Psicologia dello
Sviluppo
Appunti di Sofia Tadiello
Università Telematica Internazionale Uninettuno
Facoltà: Psicologia
Corso di Laurea: Discipline psicosociali
Esame: Psicologia dello Sviluppo
Docente: Micaela Capobianco
A.A. 2020/20211. Psicologia dello sviluppo
Lo studio dello sviluppo
Con il termine “sviluppo psicologico” ci si riferisce ai cambiamenti che si verificano nel
comportamento e nelle capacità dell’individuo con il procedere dell’età (lo sviluppo
riguarda l’intero ciclo di vita ma i cambiamenti più significativi avvengono durante
l’evolutiva: infanzia, fanciullezza, adolescenza). Questa definizione però non chiarisce il
fatto che lo sviluppo non è sempre un progresso infatti Donald Ford e Richard Lerner
distinguono 2 tipi di cambiamento:
I. incrementali: come la crescita, l’apprendimento, lo sviluppo, la maturazione ossia quei
cambiamenti che portano un’aggiunta, un miglioramento.
II. decrementali: come il deterioramento, la regressione, il declino o la perdita di qualche
funzione; cambiamenti che in qualche maniera ci danneggiano.
Nella prima parte della nostra esistenza prevalgono cambiamenti incrementali ma, con lo
sviluppo, si manifesteranno anche quelli decrementali. Quindi si può affermare che la
psicologia dello sviluppo studia entrambi i cambiamenti.
Altri termini utili di questa disciplina
Si fa riferimento ad un insieme di termini che alludono a processi di sviluppo ma sono
specifici quindi è utile tenerli sperati.
1. Crescita: sviluppo fisico e accrescimento fisico;
2. Maturazione: sviluppo sia fisico che psicologico e corrisponde a modificazioni
provocate da un programma innato;
3. Apprendimento: modificazione mediata da esperienza, studio o addestramento;
4. Socializzazione: acquisizione dei valori, conoscenze e comportamenti caratteristici di
una certa cultura;
Natura e cause dello sviluppo
Ogni teoria sullo sviluppo cerca di rispondere a tre domande quali:
1. Qual è la natura del cambiamento che caratterizza lo sviluppo?
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 2 165Per rispondere a questa domanda alcuni autori considerano il cambiamento di natura
quantitativa altri il cambiamento di natura qualitativa. Nel primo caso vedono lo sviluppo
come accrescimento o graduale accumulo di cambiamenti nel tempo e tra le teorie che
sostengono questo tipo di sviluppo il comportamentismo che considera il bambino come un
organismo plasmato totalmente dalle esperienze e dall’apprendimento dell’ambiente
quindi in questo caso si ha un bambino che apprende in modo passivo. Nel secondi caso
(cambiamento di natura qualitativa) si considera che lo sviluppo implichi la comparsa di
nuove capacità o la trasformazione di capacità già esistenti. In questo caso le teorie sono
organismiche ( Piaget - Vigotskij - Bruner) per cui il bambino è un attivo costruttore delle
proprie capacità e lo sviluppo è dovuto a influenze interne piuttosto che a quelle esterne
dovute a fattori ambientali.
2. Quali processi causano tale cambiamento? (Ambientali, genetici o interazione tra i due -> th
organismiche)
Ci sono varie teorie che esprimono cosa causa il cambiamento evolutivo e si differenziano
per il ruolo che attribuiscono ai fattori genetici e ambientali nello spiegare il cambiamento.
I. le teorie comportamentiste ritengono che le influenze ambientali modellino il
comportamento del bambino, determinando la natura delle abilità che si sviluppano e
il loro ritmo.
II. Altre teorie innatste ritengono che il bambino si sviluppi in un modo a causa della
programmazione genetica e l’ambiente è solo un fattore che attiva lo sviluppo
predeterminato delle competenze(esempio la teoria di Chomsky sull’acquisizione
linguaggio).
III.le teorie organismiche ritengono che lo sviluppo sia il risultato dall'interazione tra un
organismo dotato di determinate competenze ereditate geneticamente e specifiche
condizioni ambientali. In questo caso le influenze esterne ed interne si combinano, cosi
che le esperienze che il bambino vive possono influire sul tipo di capacità che
acquisisce (th stadiale Piaget, th interazione sociale Vygotskij e Bruner).
