei decisori” (i progettisti). Non c’è una logica giusta o sbagliata, c’è la logica più coerente con quella che è l'organizzazione. O gni logica può esprim ere una filosofia da cui può ispirarsi l’organizzazione alla quale è riconducibile il suo funzionam ento: 31. LO G ICA M ECCA NICIS T ICA : questa logica nasce nel periodo del 900’ con la Scuola classica dell’organizzazione. L'o b iettivo è la m assim izzazione dell’ef ficacia e dell’ef ficienza, viene definito com e un’organizzazione con un sistem a chiuso e autoreferenziale (protetto dall’am biente esterno con il quale non interagisce e non ha necessità di interagire). I decisori possono essere guidati dalla razio n alità asso lu ta (prevedere tutto ciò che sarebbe accaduto). Ab biam o u na concezione di organizzazione riconducibile ad una m acchina, si favorisce quindi approcci di tipo ingegneristico alla progettazione. Si capisce, col tem po, che il decisore non può prevedere tutto ciò che può accedere durante lo svolgim ento del lavoro. Si passa ad un’altra logica. 2. LO G ICA O RG ANICIS T ICA : si sviluppa all’interno di un’idea di razionalità diversa dalla precedente, i principali riferim enti richiam ano la scuola decisionale di Sim on, M arch e in p articolare le teorie contingentistiche o situazionali di Lorsch. L ’organizzazione viene concepita com e un sistem a aperto all’am biente esterno (fattori esterni) con un com plesso di condizionam enti legati ai cam biam enti am bientali; l'o b iettivo , quindi, è la continua ricerca di un equilibrio: l’im presa più perform ante è quella che è il più possibile flessibile e che riesce ad adattarsi m eglio al suo am biente di riferim ento. L ’attore è concepito con una razio n a lità l im itata e in ten zio n ale. Lim itata da fattori com putazionali, espressivi, professionali; intenzionali dato che i com portam enti perseguono sem pre anche i fini e obiettivi individuali. Si hanno quindi rapporti costanti con i loro clienti di riferim ento; essendo parte di questo sistem a i decisori non sono capaci di prevedere tutto ciò che può succedere. 3. LO G ICA SO CIO -CO ST RUT T IVIS T A: trova il suo fondam ento nelle teorie cognitive e dell’azione (T hom pson). Ci ò c he accade alla m ia organizzazione dipende dalle situazioni che si creano e dall’agire e dal pensare da tutti i com ponenti che fanno parte di quell’organizzazione. Q uindi tutte le persone contribuiscono al form arsi dell'organizzazione. Si parla di razio n alità mu ltip la: razionalità lim itata di tante persone, quindi il focus è sulle decisioni e sulle azioni dei singoli. O gni attore è m osso da un proprio sistem a di valori e obiettivi, m otivazioni ed aspettative che no n c oincidono con quelli aziendali. Essa è dif ferente dalle altre per il fatto che enfatizza il ruolo di tutti gli attori organizzativi nella progettazione. La progettazione non è più vista com e risultato m a com e azione: l'o b iettivo è di influenzare il com portam ento degli attori organizzativi, dotati di am pi m argini di discrezionalità dato che af frontano situazioni non prevedibili e non previste utilizzando una data tecnologia. 4. LO G ICA IST IT UZ IO NA LE: si fa riferi m e nto alle teorie neo-istituzionali (powell, Dim aggio); l’organizzazione è determ inata da fattori esterni all’organizzazione: (stakeholder), che popolano l’am biente nel quale opera l’organizzazione. Q uindi subentra un altro decisore con il quale il decisore organizzativo deve interfacciarsi: l’istituzione. L'o b iettivo sarà quello di conquistare la legittim ità degli attori esterni per poter avere il loro supporto e consenso continuo e quindi devono om olo garsi a l loro am biente com petitivo per essere riconosciuti com e com petitor . Le questioni legislative fanno sì che determ inate istituzioni vadano ad organizzarsi allo stesso m odo. PRO CE SSO DI PRO G ET T AZ IO NE 4La progettazione, per of frire il prodotto al m ercato, è una com plessa sequenza di fasi che im plica analisi, valutazioni e verifiche non di tipo singolare. La progettazione si m uove con una coerenza interna all’organizzazione, m a anche esterna; per esem pio, interna per le scelte organizzative di funzionam ento, esterna anche per le diverse situazioni al di