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Storia del Pensiero Politico Europeo:
Appunti delle lezioni del corso “Storia del pensiero politico europeo”, dell’Università degli Studi di Palermo. Il corso tratta i principali autori che hanno contribuito alla nascita della dottrina politica e del pensiero politico europeo:
• Platone
• Aristotele
• Scuole Post-Aristoteliche: Epicureismo, Stoicismo, Scetticismo
• Rapporto fede-ragione di Agostino
• Ecclesia Romana
• Gregorio VII
• Erasmo da Rotterdam e Thomas More
• Dante Alighieri
• Tommaso D’Aquino
• Marsilio da Padova
• Tacitismo
• Tommaso Campanella
• Machiavelli
• Bodin
• Federalismo e Confederalismo Americano
• Hegel
• Il pensiero politico inglese nel secolo XVII
• Hobbes
• Locke
• Illuminismo
• Kant
• Montesquieu
• Rousseau
• Marx
• Hegel
• Saint-Simon
• Charles Fourier
• Pierre-Joseph Proudhon
• Mazzini
• Cattaneo
• Alexis De Tocqueville
Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Politiche
- Esame: Esame di storia delle dottrine politiche
- Docente: Giurantano
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Storia del Pensiero Politico Europeo Appunti di Federica Palmigiano Università: Università degli Studi di Palermo Facoltà: Scienze Politiche Corso di Laurea in Scienze Politiche Esame di Storia delle Dottrine Politiche Docente: Prof. Giurantano Anno Accademico 2015/2016STORIA DEL PENSIERO POLITICO EUROPEO PLATONE (428 – 347 a.C.) Accusa gli ateniesi di corruzione, per i loro costumi di pessimo gusto e per i loro valori. Ha capacità di persuasione pica dei polici; a acco alla sofisca, in parcolare a Pericle. Scrive dei dialoghi: Il Gorgia, Le Leggi, La repubblica, La polica. Confronto tra due modelli: ideale e reale. Criterio di differenziazione di libertà contrapposta a quella asiaca, rispe o a quella ateniese, tra la repubblica (ideale) e le leggi (reale). Per lui Europa=Asia. Differenza tra essere ci adino ed essere suddito. Nel V- IV secolo a.C. inizia una consapevolezza, coscienza di Europa occidentale rispe o a coscienza asiaca (orientale). Platone era un aristocraco: precondizione essenziale per poter partecipare alla vita polica a va, per questo fa parte della scuola di Socrate. La sua esistenza viene sconvolta per la morte del suo maestro Socrate, che fu costre o a bere la cicuta, venne accusato di empietà, cioè eresia, nei confron degli dei. Gli viene proposto di fuggire, venir meno alla legge ma lui non vuole farlo, perché verrebbe meno al suo pensiero, ai suoi principi. Secondo Socrate infa, le leggi possono essere contestate, ma devono pur sempre essere rispe ate perché sono queste che garanscono il vivere civile della società. La sua condanna a morte stravolte la vita di Platone. Per Socrate la verità è CONTINUA RICERCA. Socrate è un personaggio costante nei dialoghi di Platone, tranne che in quello le Leggi, il dialogo della maturità. Socrate è l’uomo giusto, Platone invece cerca di idenficare uno stato giusto. L’idealismo platonico è utopico, uno stato ideale. La “filosofia platonica” – ovvero il corpus di teorie e di tes che de finiscono la tradizione storica del pensiero di questo filosofo – è scaturita dalla riflessione sulla POLITICA. Alexandre Koiré scrive che “tu a la vita filosofica di Platone è stata determinata da un avvenimento eminentemente tragico e polico, la condanna a morte di Socrate”. Occorre tu avia disnguere la “riflessione sulla polica” dall”’a vità polica”. Non è certo in quest’ulma accezione che dobbiamo intendere la centralità della polica nel pensiero di Platone. Egli scrisse, in tarda età, nella le era VII del suo epistolario, che era stata la rinuncia alla polica a va a determinare la scelta per la filosofia, la quale da allora venne intesa come impegno “civile”. La riflessione sulla polica diventa riflessione sul conce o di giuszia, e dalla ri flessione su questo conce o sorge un’idea di filosofia intesa come processo di crescita dell’uomo come membro della polis. Fin da questo momento, appare chiaro che per il filosofo ateniese risolvere il problema della giuszia signi fica affrontare il problema della conoscenza. Da qui la necessità di intendere la genesi del “mondo delle idee” come fru o di un impegno “polico” più complessivo e profondo. VII LETTERA Nella VII le era, scri a intorno a 75 anni, fa un bilancio della propria vita, racconta perché si è interessato alla polica e quale soluzione ha voluto indicare dinanzi alla crisi della polis. Per lui il modello ideale è la