3. Di che tipo di cambiamento si tratta? Continuo o graduale, o discontinuo e improvviso?
Lo sviluppo come un processo continuo e graduale va d’accordo con l’idea dei
cambiamenti quantitativi, mentre si tende a vedere lo sviluppo come discontinuo quando
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 3 165si tratta di cambiamenti di natura qualitativa (ad esempio: le improvvise modificazioni
che portano alla comparsa di una nuova capacità: linguaggio, deambulazione). Esistono
però delle posizioni intermedie, come quella di Piaget, che vedono i processi di
cambiamento continui e discontinui. Nello specifico, per Piaget, ci sono funzioni che
rimangono invariate nel corso dello sviluppo (continuità) mentre le strutture cognitive del
bambino cambiano da uno stadio all’altro (discontinuità).
Prospettiva complessa dello sviluppo
Lo sviluppo del bambino è spiegato dalle continue interazioni nel tempo tra fattori
maturativi, caratteristiche biologiche e genetiche, e fattori ambientali, stimoli ambientali,
istruzione….
Termini del cambiamento
Quando si parla di cambiamento e periodi della vita che si susseguono, si devono
identificare i termini precisi che li denotano.
•Infanzia/prima infanzia (0 a 2 anni): è il periodo in cui non si sa ancora parlare. In questo si
usa il termine “neonato” se ci riferiamo ad un bambino entro il 1° mese di vita e
genericamente “infante” per tutto il periodo. Gli inglesi usano il termine “toddler” per
identificare il bambino ai primi passi quindi nel secondo anno di vita.
• Fanciullezza (2-11): il periodo della vita che va dalla fine dell’infanzia all’inizio
dell’adolescenza. La prima fanciullezza è quando parliamo di un bambino tra 2 e 6 anni;
mentre media fanciullezza quando parliamo di un bambino tra i 6 e gli 11 anni.
•Pre-adolescenza (11-13): il cui inizio è fatto coincidere con la pubertà.
• Adolescenza (dai 13 ai 20): parliamo di ragazzo, preadolescente o adolescente.
A queste fasi (costituiscono il nocciolo dell'età evolutiva) fa seguito l’età giovanile, poi
l’età di mezzo ed infine l’età senile, spesso distinta in terza e quarta età.
Le radici storiche della psicologia dello sviluppo
Nel Medioevo vi era l'idea che il bambino fosse una creatura fragile e predisposta alla
malvagità, pensandolo come uguale all’adulto e non come una creatura diversa. L'idea che
vi fosse una diversità specifica nasce insieme all'inizio della scuola “pubblica”. Nei tempi
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 4 165antichi la scuola era riservata ai figli della famiglie benestanti, mentre i bambini del
popolo imparavano direttamente dagli adulti. Attorno agli inizi del 400 (periodo in cui le
scuole vengono aperte anche ai laici, prima riservate solo al clero) nasce il problema di
come educare i giovani e i bambini apparteniti a tutti gli stati sociali e quindi nasce il
problema di come fare e di come confrontarsi con la diversità/specificità dei bambini,
passando dall'idea di un “mini adulto” ad una creatura che invece va forgiata.
Successivamente vi è la concezione del bambino come buon selvaggio che nasce con il
pensiero del filosofo francese Rousseau (prima a sostenere l’idea ottimistica sul bambino);
al contrario, l’idea del bambino come tabula rasa risale all’empirismo inglese in particolare
con Locke.
Ci sono altre tappe importanti segnate dalla nascita
I. della psicologia scientifica dell’adulto: nel 1879 W. Wundt (scuola strutturalista) fondò a
Lipsia il 1° laboratorio sperimentale di psicologia scientifica. Esso pensava si potessero
studiare dei processi che oggi chiamiamo processi di base (sensazioni, percezione,
attenzione, tempi di reazione) con metodi nuovi e diversi da quelli tipici della filosofia
e della fisiologia. Wundt chiedeva ai soggetti di raccontare le loro sensazioni, le loro
emozioni, le loro esperienze interne attraverso l'introspezione e narrandola poi allo
sperimentatore. Con questa metodologia introspettiva non era possibile lo studio del
bambino, sopratutto piccolo e neanche lo studio dell’infante che non è ancora in grado
di compiere introspezioni e resoconti verbali. Si può affermare che Wundt ha trascurato
lo studio dei bambini perché riteneva inessenziale il loro studio alla psicologia la quale
si sarebbe dovuta occupare di individui maturi.