fuori com e l’am biente, tecnologie, cultura ecc. Si rinnova ogni qualvolta c’è un cam biam ento. Il progetto avvie ne s u livelli di analisi diversi i quali sono: m icro (cosa deve fare ogni singola persona), m eso (progettazione delle singoli funzioni), m acro (organigram m i), inter-organizzativo. Devo, prim a di tutto, capire in che am bito m i trovo, il quale può essere intra-organizzativo o inter-organizzativo; quindi o m i af fido ad un’organizzazione interna o analizzo com e m i approccio con le altre organizzazioni. DIV ISIO NE INT RA - O RG ANIZ Z A T IVO I livelli, nell’am bito dell’in tra-organizzazione, n ei quali m i devo concentrare sono: m icro progettuale, m arco o m eso. Livello m icro: il focus principale è il com pito dato da un insiem e di operazioni elem entari che risultano tra loro necessariam ente collegate per m otivi di natura tecnologica e psicologica, l’oggetto è la m ansione Livello m eso: l’oggetto della progettazione sono un insiem e di m ansioni analizzate in relazione alla loro natura e alle loro interdipendenze, l’oggetto sono le unità organizzative L ivello m acro: sono le form e organizzative, le m odalità di aggregazioni, di sistem i, di m ansioni, di unità organizzative con am biti più o m eno am pi ed om ogenei/eterogenei di attività, l’oggetto è la form a DIV ISIO NE INT ER - O RG ANIZ Z A T IV O L ’oggetto della progettazione diviene la divisione e il coordinam ento del lavoro tra entità aziendali autonom e, che possono fare parte di una supply chain, quindi connotarsi per rapporti di integrazione reciproca in vista d i un com une risultato finale oppure anche per am biti diversi di natura com petitiva. Se guardo l'inter-organizzativo guardo com e oggetto la rete esterna e com e unità di analisi l’azienda. L A RE L AZ IO NE T RA O RG ANIZ Z AZ IO NE – AM BIE NT E L ’organizzazione aziendale im plica l’esistenza di una relazione derivante dall’influenza dell’am biente (esterno); l’organizzazione è influenzata da continui m utam enti am bientali, di percezione e cognizione um ana, che la ren dono p roblem atica. Bisogna capire qual è il contesto di riferim ento in term ini com petitivi (quanti, quali e strategia); quindi devo avere m aggiori inform azioni possibili in term ini di am biente com petitivo. Però questo non basta; devo guardare anche il contesto m acro econom ico (m ercato) e tutto ciò che succede al di fuori dell'organizzazione, m a anche capire le istituzioni. Devo quindi considerare il fattore in certezza perché è un valore dinam ico ed è sem pre più im p revedibile. Q u indi bisogna sviluppare al proprio interno delle procedure di im postazione culturale proiettate verso la flessibilità per fronteggiare l’incertezza. L'incertezza può essere p ercettiva o d i fatto . Le organizzazioni devono rendersi consapevoli dell’esistenza di entram be le tipologie di incertezza. Per risolvere il problem a del rapporto con l’am biente esterno e dell’incertezza am bientale si ricorre generalm ente alla figura del M anager; chi è al capo d ell’organizzazione nel suo 5contesto di riferim ento deve fare un’analisi situazionale (capire cosa sta succedendo). Non esiste un m odo m igliore di organizzare e gestire l’incertezza. Diventa im portante per l’organizzazione seguire una serie di step che possono rendere l’analisi dell’incertezza quanto più appropriata al caso. È utile analizzare la situazione specifica di ogni organizzazione prim a che i m anager definiscono concretam ente il piano e le strategie. Si ricorre per questo all’an alisi s itu azio n ale. Lo scopo dell’analisi situazionale è quello di determ inare, per il m anager , in m aniera sistem atica i fattori chiave più rilevanti ed allo stesso tem po l’eventuale necessità di acquisire ulteriori inform azioni o conoscenze necessarie ad analizzare la situazione. ANA LIS I SIT UA Z IO NA LE (M ockler 1971) L'analisi deve esser fatta su dati oggettivi e si com pone di alcune sem plici fasi: 1. In prim o luogo è necessaria un'attenta diagnosi dei problem i c he l ’organizzazione ha riscontrato o sta riscontrando 2. attivarsi per identificare i valori critici capaci di influenzare le opinioni dei m anager 3. form ulare coerentem ente alcune alternative di azione/reazione. 