REPUBBLICA, al centro del quale ci sono i filosofi. La legge SCRITTA è superflua, perché appare come una forma rannica. Tu i regimi polici del suo tempo erano corro (TEATROCRAZIA= Retorica del potere, carica di a eggiamen, arfici e toni da rappresentazione teatrale eccessiva e ostentata. la prevalenza delle regole della comunicazione sui principi della polica incrementa la tendenza allo scontro e la tentazione di costruire confli invece di coesioni. Ma in questo modo vengono esaspera i personalismi e i par vengono spin ai con fini del mondo polico. Nasce da queste condizioni la teatrocrazia, la polica come apparenza, come pura rappresentazione scenica nella quale valgono non la verità ma la finzione e la sorpresa. Non contano i valori ma soltanto ciò che appare). La polica si è adeguata alla crisi del suo tempo. Solo il connubio tra filosofia e polica poteva risolvere questa crisi. Tema della GIUSTIZIA, presente nel dialogo: legge del più forte, è giusto che impieghi la sua forza, la sua giuszia sui più deboli; filosofi al potere. Lo scopo della comunità polica è la gius zia, (nel dialogo ne parla il personaggio Socrate). Gius zia signi fica che il ci adino si dedica alla vita polica, scegliendo di fare ciò per cui è ada o, è giusto che faccia così. Altro tema cardine della le era è il CONFLITTO DI INTERESSI tra ricchezza e povertà: inevitabilmente chi governa è portato ad anteporre i propri interessi a quelli degli altri o ad usare il potere di cui dispone per i propri interessi (la propria famiglia, i propri beni, le proprie proprietà). Per questo movo, egli propone di ELIMINARE LA PROPRIETÀ PRIVATA, perché è questa che porta l’individuo a pensare al proprio interesse. In questo modo però non esiste più idea di famiglia, di bene proprio, non esiste matrimonio ecc. Una sorta di comunismo di beni o collevismo. Sono proprio i confli di interessi a determinare i con fli sociali, quindi si devono eliminare per il bene dello Stato, per garanre armonia, pace. Soltanto agli uomini più virtuosi in termini di saggezza (filosofi, lavoratori e guerrieri), viene data la possibilità di accoppiarsi, senza però dover creare una famiglia: i figli infa non sono tali, non vengono riconosciu, ma vengono cresciu e alleva in orfanotrofi di stato, a cura di quest’ulmo. Anche la donna è n bene comune, è sempre inferiore all’uomo, ma può comunque essere educata e può ricoprire le cariche principali. Insomma, l’idea fondamentale è che IL TUTTO VIENE PRIMA DELLA PARTE, cioè di ciascun uomo, tu devono svolgere un proprio ruolo, anche la donna (una sorta di parità di diri, cosa che viene poi a mancare con Aristotele che s pula una gerarchia delle intelligenze e la donna è ne amente inferiore all’uomo). Dicotomia tra Mondo Fenomenico e Mondo delle Idee. Mondo fenomenico: coscienza sensibile, del mondo in cui viviamo, mondo dell’imperfezione. Mondo delle idee o iperuranio: si trovano le idee astra e, al di là del cielo, regione metaforica; è modello di tu e le idee, luogo dove si trovano tu e le idee collocate in una gerarchia: al verce vi è la più perfe a delle idee (idea di bene, di vero), in basso le idee più infime. Mondo della perfezione. Ciascun uomo acquisisce una coscienza non araverso l’esperienza, ma a raverso l’INNATISMO, cioè le idee sono innate nell’uomo, con un processo di reminiscenza, di ricordo, di anamnesi. L’anima, prima di unirsi al corpo, vagava nell’iperuranio. OPERA “REPUBBLICA” STATO: modello ideale, un paradigma, a cui l’uomo deve avvicinarsi per fare in modo che egli stesso possa diventare paradigma per tu e le forme. Concezione organicisca dello stato: esso è un organismo, un uomo in grande. Parallelismo tra MICROCOSMO= uomo e MACROCOSMO= Stato. Sempre per descrivere lo stato ideale, l’anima dell’uomo è triparta: -anima IRRAZIONALE che si disngue per la virtù della SAGGEZZA; -anima IRASCIBILE che si disngue per la virtù del CORAGGIO; -anima CONCUPISCIBILE che si disngue per la virtù della TEMPERANZA. Questa triparzione è anche rappresentata dall’immagine dell’ Auriga (anima irrazionale) cioè il cocchio che deve tra enere a sè due cavalli (anima irascibile e concupiscibile), e nessuno dei due deve trascinare da una parte o dall’altra l’auriga. L’uomo è giusto se il governo delle sue azioni è in mano all’animo irrazionale o auriga, che ene in mano le redini dei due animi, irascibile e concupiscibile, ovvero i due cavalli. Questo è il microcosmo, cioè l’uomo. Il Macrocosmo invece è lo Stato, e anche qui