II. dall’evoluzionismo darwiniano: toccò così alla biologia mostrare l’importanza degli studi
scientifici del bambino. Importante da cospirare è Charles Darwin che col suo
evoluzionismo portò l’attenzione sugli stati intermedi dello sviluppo, cioè quegli stadi
che precedono la vita adulta; in questo modo l’evoluzionismo richiamò l’attenzione su
fenomeni prima trascurati ed ebbe in questo modo un forte effetto sulla psicologia. Il
Darwinismo richiama l’attenzione sul bambino come anello di congiunzione tra mondo
umano e animale: ciò ha effetto sulla psicologia tramite lo studio dell’infanzia e
l'utilizzo dell'osservazione diretta, cioè del metodo osservativo. In secondo luogo
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 5 165richiama l’attenzione al valore adattivo di certi comportamenti, per esempio a che cosa
serva giocare? Forse il gioco ha un valore adattivo. Da ciò deriva la nascita del
funzionalismo. Infine richiamando l'attenzione sulle differenze individuali, questo ha
come effetto sulla psicologia, la creazione della psicologia differenziale/psicometria.
Il funzionalismo
Il funzionalismo è la prima teoria in psicologia dello sviluppo indipendente dalla
psicologia dell’adulto che si contrappone allo strutturalismo di Wundt, abbandonandone
la caratteristica principale dello strutturalismo ossia la scomposizione dei fenomeni
coscienti nei loro elementi costitutivi. Il funzionalismo si chiede qual è lo scopo/funzione
per cui si determina un dato comportamento e come tema centrale pone lo studio del
bambino. La psicologia funzionale si sostituisce alla psicologia delle facoltà e invece che
cominciare con le manifestazioni più elaborate cominciano dalle manifestazioni più
semplici perché la mente, come tutte le cose naturali, cresce e lo studio del bambino è
insostituibile per studiare la mente.
Si tratta di un approccio pragmatico in quanto si occupa del cambiamento e della plasticità
della vita umana e ha trovato terreno fertile negli Stati Uniti ed è stato diffuso grazie ad
Hall che molti considerano come il padre della psicologia dello sviluppo in quanto ha
creato il primo istituto per lo studio del bambino, a d avviare un movimento per lo studio
del bambino e a fondare la prima rivista americana dedicata ai problemi dello sviluppo.
Da specificare però che Hall non ha fatto proprio il funzionalismo ma una versione che
incorpora una teoria specifica chiamata teoria della ricapitolazione la quale ha avuto un
influsso enorme tra la fine dell’800 e l’inizio del 900.
Più che i principi di Darwin furono i principi di dell’embriologo tedesco Haeckel ad
influenzare i primi psicologi dello sviluppo. Haeckel ha proposto una legge biogenetica
che afferma che lo sviluppo dell’embrione avviene per fasi che ricordano le fasi dello
sviluppo evolutivo della sua specie a partire dagli antenati più remoti. Quindi lo sviluppo
embrionale è il diretto risultato della storia evolutiva. Questa idea che non è in realtà
corretta, ha avuto un seguito straordinario in psicologia tanto da ispirare Romanes a
proporre che lo sviluppo umano sia proprio una ricapitolazione delle specie
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 6 165precedentemente esistite nella scala evolutiva, così che per esempio un bambino di 8 mesi
sarebbe simile per competenze mentali ad un uccello, a 10 ad un roditore, a 12 ad una
scimmia antropoide e via discorrendo. La teoria della ricapitolazione tutt’oggi riecheggia
nelle teorie stadiali come quella di Freud o di Piaget, che in qualche modo si pongono
come una sorta di embriologia della mente o della psiche. La teoria della ricapitolazione
finì in qualche modo nel colonialismo e nel razzismo, nell’idea che in qualche modo le
somiglianze tra bambini europei e adulti africani e asiatici o nativi americani fosse la
giustificazione di una sorta di superiorità della cultura Europea. Forse anche in
conseguenza a ciò la teoria della ricapitolazione è andata incontro a forti critiche
soprattutto da parte del comportamentismo americano, il quale, nel studio del bambino,
ha adottato un’ottica radicalmente ambientalista.