4. in relazione ad ogni singola alternativa individuata, l'organizzazione dovrebbe essere in grado di valutarne l’adeguatezza relativa alla situazione da fronteggiare 5. infine servirsi di tale valutazione a supporto com e guida di azioni che dovrann o e ssere intraprese L ’O RG ANIZ Z AZ IO NE CO M E SIST EM A In passato l’organizzazione era intesa com e sistem a ch iu so , per rim arcare l’idea di sistem a dom inato internam ente, ovvero configurato e sviluppato sulla base di scelte che considerano prioritarie le dim ensioni interne. Il sistem a chiuso era un approccio di tipo m eccanicistico, dom inante fino agli anni 60/70 ed era sostenuto dagli studiosi classici com e T aylor , F ayol e W eber . I m anager hanno com e principale obiet tivo o ttim izzare le operazioni interne al sistem a. Attualm ente l’organizzazione viene intesa com e sistem a ap erto , prendendo in considerazione l’im portanza delle dinam iche am bientali e le azioni degli interlocutori esterni. O gni qualvolta che l’organizzazione deve interfacciarsi col suo am biente di riferim ento deve m ettere in atto un processo di com prensione della situazione che lo circonda. L'organizzazione essendo un sistem a aperto prende dall'am biente le s ue risorse (m aterie prim e, risorse um ane, risorse finanziare, inform azioni e dati); tutto questo entra nell'organizzazione com e input, entra nel processo di trasform azione e lo restituiscono all'am biente stesso sotto form a di prodotti/servizi. CA SO ANA LIZ Z A T O DI BLACKB ERR Y I decisori di Blackberry avrebbero dovuto rendersi conto di quanto stava accadendo nel m ercato di riferim ento (dato che erano i leader m ondiali) e includere nelle loro scelte l’evoluzio ne d ella tecnologia dei cellulari, della traiettoria esterna e della core technology in uso. Apple ha saputo cogliere le inform azioni ed applicarle, per poi avanzare nel m ercato diventando il leader m ondiale nella tecnologia dei cellulari e altri prodotti. Si fa riferim ento quindi a quello che in econom ia viene definito p arad o sso d i icaro secondo il quale i cam pi di eccellenza possono rilevarsi la rovina. Secondo la m itologia greca, Icaro, af fascinato dalle ali di cer a c ostruitegli dal padre e attirato dalla luce del sole volò troppo in alto; il sole sciolse la cera e Icaro, precipitando, m orì. 6PRINCIP AL I T EO RIE O RG ANIZ Z AZ IO NE -AM BIE NT E Le tre principali teorie sul tem a organizzazione-am biente sono: ● teoria del fit ● teoria della struttura-condotta-perform ance ● resource-based view T EO RIA DE L F IT (CO NT ING ENZ E) Indica che le organizzazioni dovrebbero sviluppare un certo grado di allineam ento tra il sistem a di riferim ento e l’organizzazione in m aniera ef ficace. Q uesto dipende dal m io settore di riferim ento, dalle persone al m io interno, da cosa facc io. Q u indi non c’è un m odo m igliore, m a lo dovrò capire attraverso la teoria delle contingenze secondo cui le organizzazioni, che registrano perform ance m igliori, sono quelle capaci di garantire un m aggior allineam ento tra i propri caratteri interni e le contingenze. In questa teoria non si fa riferim ento al one best way , ovvero non è possibile individuare un solo ed universale m odo per organizzare un’im presa. Al contrario la progettazione deve essere individuata in b ase a ll’am biente in cui interagisce. L'obiettivo della teoria è quella secondo cui le caratteristiche interne organizzative, i processi, la struttura, le tecnologie sono m aggiorm ente adatte in determ inati am bienti anziché in altri. F acciam o riferim ento alla logica organicistica: m i devo adattare a quello che succede esternam ente. T EO RIA DE LLA ST RUT T URA -CO NDO T T A-P ERF O RM ANCE Q uesto paradigm a è stato sviluppato durante gli anni 30 da degli econom isti industr iali d ella scuola di Harvard. Q uesto paradigm a suggerisce che la perform ance (P ) econom ica di un certo settore econom ico derivi dalla condotta (C) degli operatori econom ici in essa operante, la quale a sua volta si m odificherà in funzione della struttura (s) del settore stesso. Così facendo gli elem enti caratterizzanti la struttura di un settore econom ico finiscono per condizionare in m odo univoco le im prese