ci sono 3 classi, 3 riparzioni (l’opera è “REPUBBLICA”) -anima irrazionale: classe dei FILOSOFI, classe dell’élite, virtù della saggezza, rappresenta l’auriga, nel mito del demiurgo è la classe plasmata con l’oro. -anima irascibile: classe dei GUERRIERI, virtù del coraggio, i custodi incarica nel modello di stato ideale, non fanno e non vogliono la guerra di offesa, ma si occupano e entrano in azione solo per difesa, rappresentano il cavallo bianco nel mito precedente con l’auriga, nel mito del demiurgo sono la classe plasmata con argento. -anima concupiscibile: classe dei LAVORATORI, virtù della temperanza, si occupano di garanre i mezzi di sussistenza alle altre due classi; se loro fossero porta a ges re il governo, non ci sarebbe giuszia, per questo ciascuno è collocato nell’ambito in cui è giusto che sia, è posto lì per natura, nella sua classe consona al suo essere; nel mito del demiurgo sono plasma con i metalli bronzo e ferro. Nel “Polico” non viene meno la descrizione dello stato ideale: l’uomo polico deve esercitarsi nell’arte regia, arte propria del reggitore, dell’UOMO POLITICO, ovvero colui che ha il senso della misura, deve evitare l’eccesso e il dife o, ma deve scegliere la giusta misura, un’azione polica equilibrata, evita comportamen estremi in un modo o nell’altro, evita il troppo o il troppo poco. Anche qui lo Stato ideale è la monarchia, la migliore forma di governo. Il Polico è da collocare cronologicamente tra “la repubblica” e “le leggi”. Esso è un dialogo tra Socrate e uno straniero: che discutono sulla migliore forma di governo. La migliore è la monarchia e la peggiore è la rannide, il suo opposto, cioè il massimo della degenerazione delle forme di governo. La democrazia invece, se è classificabile tra le peggiori delle forme re e, se si esamina il suo opposto, essa diventa la MIGLIORE TRA LE PEGGIORI. Quindi Platone pensa che tra le peggiori, diventa la migliore perché è meglio acce are la democrazia, dove il principio per tu è la liberta, piu osto che essere so opos alla violenza di un uomo solo. La democrazia in praca apre e chiude il ciclo delle forme di governo, è un elemento che funge da connuum tra la serie di forme re e e quelle degenerate. Chiude la serie delle re e e apre la serie delle degenerate. forme di governo contro legge: Forme di governo secondo legge: -monarchia -rannide -aristocrazia -oligarchia -democrazia -democrazia La monarchia è la migliore forma di governo e la rannide la peggiore, mentre la democrazia risulta la peggiore delle forme buone e la migliore delle cave. I governan devono applicare il “giusto mezzo”. Nelle “Leggi”: opera della piena maturità. Non più modello ideale di stato, ma modello reale. Non c’è Socrate personaggio. Dialogo che dimostra che Platone aveva fa o uno studio accurato delle costuzioni vigen nel suo tempo, delineando un protopo di stato a raverso esse. Sono 12 libri, cioè capitoli: i primi 6 esaminano le costuzioni del tempo, come quella di Creta; invece gli altri 6 delineano una costuzione che può essere a uata nella realtà. Innanzitu o vi è il riprisno della proprietà privata e della famiglia. Poi opta per le codificazioni della legge che deve essere scri a e deve essere custodita. La costuzione è divisa in 4 classi, 37 ci adini tutelano le leggi, vigilano affinché essa sia rispe ata. La legge ha elemen religiosi molto for. L’ateismo viene visto come una mala a da curare. L’uomo ateo da curare viene allontanato dalla società, dalla comunità, incarcerato. Un consiglio lo incontra e cerca di convincerlo, di portarlo nella re a via, la sua visione atea della vita deve essere superata. Dopo 5 anni di incontri con il consiglio, se l’ateo non è venuto meno alla sua idea, si passa alla pena di morte, perché è un elemento malato che deve essere allontanato, prima che contagi l’intera comunità. So o questo aspe o è un’opera anche educava, un aspe o pico dell’organizzazione dello stato, oltre che sociale. La famiglia e la proprietà privata ora trovano spazio. Vi sono due modelli di governo, da cui nel corso della storia sono venu fuori tu gli altri modello, sono forme madri d cui le altre derivano: Mix tra MONARCHIA e DEMOCRAZIA, autorità e libertà che si mescolano. L’uomo polico qui è colui che incarna il legislatore saggio. La forma auspicata non è il governo di uno (monarchia), né il governo di pochi (aristocrazia), né il governo di mol o di tu (democrazia), bensì la FORMA MISTA (MONARCHIA E DEMOCRAZIA), ossia libertà