I principali approcci teorici allo studio dello sviluppo
Per parlare degli approcci teorici allo studio dello sviluppo si deve far riferimento al
concetto di metamodello dello sviluppo umano che corrisponde ad un insieme di assunti
iniziali che ci guidano nella scelta delle variabili considerate importanti e dei tipi di
spiegazione considerati plausibili, al quale possono essere ricondotti i singoli modelli
evolutivi. Quindi un metamodello sintetizza un insieme di teorie:
•Metamodello comportamentista: modello che racchiude e riassume le teorie di carattere
ambientalista e comportamentista. Si tratta di una teoria atomistica in quanto considera
l’organismo come un insieme di parti da analizzare separatamente il cui funzionamento
(dell’organismo) è determinato dal funzionamento della somma delle singole parti. Da
considerare che l’organismo è plasmabile e possiede una capacità illimitata di
apprendimento e il cambiamento evolutivo è prodotto da stimoli ambientali e non da
caratteristiche interne ed individuali. L’organismo viene quindi modellato o plasmato
dall’ambiente in quanto tende a ripetere i comportamenti che hanno avuto conseguenze
soddisfacenti (rinforzo positivo) e ad estingue quelli che non le hanno avute (rinforzo
negativo). Pertanto il cambiamento è determinato da dalle pressioni ambientali che
mutano il comportamento delle persone rinforzando determinati comportamenti, quindi
facendo sì che essi si fissino nel repertorio di azioni dell’individuo oppure non
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 7 165rinforzandone altri e così destinandoli all’estinzione. In questo approccio infatti si ha un
ruolo attivo dell’ambiente che fornisce costantemente stimoli e un ruolo passivo del
bambino. L’apprendimento è quindi regolato dal condizionamento classico e quello
operante e per condizionamento si intende l’associazione di uno stimolo incondizionato
(naturale) ad uno condizionato in modo tale che quest’ultimo possa indurre
naturalmente la risposta attesa. Quando si parla di condizionamento classico si fa
riferimento a Pavlov e il suo esperimento sui cani (condiziona la risposta della
salivazione, risposta incondizionata normalmente prodotta da uno stimolo
incondizionato=il cibo, allo stimolo condizionato del campanello per produrre una
risposta condizionata) e per il condizionamento operante si fa riferimento a Skinner dove la
risposta precede lo stimolo che funge da rinforzo. In questo approccio l’apprendimento
del linguaggio (Skinner) si spiega con i principi del condizionamento operante: i
bambini appendono attraverso i rinforzi forniti dai genitori che intervengono a
correggere le espressioni scorrette e a promuovere quelle corrette. Come metodo di
indagine si predilige la sperimentazione e l’osservazione con il massimo controllo
(esperimento di laboratorio come metodo ottimale per manipolare variabili e controllare
il comportamento). Da considerare però che si ritene che nell’approccio
comportamentale esista una psicologia dell’apprendimento ma non una dello sviluppo.
Ciononostante gli studiosi che si sono ispirati a questo approccio e che ne condividono gli
assunti di base, si collocano in due correnti diverse:
1. Comportamentismo radicale (influenzato da Skinner) per cui lo sviluppo è una lunga
sequenza di esperienze di apprendimento e secondo il quale i bambini si sviluppano
allo stesso modo perché si trovano a vivere esperienze di apprendimento simili. Inoltre
l’apprendimento del linguaggio si spiega con i principi del condizionamento operante:
infatti i bambini apprendono attraverso rinforzi forniti dai genitori i quali intervengono
a correggere le espressioni scorrette e a promuovere quelle corrette.
2. Teoria dell’apprendimento sociale di Bandura: sostiene che l’apprendimento deriva
dall’osservazione, anche senza rinforzo in quanto il bambino interpreta e ricorda ciò
che osserva, apprende per modellamento e per imitazione. L'apprendimento del
bambino non è una semplice risposta a degli stimoli, ciò che impara il bambino è
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 8 165influenzato dagli aspetti del comportamento osservato e dalla sua capacità di
interpretarli e ricordarli. Bandura inoltre ritiene che esistano dei rinforzi intrinseci, che
derivano dall’interno dell’individuo piuttosto che dall’esterno, ad esempio il piacere
che prova il bambino dopo aver portato a termine un compito faticoso, l’orgoglio e la
soddisfazione derivati dal risolvere un problema. In sintesi, la teoria
dell’apprendimento sociale attenua le posizioni estreme del comportamentismo e
sottolinea il ruolo del bambino nell’organizzare e interpretare le informazioni
provenienti dall’ambiente.