che ne fanno parte. La stru ttu ra d el setto re (S ) fa riferim e nto a d elem enti quali la quantità di organizzazioni in esso presenti, il grado di integrazione verticale, le barriere all’entrata, la concentrazione del settore, il livello di dif ferenziazione del prodotto, etc. (M cW illiam s Sm art,1993). La co n d o tta (C) richiam a invece gli schem i di com portam enti seguiti dagli attori econom ici del settore, dunque le attività da loro poste in essere. Si pensi, ad esem pio, alle partnership che possono nascere, alle attività di ricer ca e s viluppo che alcuni di loro possono avviare, alle politiche di prezzo che essi adottano, alle scelte aziendali interm edi, ai processi produttivi, etc. La p erfo rm an ce eco n o mica (P ) viene generalm ente m isurata guardando al grado di ef ficienza del settore, ovvero alla sua capacità di m assim izzare il risultato (l’output) ottenuto im piegando una certa quantità di risorse (input), nonché i profitti del settore derivanti dai profitti registrati dalle organizzazio ni c he in esso operano, il loro potere di m ercato, il fatturato, etc. Il lim ite di questo paradigm a è il fatto che è focalizzato soltanto sul settore. Non considera cosa c’è sopra (questioni legislative, culturali) che devo m onitorare. RE SO URCE -B ASED VIEW Q uest’ulteriore paradigm a è datato dai prim i anni ‘80, anche se vi era già un collegam ento con gli studi di Penrose (1959), Schum peter (1934), Rum elt (1984) e Barney (1991). La RB V 7è la nuova visione di im presa in quanto si colloca al di fuori della dim ensione neoclassica, la quale era fondata sul concetto di im presa a “scatola nera” cioè un’im presa com e un luogo dove produrre, trasform are beni o servizi in altri beni e servizi, con il principale obiettivo di m assim izzare il profitto (S m ith, M arshall, ecc… ). G li aspetti essenziali del nuovo paradigm a sono: l'im prenditorialità e l'eterogeneità delle risorse. La RB V pone attenzione non al settore i ndustriale ( insiem e di im prese identiche) m a all’im presa considerata nella sua unicità; cioè pone attenzione agli elem enti interni com e le risorse, le capacità e le com petenze aziendali. L ’analisi volge il suo sguardo non più ai fattori esterni com e essenziali per il successo dell’im presa, bensì a ciò che essa possiede. Q ui la prospettiva cam bia perché guardo le m ie risorse interne capendo la loro natura che m i fa avere un vantaggio e andrò a selezionare cosa dovrò repe rire d all’am biente esterno. F RA M EW O RK “V RIN” Con il term ine riso rse si vuole indicare lo stock di fattori produttivi, sia m ateriali che im m ateriali, a disposizione dell’im presa, di sua proprietà o da essa controllati (diverso da tradizione neoclassica: terra-lavoro-capitale). Le risorse sono un elem ento posto al centro del processo di creazione di valore delle organizzazioni. Alla base della prospettiva RB V vi sono delle riso rse strateg ich e ovvero quelle che so no i n grado di supportare il vantaggio com petitivo dell’organizzazione, portatrici di quattro caratteristiche principali. Una risorsa si può dire di valore quando: ● V aluable: sono risorse che consentono all’organizzazione di m ettere in atto strategie che raf forzano la sua ef ficacia ed ef ficienza ● Rare: le risorse di cui i concorrenti non dispongono ● Im perfectly im itable: risorse dif ficilm ente replicabili ed im itabili da parte della concorrenza ● Non substitu table: r isorse che non possono essere facilm ente sostituite da altre. T IPO L O G IE DI AM BIE NT E Abbiam o al centro l'organizzazione che si deve interfacciare con il suo am b ien te o p erativo , che la influenza in m odo diretto (insiem e di stakeholder che sono all’interno dell’organizzazione: fornitori, gruppi di interesse, enti pubblici, concorrenti potenziali, concorrenti attuali, clienti). Q uesto am biente include tutti gli individui o le organizzazioni che fornisc ono i nput diretti all’organizzazione (m aterie prim e), oppure ricevono output diretti (prodotti finiti). V i sono due variabili di riferim ento per interpretare com e si com porta il nostro am biente operativo di riferim ento: la forza delle connessioni tra le organizzazioni e il tasso di cam biam ento dell'am