nell’ordine e nella legge. Libertà + autorevolezza. Esistono, per Platone, due cause che portano alla corruzione della democrazia ateniese: una corruzione è di natura costuzionale (nella ges one del potere, dei meccanismi, brogli ele orali…) e un’altra corruzione è di po psico-antropologica, che riguarda la sfrenatezza, la libertà diventata licenza e che so o il profilo psicologico si traduce in anarchia. Si fa riferimento al GUSTO DEL PUBBLICO: il pubblico è incompetente, contrapposto all’uomo saggio, è incapace di gesre in modo moderato il potere; questo porta all’anarchia e alla rannia. Il pubblico incompetente prende il sopravvento, riconosce come suo unico parametro il PIACERE. Gli spe acoli teatrali si ada ano a questa esigenza, che appare priva di educazione. Il teatro, vociante, non è più luogo educa vo, ma diventa rappresentazione di teatrocrazia. ARISTOTELE V-IV secolo Nasce a Stagira, era un meteco (straniero), il padre era medico. Egli frequentava la corte macedone, perché aveva il compito di educare Alessandro Magno. Muore a Calcide nel 322, qualche tempo dopo Alessandro Magno. Opere tra ate: eca nicomachea, polica, cos tuzione degli ateniesi, economia, retorica. Opere di disnguono in essoteriche: desnate al grande pubblico, divulga ve, che sono andate perdute, ed esoteriche: desnate agli allievi, sono per lo più imperfezioni degli appun , o tracce predisposte ad essere completate dall’insegnamento a voce. Cosa è Europa? Il punto di vista geografico non combacia con quello morale e sociale. Per Isocrate: Europa coincide con la Grecia. Per Ippocrate: Europa coincide con la Scizia (srpe degli Sci), a uale Kazakistan, Ucraina, Russia meridionale. Per Aristotele: Europa non è Grecia, ma si diversifica dall’ Asia. La Grecia è un territorio che riesce a temperare climi freddi e caldi, la popolazione mescola cara erische piche dei popoli o troppo freddi o troppo caldi, o mancano di altre cara erische. Per Aristotele non esiste una perfe a forma di governo che, applicata a diversi popoli o terre, riesce a dare i medesimi esi. Insomma la forma di governo perfe a non è esportabile, non può essere applicata in qualunque realtà. Non è garanto che in una data posizione geografica, una perfe a forma di governo dia lo stesso esito. Aristotele disngue SCIENZE TEORETICHE, PRATICHE E PRODUTTIVE. Scienze TEORETICHE: sono le più importan, matema ca, fisica, metafisica, e sono poste al verce delle scienze perché ricercano il sapere per sé stesse. Scienze PRATICHE: come la polica, ricercano il sapere per il perfezionamento morale dell’individuo. Scienze PRODUTTIVE: nella gerarchia delle scienze si trovano in basso, e sono finalizzate alla produzione di cose. La sua è una metodologia scienfica= vuole porre al le ore difficoltà e problemi, vuole quasi ancipare la domanda del le ore; araverso le ipotesi, dà già le risposte. Questo metodo si chiama DIAGOREMATICO o APORIA, cioè rispondere alle eventuali obiezioni. A differenza del rapporto dicotomico di Platone (mondo fenomenico e mondo delle idee), Aristotele invece parte dal presupposto che la NATURA non è immobile, ma in connuo movimento e trasformazione. Ci sono due ESTREMI: MATERIA PRIMA e FORMA PURA MATERIA PRIMA: si trasforma assumendo le forme, cioè Dio, che oene in potenza. FORMA PURA, DIO, FINE: forma a cui la materia (ogni cosa) tende, Dio che muove tu o senza essere mosso. Dio è la causa che muove la materia, la natura, e la indirizza nelle forme successive. Come in Platone, anche in Aristotele c’è la triparzione dell’anima (qualcosa di simile): ANIMA VEGETATIVA: (piante che nascono, vivono e scompaiono), occupa il gradino più basso; ANIMA SENSITIVA: (propria degli animali), a metà scala; ANIMA RAZIONALE: al verce con l’uomo, che è come gli animali, ma in più ha la ragione. Il fine dell’uomo rispe o alle piante e agli animali è vivere secondo ragione, per raggiungere l’obievo che è la FELICITÀ. Felicità è vivere la propria quodianità conformemente, la vera felicità riguarda uno stato di beatudine, appagamento interiore, riguardo beni spirituali. Lo stato di beatudine riguarda l’anima, non tanto il corpo, ma Aristotele riene che esiste anche la felicità dovuta al soddisfacimento di beni anche del corpo. Quindi esiste anche la felicità terrena. Per Aristotele esistono due pi di virtù che perme ono all’uomo il raggiungimento della felicità: VIRTÙ DIANOETICHE, proprie dell’avità specula va, che l’uomo oene a raverso lo studio, il sapere e la conoscenza; sono