• Approccio organismico: ritiene l’organismo come un tutt’uno in cui il funzionamento
dell’insieme è diverso dalla somma del funzionamento delle singole parti poiché
emergono delle proprietà che non sono presenti nel funzionamento delle singole parti. Si
tratta quindi di una teoria olistica che sottolinea il concetto di unitarietà e si differenzia
dalla concezione atomistica del modello comportamentale. I sostenitori di questo
approccio ritengono che l’organismo sia attivo e che si auto-organizzi e il cambiamento
risponde ai principi organizzativi intrinseci. Il bambino costruisce gradualmente la
propria comprensione, sia di sé, sia degli altri che del mondo esterno attraverso un
continuo interscambio con l’ambiente. Ogni nuova scoperta o acquisizione risulta dal
modo in cui l’individuo e l’ambiente giungono a coordinarsi l’uno con l’altro. Questo
approccio, sul piano metodologico, predilige l’osservazione e la sperimentazione con un
grado moderato di controllo. La strategia di ricerca è evolutiva e induttiva: si
confrontano bambini di età diverse per individuare i cambiamenti evolutivi e si parte da
un’ampia gamma di comportamenti per formulare ipotesi sulla natura delle capacità
cognitive sottostanti. All’interno di questo approccio troviamo le teorie di Piaget, di
Vygotskij e Werner.
•L’approccio innatista: secondo questo il bambino è programmato geneticamente e
l’ambiente è solo un fattore che attiva lo sviluppo predeterminato delle competenze.
L’acquisizione di abilità specifiche è un processo attivo di scoperta di regole che
derivano da una conoscenza innata della sua natura e del suo funzionamento e
l’ambiente attiva le abilità innate.
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 9 165•L’approccio psicoanalitico: considera l’individuo come un organismo simbolico, capace di
attribuire significati a se stesso e al mondo. Il cambiamento che caratterizza lo sviluppo è
visto come l’esito di conflitti interni (amore-odio) ed è essenzialmente qualitativo e
procede secondo stadi ben distinti (stadi psicosessuali di Freud). Questo approccio non è
interessato ad indagare le cause o gli effetti del comportamento, ma piuttosto a
ricostruire la storia personale degli individui e a cercarne i nessi significativi. I metodi di
indagine che implementa sono caratterizzati dal minimo grado di controllo, come
l’osservazione naturalistica, il colloquio clinico e l’osservazione della relazione
osservatore-osservato.
Prospettive teoriche sullo sviluppo cognitivo
Esistono tre prospettive fondamentali che spiegano lo sviluppo cognitivo, che in parte si
sovrappongono ai grandi approcci teorici.
•Maturazionismo: la maturazione è il meccanismo che regola la comparsa delle nuove
abilità. Il programma genetico influenza gli schemi generali di sviluppo comuni a tutti i
bambini e le tendenze individuali proprie di ciascun bambino perché lo sviluppo dovuto
alla maturazione è indipendente dalla pratica e dall’esercizio ad esempio non serve un
insegnamento specifico affinché il bambino impari a camminare. Arnold Gesell é il più
importante sostenitore e il primo a sottolineare il ruolo della base biologica nel
determinare le tappe di sviluppo del bambino. È stato colpito dalla regolarità con cui
compaiono le prime abilità motorie del bambino e ha ipotizzato che la sequenza e la
scansione temporale che caratterizzano queste abilità siano il prodotto di un programma
genetico predeterminato. In un esperimento, Gesell ha preso in esame una coppia di
gemelle di 11 mesi che non erano ancora in grado di arrampicarsi sulle scale. Ha
sottoposto una delle gemelle a quotidiane sedute di addestramento, mentre l’altra
gemella che riceveva alcun trattamento (non possedeva ancora questa abilità). Qualche
tempo dopo la gemella di controllo (la seconda gemella) ha cominciato spontaneamente
ad arrampicarsi sulle scale e venne sottoposta ad un intenso periodo di addestramento.