biente. Poi c’è un altro livello cioè l’am b ien te g en erale il quale fa riferim ento al contesto econom ico, politico, sociale, culturale, tecnico e tecnologico all’ interno d el quale le organizzazioni sono inserite (istruzione, politica, leggi, natura, tecnologia, cultura, econom ia, sociologia, dem ografia, religione). Siam o in presenza di uno spazio am pio e variam ente popolato, provocando tendenzialm ente delle conseguenze che non vanno direttam ente ad incidere sulle sorti dell’im presa. I fattori dell’am biente generale che vincolano le attività delle organizzazioni sono: 1. F attori culturali: com prendono le ideolog ie, i v alori e le norm e sociali; le convinzioni circa i rapporti gerarchici, i m odelli di leadership, le relazioni interpersonali che definiscono la natura delle istituzioni sociali. 82. F attori tecnologici: si riferiscono al livello di avanzam ento scientifico e tecnologico della società. 3. F attori educativi: richiam ano il livello generale di alfabetizzazione della popolazione 4. F attori politici: riguardano il clim a politico generale di una società nonché il grado di concentrazione del potere politico, la natura dell’organizzazione politica. 5. F attori legali: la natura del sistem a legale, la giurisdizione delle varie unità governative , l e leggi specifiche in tem a di form azione, tassazione e controllo dell’organizzazione 6. F attori naturali: richiam ano l'im portanza della natura, della quantità e della disponibilità di risorse quali il clim a e i fenom eni di stagionalità, ossia delle caratteristiche fisiche del territorio in cui l’organizzazione opera 7. F attori dem ografici: concernono tem i quali la natura delle risorse um ane disponibili alla società, la loro quantità e la loro distribuzione i n t erm ini di età, genere ed altre caratteristiche individuali, oltre che la concentrazione e l’urbanizzazione della popolazione 8. F attori sociologici: rientrano in questa categoria la struttura di classe e la m obilità sociale, i criteri che guidano la definizione dei ruoli sociali, il com portam ento degli individui all’interno dei contesti sociali e, di conseguenza, i conflitti che ne possono em ergere. 9. F attori econom ici: riguardano il contesto m acroeconom ic o, r elativo al sistem a bancario, alle politiche di finanza pubblica, al livello di investim enti in risorse fisiche e alle caratteristiche del consum o L ’INDIV IDUAZ IO NE DE I CO NF INI O RG ANIZ Z A T IVI I m anager possono trovare dif ficoltà e sfide che rendono il com pito di analisi esterna ancora più dif ficile anche se lo conducono in m aniera ragionata e ponderata. Le sfide sono connesse a due principali aspetti: l'individuazione del confine tra l’organizzazione e l’am bien te c he lo circonda e la dif ficoltà dei m anager a selezionare le inform azioni strettam ente necessarie ai fini della loro analisi e successiva progettazione delle loro organizzazioni. Con lo scopo di poter interpretare e gestire adeguatam ente le relazioni con il loro am biente, le organizzazioni devono prim a di tutto com prendere i loro confini, cioè delle lim itazioni di tali am bienti. Le ragioni derivano in particolar m odo dai criteri diversi che possono essere applic ati p er delineare i confini i quali sono: ● gli interessi: sono dati dai m em bri appartenenti all’organizzazione e considerati pertanto interni ad essa. Com e i processi, com binazioni e le operazioni ● le transazioni: secondo cui l’organizzazione è confinata a tutte quelle che essa governa in m odo unitario, secondo una relazione di autorità. ● i processi di trasform azione: i quali diventano il fattore prim ario che contraddistingue l’organizzazione ● il vertice aziend ale: p ossono essere definiti com e i criteri interrogativi posti al vertice, cioè su cosa sia da considerarsi interno e cosa esterno. Le valutazioni dei confini organizzativi sono dem andate a soggetti o individui che secondo un’analisi critica si occuperanno di com prendere com e può essere definito l’am biente esterno e i com ponenti che ne fanno parte. 9
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PAROLE CHIAVE:
organizzazione aziendalestrategie cooperative
produzione di massa
logica meccanicistica
razionalità limitata