indispensabili allo sviluppo della ragione e sono arte, saggezza, intelligenza, scienza, ma soprau o SAPIENZA, che è unione di intelle o e scienza. VIRTÙ ETICHE, si conseguono con l’abitudine (da abitus, cioè praca, esercitarsi nelle virtù eche), consentono lo sviluppo dell’animo e consistono nell’applicazione del GIUSTO MEZZO; sono coraggio, liberalità (giusta misura tra prodigalità e avarizia), magnanimità (né troppo vanitoso, né troppo umile), mansuetudine(né trascurabile, né indolente), ma soprau o GIUSTIZIA, descri a nel “polico”, signi fica saper scegliere la giusta misura, evitare comportamen e c c e s s i v i o d i f e osi, comportamento proprio dell’arte regia (sovrano né vile, né coraggioso, ecc). La giuszia è la regina delle virtù e che, perché non è un giusto mezzo come le altre, ma perché è la più completa, è unica, esprime la virtù eca (e polica) per eccellenza. La giuszia riguarda la comunità poli ca, civile, ciò che è vantaggioso per l’autosufficienza della comunità. Essa è il conformarsi della legge. Aristotele però precisa che bisogna disnguere un GIUSTO NATURALE da un GIUSTO LEGALE: mentre Platone auspicava la ricerca del paradigma, del modello ideale, per Aristotele non esiste una legge assoluta valida in qualunque contesto sociale, geografico e polico, ma si deve dis nguere un giusto naturale da uno legale, ovvero disnguere diri e principi assolu che valgono indipendentemente dal contesto in cui si trovano= GIUSTO NATURALE, mentre il GIUSTO LEGALE è qualcosa che varia da ci à a ci à, da polis a polis, è quella giuszia che varia al variare della situazione storica, polica e sopra u o geografica, perché Aristotele disngue Europa dalla Grecia e di questa esalta la sua posizione, in quanto è una sorta di giusto mezzo geografico sia per le popolazioni sia per il clima. Con questo egli annuncia la teoria dei climi. Il giusto LEGALE è espressione di una giuszia parcolare. Aristotele disngue ancora la GIUSTIZIA in DISTRIBUTIVA: basata sul principio della proporzione geometrica, cioè l’espressione di una giuszia meritocra ca; essa presiede alla distribuzione delle comuni risorse e beni, ado ando il criterio di dare a ciascuno ciò che gli spe a per il contributo dato alla produzione; CORRETTIVA: proporzione aritmeca, che regola l’operato dei giudici in quanto tende a ristabilire un ordine violato, a imporre un certo equilibrio in seguito a un reato. Negli scambi economici ene conto del valore dei beni scambia (corregge il danno fa o, chiamato anche COMMUTATIVA). CRITICA AL COMUNISMO PLATONICO Aristotele a acca il COMUNISMO PLLATONICO, affermando che tu o ciò è disarmonico per la convivenza civile perché se non ho un vantaggio nello svolgimento del lavoro, perché tanto la comunità lo fa al posto mio, questo non mi smola a fare il lavoro: dimensione di PARASSITISMO, ovvero il diri o di proprietà deve essere prote o. La proprietà privata è vista come smolo all’impegno, per avere ricchezza e soddisfacimento. Elemento fondamentale organizzavo è la famiglia, che poi assieme ai villaggi creano le comunità e quindi lo stato, cioè il prodo o di aggregazioni. Lo stato cronologicamente viene dopo. L’individuo non può pensare la propria esistenza senza lo stato. Egli è pensato all’interno della polis. È proprio lo stato a garanre l’autosufficienza. Lo stato, dal punto di vista logico, è il PRIUS, viene quindi prima dell’individuo, è elemento principale. La famiglia è una cellula fondamentale, che si sviluppa araverso legami, tra marito e moglie, figli e genitori, padroni e schiavi. Ogni individuo trova diversa locazione, sia esso uomo o donna, rispe o all’intelligenza. Vi è per Aristotele una gerarchia delle intelligenze, dove donna e schiavi sono messi ai livelli più bassi. Soprau o lo schiavo è al livello più basso, perché egli ha così poca intelligenza che deve essere dedito solo al lavoro manuale, (è come un animale da soma). Vi è la necessità che lo schiavo, essendo dotato di intelligenza inferiore al padrone, debba essere preso so o la protezione del padrone stesso. La donna anche lei è dotata di intelligenza inferiore all’uomo; è subordinata, è so omessa all’uomo e ai suoi comandi; non ha l’autorità, che è monopolio solo del padrone di famiglia, ma può esprimere consigli. “Eca Nicomachea”: per Aristotele la polica è una scienza pra ca come l’e ca, ed entrambe hanno una connessione (eca e polica), sono beni che non possono essere scissi. ECONOMIA Economia per Aristotele: è una cremas ca