Alla fine, le gemelle erano ugualmente abili ad arrampicarsi sulle scale e non vi era
alcuna differenza tra di loro. Con questo Gesell ha voluto dimostrare che l’esperienza
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 10 165gioca un ruolo marginale, accelerando o ritardano la comparsa di alcune abilità che si
sarebbero comunque manifestate sulla base di un programma genetico.
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Chomsky si ispira al maturazionismo per spiegare la comparsa del linguaggio nel
bambino: sostiene che la capacità di acquisire il linguaggio sia innata e specifica
dell’essere umano, ma che l’esperienza gioca un ruolo nell’effettivo processo di
acquisizione della lingua materna: l'ambiente é cioè un attivatore dell’abilità innate.
L’acquisizione di una abilità specifica è un processo attivo di scoperta continua di regole
che derivano da una conoscenza innata della sua natura e del suo funzionamento ed è
iscritta nel patrimonio genetico della specie umana. Le abilità sono considerate domini
specifici innati, indipendenti dall’intelligenza e dalle altre abilità e la conoscenza
precede l’esecuzione, cioè il bambino possiede le regole prima di utilizzarle.
•Comportamentismo (Bijou e Baer): Bijou e Baer sono gli studiosi che hanno applicato la
teoria di Skinner allo studio dello sviluppo cognitivo e sostengono che la cognizione è
una particolare classe di comportamenti, sottoposta al controllo dei fattori ambientali.
Soltanto i comportamenti esterni osservabili possono essere oggetto di indagine
scientifici, mentre bisogna evitare di ricorrere a costrutti interni ossia a tutto ciò che si
trova dentro la testa del bambino. La ricerca sullo sviluppo cognitivo da parte dei
comportamentisti si ispira ai principi del:
▪ Riduzionismo: il comportamento può essere ridotto ad una serie di comportamenti
semplici, quindi occorre studiare le singole unità comportamentali.
▪ Parsimonia: prevede che i meccanismi dell’apprendimento operino allo stesso modo per
l’intero ciclo vitale, pertanto non è necessario confrontare gli individui in momenti diversi
del loro sviluppo.
Critiche dei principi ispiratori del comportamentismo:
- l'apprendimento non funziona in modo uniforme, non è indipendente dal materiale che
va appreso e dalle relazioni che esso ha con le conoscenze già padroneggiate
dall’individuo.
- le prestazioni cognitive sono influenzate dal contesto e dal significato del compito.
- il cambiamento evolutivo influenza le capacità di apprendimento e memoria in quanto
cambia le strategie che l’individuo utilizza nell’eseguire i compiti cognitivi
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 11 165•Costruttivismo: si afferma negli anni ’60 grazie alla diffusione della teoria di Piaget, che
nega che la psicologia dello sviluppo si possa ridurre a psicologia dell’apprendimento e
sostiene che il pensiero infantile sia qualitativamente diverso dal pensiero adulto. I
bambini costruiscono attivamente le proprie credenze e conoscenze, che sono discrepanti
rispetto a quelle adulte e costruisce gradualmente inoltre la propria comprensione della
realtà attraverso un’interazione bidirezionale con l’ambiente. Nel corso dello sviluppo il
sistema cognitivo subisce una serie di trasformazioni, che corrispondo a strutture
intellettive di crescente complessità e stabilità e ciascuna riflette un migliore equilibrio
tra individuo e ambiente. Queste strutture compaio secondo una serie di stadi di
sviluppo secondo una sequenza invaiante e universale e ogni acquisizione del bambino é
il modo in cui individuo ed l’ambiente giungono a coordinarsi e adattarsi l’un con l’altro.