naturale, è l’arte di amministrare i beni della famiglia o dello stato senza lucro, è tu o ciò che riguarda il soddisfacimento dei beni della famiglia, come l’alimentazione. Parla del sistema di scambio, o del bara o; questo produce dei dife che spingono l’uomo a introdurre la moneta, sempre inteso come scambio di beni essenziali per il soddisfacimento dell’individuo. Proprio la moneta segna il passaggio dall’economia alla CREMATISTICA: arte pica del commercio, dove il denaro è finalizzato a produrre solo ulteriore denaro e si perde l’obievo principale dell’economia, ovvero quello di produrre beni per soddisfare bisogni essenziali. L’economia quindi è basata sull’agricoltura, pastorizia, mentre il commercio tende solo a produrre profi. Aristotele è contrario all’usura, ritenuta immorale e sta parlando proprio della cremas ca che lui crica, ritenendola un modo non più naturale, come l’economia, ma innaturale e solo di arricchimento. È favorevole alla schiavitù. Aristotele fa un’analisi delle forme di governo sulla base di due criteri fondamentali o parametri: CRITERIO QUALITATIVO: ci dice “come si governa?” Bene o male. CRITERIO QUANTITATIVO: ci si basa sulla quantà, per esempio dei governatori. Ma non ci si può basare solo sulla quantà, questa infa non basta perché per esempio UNO può essere uno MALE (vedi rannide) oppure UNO BENE (monarchia). Questo criteriO ci dice se è una forma re a o degenerata. Secondo Aristotele, è meglio essere so opos ad una rannide di una legge, sebbene non sia perfe a, piu osto che dalle violenze e dal capriccio di un despota o di un ranno. La legge infa garansce una certa imparzialità che nessun governante può garan re. Uno (bene)=MONARCHIA; Pochi (bene) = ARISTOCRAZIA; Mol (bene) = POLITIA o DEMOCRAZIA. Uno (male) = TIRANNIDE; Pochi (male) = OLIGARCHIA; Mol (male) = DEMOCRAZIA o DEMGOGIA. Egli parla di monarchia temperata (leggi e re virtuosi), per la POLITIA, cioè la polica, formata da un governo misto formato da oligarchia/aristocrazia + democrazia e in più egli mostra parcolare a enzione al GOVERNO DEL GENIO. BROGLI ELETTORALI: ques possono modi ficare il governo, le costuzioni, e portano disprezzo e talvolta anche paura. Aristotele compie un’analisi mecolosa sulla rannide, tant’è che dà consigli per un governo migliore. Il giudizio morale deve evitare l’odio. ELLENISMO Aristotele crede che la forma di governo deve sempre ada arsi al luogo in cui si trova. Machiavelli rifle e nel “disposmo del turco” (?) Montesquieu con le “le ere persiane”. Secondo Aristotele, le forme di governo non possono essere esportate ma ADATTATE. Esempio la teoria dei climi: regioni fredde, ci sono popoli pieni di coraggio ma con poca intelligenza e capacità non sono capaci di realismo poli co; i popoli caldi (Asia), hanno molta intelligenza ma poco coraggio (ecco perché il DISPOTISMO è pico dell’ Asia, no coraggio); le regioni temperate hanno coraggio + intelligenza possibilità di governare, di a ffermarsi, esempio la Grecia: equilibro. Il popolo mescola intelligenza e coraggio. Dopo la morte di Aristotele, si crea un vuoto nell’ambito della filosofia. Successivamente seguirà l’ELLENISMO (323 a.C. – 31 a. C. morte di Alessandro Magno/ caduta regno di Cleopatra – ba aglia di Azio). Termine dato da Johamn Gustav Droysen. Nel 359 a.C. Filippo sale al trono macedone, approfi a delle guerre tra le poleis greche per avere egemonia: Filippo spiega la sua volontà di collaborazione per comba ere contro la Persia. Il proge o verrà denunciato dal popolo. Alessandro Magno, istruito da Aristotele. Morto Alessandro, l’impero si frantuma. Le corren filosofiche come epicureismo, stoicismo prospe ano teorie sulla nascita della polica. Stoicismo: Seneca, Marco Aurelio. Epicureismo: Epicuro. Durante il periodo ellenisco, nascono 3 corren filosofiche: epicureismo, stoicismo e scecismo, che esaminano l’aspe o polico ma sono rilevan sopra u o per la loro influenza nel corso della storia. Si ispirano alla vita del cane: l’uomo è un apolide (senza ci adinanza), deve senrsi a casa ovunque. Le tre corren si rifanno ai filosofi presocraci e tentano di elaborare an che ipotesi e verità riguardo fisica, logica, morale, polica. Queste sono an meta fisiche e andogma che: an platonici e anaristotelici. Rifiutano le verità assolute. POLIBIO è uno storico greco del 200 a.C. che vive in una Grecia che è solo una provincia romana, arriva nella Roma repubblicana da vinto, riconosciuto come grande uomo, connuerà i suoi studi