Anche questo metamodello è stato sottoposto a numeroso critiche tra le quali troviamo il
fatto che questo assuma che il cambiamento sia di carattere teleologico (eventi che
avvengono in funzione di un fine/scopo) ma si può osservare dal comportamento degli
esseri umani che non esiste un percorso unico di arrivo valido per tutti. Inoltre questo
metamodello assume che le persone differiscano solo nella velocità di arrivo al punto
universale ma, dall’osservazione del comportamento delle persone si può osservare il
contrario: lo sviluppo può assumere percorsi differenti in quanto c’è plasticità nel
cambiamento e una multi-direzionalità nello sviluppo poiché, man mano che prendiamo
delle decisioni queste ci porteranno progressivamente in direzioni diverse a seconda
delle decisioni che abbiamo preso precedentemente. Infine il metamodello del
costruttivismo assume che con l’avanzare dell’età diminuisca l’accentuarsi delle
differenze interindividuali ma nella realtà avviene il contrario. Da considerare inoltre che
la teoria stadiale è apparsa come un’ipersemplificazione perché riduce lo sviluppo
all’evoluzione di singole strutture unitarie. - le descrizioni di Piaget sulle strutture
intellettive, non corrispondono ai processi che l’individuo mette in atto nel risolvere un
problema, ma forniscono modelli logici astratti e lontani dal comportamento reale.
Ecologia dello sviluppo
Lewin: precursore dell’ecologia dello sviluppo
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 12 165Fino agli ‘70 gli psicologi tendevano a considerare il contesto limitato al rapporto madre-
bambino in famiglia o all’interazione tra bambino e compagni di scuola. Dopo gli anni ’70
si è iniziato a considerare il termine “contesto” in modo più allagato ed esteso
considerando quindi lo sviluppo come un processo che avviene nel contesto, contesto che
non è più ristretto alla madre e al figlio ma un contesto più allargato. Da questo è nata la
teoria ecologica dello sviluppo il cui fondatore è Urie Bronfenbrenner. Questo ha sottolineato
l’importanza del contesto e dell’individuo all’interno dell’ambiente ecologico inteso come
una serie ordinata di strutture, incluse l’una nell’altra, che corrispondono a dei cerchi
concentrici.
Ciononostante, il precursore della teoria ecologica dello sviluppo è stato Kurt Lewin il
quale ha elaborato la sua teoria di campo la cui affermazione fondamentale è l’ambiente
psicologico deve essere descritto in termini psicologici quindi Lewin prende l’esistenza di un
ambiente psicologico individuale ossia di quello spazio di vita che è percepito e vissuto
dal singolo individuo in relazione alle sue caratteristiche personali e in un dato momento
(in un dato momento = all’ambiente vengono attribuite delle proprietà dinamiche di
cambiamento). Si può quindi affermare che è stato Lewin ad applicare alcuni principi
della Gestalt all’ambito di studio della personalità e dello sviluppo. Una delle prime
distinzioni che Lewin fa è tra persona (p) e tutto ciò che è fuori di essa (non - p) ossia tutto
ciò che non è significativo per la persona in un dato momento. Lewin definisce inoltre
anche l’ambiente che si riferisce a tutto ciò che è significativo per la persona in quel
determinato momento. La persona e l’ambiente, secondo la sua ideologia, costituiscono lo
spazio di vita. Infine l’equazione che lega il comportamento, la persona e l’ambiente è: C =
f (P ,A) ossia il comportamento è una funzione congiunta della persona e dell’ambiente in
un dato momento dove la persona è una persona con le sue caratteristiche e componenti
biologiche e l’ambiente è l’ambiente psicologico. C’è inoltre da specificare che gli oggetti
possiedono una valenza e quindi creano forze di attrazione e di repulsione espresse da un
segno positivo/negativo. Il segno e l’intensità della valenza di un oggetto dipendono
dallo stato dei bisogni di un certo individuo un momento dato.
Fattori di ecologia psicologica
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 13 165Ai margini dell’ambiente si collocano i fattori di ecologia psicologica (fattori sociali, fattori
di natura fisica che incidono particolarmente sull’ambiente psicologico come la povertà…)
che non fanno parte dell’ambiente ma che possono influenzarlo in un certo momento o
più durevolmente. Un compito proprio dell’ecologia psicologica è quello di studiare come
gli eventi di una zona di confine influenzano lo spazio di vita. Si tratta di fattori di natura
fisica che incidono particolarmente sull’ambiente psicologico ma ci sono anche aspetti
sociali importanti di cui si occuperà Bronfenbrenner, come la povertà, il reddito al di sotto
di certi livelli, il fattore di carattere economico. Pertanto questi fattori possono essere di
diversa natura, possono appartenere all’ambito economico, sociale, culturale (quindi non
fanno parte dell’ambiente ma lo possono influenzare). Per Lewin esistono dunque tre aree:
•Area 1: spazio di vita (S) = P+A la persona e il suo ambiente psicologico;
•Area 2: processi che si svolgono ad altri livelli che non hanno influenza in quel dato
momento per quell’individuo (zona non p);
•Area 3: zona di confine dove operano i fattori di ecologia psicologica che possono
influenzare l’ambiente psicologico in un dato momento o più durevolmente.