lì. Polibio resta impressionato dalla forza di Roma, data dal suo impero. Polibio è il “greco vinto, che riconosce la grandezza di Roma”. Egli crede che Roma abbia incarnato l’universalismo grazie alla RES PUBLICA. “Roma è così, grazie al suo esercito che trae coraggio dalla forma di governo repubblicana”. SCUOLE POST-ARISTOTELICHE EPICUREISMO, STOICISMO, SCETTICISMO, diffusesi in Grecia e in Roma con l’Ellenismo. Cara erische: -Si rifanno ai filosofi presocraci e tentano di elaborare, in versione più o meno nuova, anche ipotesi e verità intorno alla fisica, alla logica, alla morale e alla polica. –La loro posizione è an meta fisica e andogma ca e, quindi, anplatonica e an aristotelica. –Vi si scorge un rifiuto delle verità assolute e una partecipazione sensiva alla vita delle cose. –Ma anche vi si nota un certo anelito alla valorizzazione dell’individuo, quasi un preannuncio di tempi nuovi: siamo alla vigilia del crisanesimo. EPICUREISMO Fa parte delle scuole post-aristoteliche, fondata da Epicuro (341-270 a.C.). Riprenderà e completerà la teoria degli atomi di Democrito (clinamem). Epicuro si presenta come un medico dell’anima, che rassicura l’uomo che ha perso i suoi pun di riferimento che era la polis, lo rassicura dalle sue paure che gli fanno vivere male la vita: angoscia e paura per la morte, paura degli dei e della loro punizione nei confron degli uomini, paura del peccato. I piaceri del corpo per Epicuro sono cineci; il piacere catastema co è un piacere staco, stabile. MORALE EDONISTICA= assenza di dolore, piacere stabile, atarassia; tetrafarmaco. POLITICA= concezione contraualis ca della società e dello stato, grazie alla ripresa della teoria degli atomi (non più l’animale polico di Aristotele): gli atomi cioè gli individui danno vita a uno stato che si rifle e nella legge, riflesso di questa espressione di condizione umana. Amicizia come vincolo fondamentale. Polica definita un carcere. Se l’uomo vuole rimanere imperturbabile, deve estraniarsi dalla polica e, solo se costre o dalle circostanze, vi deve partecipare. A Roma, Lucrezio Caro (96-55) ancipa nel suo “De Rerum Natura” la teoria di Hobbes sullo stato di natura degli uomini. STOICISMO Fondatore Zenone di Cizio, che, ribadendo alcuni principi di Eraclito, amme e l’esistenza di una realtà animata, formata da materia + anima (ragione, logica, soffio vitale). Condivide la concezione naturalista di Aristotele, ovvero l’uomo è un animale comunitario. PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA, secondo cui la ragione accomuna tu gli uomini, non si nasce schiavi. L’uomo saggio vuole raggiungere uno stato di apaa, annullamento delle passioni. Ciò porta a dire che, se siamo in preda alle nostre passioni, in realtà divenamo schiavi proprio di queste. Sono le passioni a far diventare l’uomo irrazionale e quindi schiavo. L’amore per esempio è una passione, è un senmento da allontanare perché espressione di servitù. Armonizzazione dell’ordine naturale. MORALE= vivere secondo natura, ossia secondo ragione, sapienza significa acce are e lasciarsi guidare dal fato, seguire la ragione (la provvidenza), raggiungere l’apaa. Da qui l’indifferenza (ma non a Roma) verso la famiglia, la società e lo stato. POLITICA= rilancio del cosmopolismo, proprio dei cinici (uomo come un cane randagio), l’uomo è ci adino del mondo, verso una comunità universale, per il principio di uguaglianza. CICERONE Arpino 106 a.C. – Formia 43 a.C. OPERE: De Republica (ambientato nel 129, sul problema della giuszia e dello Stato); De officiis, ovvero “sui doveri” (sul problema morale), unica opera a non essere un dialogo, ma un tra ato, il cui tema è il problema morale appunto, sui doveri e in parcolare sul dovere dell’uomo polico; De legibus (postumo). RIFERIMENTI: Platone, Aristotele, scuole post-aristoteliche in genere (eclesmo) e in par colare Polibio. DEFINIZIONE DI RES PUBLICA: “La repubblica è cosa del popolo ed il popolo non è un qualsiasi aggregato di uomini riunito in qualunque modo, ma un insieme di gente associata per accordo nell’osservare la giuszia per comunanza di interessi. La prima causa di siffa o riunirsi non è tanto la debolezza, quanto una specie di isnto associavo naturale.” (De Republica, 25 39) FORME DI GOVERNO: si rifà a Polibio, ma è favorevole anche alla monarchia. DIRITTO: è l’essenza della società. Il tradizionale dualismo tra la legge dello stato (legge posiva) e la legge della Natura è superato da Cicerone nell’indicazione del diri o romano come legge posiva capace di uniformarsi alla legge naturale con l’universalismo romano. Cicerone condivide l’insegnamento stoico. Fu un teorico dell’eloquenza, filosofo e oratore. CRISTIANESIMO Il crisanesimo non è una filosofia, non è una dorina poli ca, ma una religione rivelata. Infa, non è dimostrato, bensì predicato e si basa sulla fede che, però, trova un valido supporto nella ragione. Ha un’origine storica e le fon sono: Vecchio Testamento e in par colare le profezie, Nuovo Testamento coi 4 Vangeli (Ma eo, Marco, Luca e Giovanni), gli a e le le ere degli apostoli, e infine tesmonianze anche di autori pagani come Tacito, Plinio il Giovane e Seneca. L’antecedente del crisanesimo si riscontra nel giudaismo che lo aveva ancipato con le profezie (a esa). Testamento vuol dire pa o, alleanza, offerto da Dio per la sua benevolenza. Come Platone parlava di un Dio demiurgo che plasmava, anche il Dio crisano plasma cioè crea da nulla. È molto importante la parola, dal momento che Dio disse e le cose furono. La parola, il messaggio è un messaggio di fede. Il creato è un elemento posivo. Il crisanesimo fu un evento rivoluzionario perché da quel momento il rapporto tra le persone e il potere polico fu stravolto. Mancata volontà di sfuggire a qualunque idenficazione temporale. Il messaggio biblico è rivoluzionario, sopra u o perché è un messaggio d’amore e poi perché dice come concepire la storia. La concezione fino ad allora era stata ciclica, dove non poteva esserci spazio per il progresso. Con il crisanesimo invece, la concezione non è più ciclica, ma era una re a verso l’infinito, con even unici e irripe bili, sempre verso il bene. RAPPORTO FEDE-RAGIONE DI AGOSTINO Ragione è un aiuto per la comprensione della fede. Ma la ragione è so omessa alla fede= teocrazia, supremazia della chiesa. Le riflessioni poliche e filosofiche ebbero conseguenze importan, pur non essendo il crisanesimo una filosofia. Da quel momento, infa, la filosofia fu permeata da questa nascita. Il crisanesimo è una realtà interiore, non esteriore. Il manifesto del cris anesimo si trova nel Vangelo di Ma eo, con le beatudini. Vi è una ne a differenza tra vecchio e nuovo testamento, una visione diversa di Dio: nel vecchio, è un giudice inflessibile, mentre nel nuovo è portatore del messaggio d’amore. Non c’è nelle fon del cris anesimo un’idea, un’opinione, o una presa di posizione che può essere indicata come idea o dorina polica. Nasce l’esigenza di garanre un rapporto tra essere cris ani ed essere ci adini. Esso diventa un rapporto nel quale vi è un primato dell’essere “spirituale” sull’essere “statale”. I primi crisani non si interessano nella vita poli ca e prendono a pieno l’idea crisana, avendo non-curanza per la vita polica, quindi nel suo tempo è rivoluzionario. Prima il prius era lo stato, la polis. Ora invece viene prima la persona e soprau o la sua spiritualità ha la priorità. Il sovrano, ovvero Cristo, è l’ideale di uomo polico, altre che sovrano temporale. Mancata volontà di essere idenficato= anarchismo sociale, rispe o alla prospeva greca. Il “regno” di questo sovrano è “interiore”, al crisano non importa la poli ca. Eppure il crisano è pure ci adino, deve vivere nella società. Le era ai romani “ogni potere deriva da Dio” significa che anche il potere di un ranno deriva, è dato da Dio, quindi anche un potere violento. È da escludere di usare la violenza contro violenza. “Bisogna ubbidire a tu e le autorità” (San Pietro) significa che il crisano, che è anche ci adino, deve ubbidire, rispe are anche i sovrani violen, prepoten . Te m aca principale è la RESISTENZA PASSIVA= si deve sopportare la violenza ed essere so omessi e pregare Dio che liberi da quella violenza e ingiuszia. “Dai a Cesare quel che è di Cesare, dai a Dio quel che è di Dio.” = il buon crisano è colui che non può e non deve sorarsi al pagamento delle tasse. Il cris ano, pagando i tribu e rispe ando la legge, ha un obbligo nei confron dell’imperatore, ma anche di Dio, essendo crisano. Se i due prima vanno d’accordo bene, altrimen se essi cozzano, il primato va a Dio. Il crisano quindi fa prevalere l’aspe o spirituale, pagando con la disobbedienza e talvolta con la propria vita, ma mai con la violenza. Poi ci saranno risvol importan perché la chiesa, fin qui primiva, passa alla resistenza ava, sostenendo perfino la pena di morte. Stoicismo: principio di eguaglianza che prevale sulla schiavitù.
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