Tra i fattori che possono influenzare l’ambiente in maniera più durevole rientrano i i
fattori di ecologia sociale delle sviluppo di cui si è occupato Brofenbrenner.
Bronfenbrenner, fondatore dell’approccio ecologico allo sviluppo, sottolinea la complessità
della nozione di contesto e individua all’interno dell’ambiente ecologico una serie ordinata di
strutture, incluse l’una nell’altra, che corrispondono a cerchi concentrici. L’autore ha
quindi elaborato un modello cronosistemico dei rapporti tra individuo e ambiente dando
particolare rilevanza alle proprietà dinamiche e temporali dei rapporti tra individuo e
ambiente, teorizzando un sistema di livelli di contesti ambientali che sono
interdipendenti. Il sistema di Bronfenbrenner infatti segue un ordine crescente che va dal
microsistema (quello più vicino al soggetto in via di sviluppo ed è quello che sperimenta
direttamente) al macrosistema (quello più esterno e rappresentato dal contesto sociale che è
sempre in modificazione e che ha effetti su tutti i livelli più interni) e i livelli di sistema
superiori influenzano quelli inferiori.
I. Primo livello. Il microsistema corrisponde ad una situazione ambientale precisa in cui è
inserito l’individuo (relazione con il genitore)
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 14 165II. Secondo livello. I mesosistemi corrispondono ad un sistema di microsistemi. Qui si va al
di là delle singole situazioni ambientali e si considerano le relazioni tra di esse. Ex:
l’abilità di un bambino nell’imparare a leggere e scrivere all’inizio della scuola
elementare dipende non solo da come gli viene insegnato, ma anche dai legami
esistenti tra scuola e famiglia ecc.
III.Terzo livello: esosistema: sono rappresentati da contesti che il bambino non sperimenta
direttamente ma che hanno importanti conseguenze sui sistemi più interni, ad esempio
le condizioni di vita e di lavoro della famiglia. Questo significa che lo sviluppo di un
individuo viene influenzato da eventi che si verificano in situazioni ambientali in cui
egli non è neppure presente.
IV . Quarto livello: macrosistema corrisponde al complesso di valori, ideologie, culture,
istituzioni, risorse sociali ed economiche ossia alla politica sociale e ai servizi che
caratterizzano la comunità socioculturale in cui è inserito l’individuo.
In successive revisioni delle teoria Bronfebrenner ha riconosciuto anche la rilevanza degli
aspetti biologici e genetici della persona al fine dello sviluppo umano e per questo la
teoria è stata chiamata modello bioecologico. Dieci anni dopo lo stesso Bronfenbrenner si
rese conto che molte ricerche, influenzate dalla sua volontà di includere il contesto,
tendevano a ignorare l’individuo che si sviluppa, ovvero il bambino. Si era verificato un
vero e proprio spostamento eccessivo dell’interesse nella direzione opposta.
Le differenze inter e intra individuali nello sviluppo
Fino a qualche anno fa hanno avuto particolare seguito le concezioni stadiali delle teorie
dello sviluppo cognitivo, nel caso di Piaget, e affettivo nel caso di Freud. Gli stadi teorizzati
dai suddetti forniscono utili criteri di riferimento cui ancorare lo sviluppo di ampie
popolazioni, da considerare che però è stato messo in dubbio il loro livello di validità in
quanto, con il passare del tempo, si è delineato sempre più l’interesse per l'analisi delle
differenze individuali, aspetto trascurato dalle teorie stadiali, rispetto all’interesse per gli
aspetti comuni ad una larga popolazione. Quando si parla di differenze individuali si fa
riferimento a delle differenze intese sia come differenze nello sviluppo di individui diversi
(interindividuali) sia come differenze tra aspetti dello sviluppo in uno stesso individuo
Tadiello Sofia Appunti di psicologia dello sviluppo Pagina di 15 165