DISPENSA DI
ANATOMIA UMANA II:
Il torace
Appunti di Sabrina Marenzi
Università degli Studi di Brescia
Facoltà: Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia
Esame: Anatomia umana II (secondo anno)
Docente: Rita Rezzani, Francesca Bonomini
A.A. 2021/2022
Tesi
online
A P P U N T I
Tesionline1
Indice
Regioni del torace e del dorso
Regione mediana posteriore del dorso
É la regione mediana posteriore del corpo, segue l'andamento delle vertebre dalla base dell'occipitale fino al coccige. Si può
dividere in:
regione cervicale posteriore e nucale, i cui limiti sono
superiore: linea nucale superiore o inion
inferiore: linea cervicotoracica (C7)
laterali: margini anteriori del muscolo trapezio
regione vertebrale toracica, i cui limiti sono
superiore: linea cervicotoracica (C7)
inferiore: linea toracoaddominale (T12)
laterali: linee mediali delle scapole
regione vertebrale lombare, i cui limiti sono
superiore: linea toracoaddominale (T12)
inferiore: linea addominopelvica (base del sacro)
laterali: margini laterali dei muscoli propri del dorso
regione sacrale, i cui limiti sono
superiore: linea addominopelvica (base del sacro)
inferiore: apice del coccige
laterali: margini laterali dell'osso sacro
Cosa accomuna le regioni vertebrali lombare e sacrale e cosa ne deriva?
Dal punto di vista dell'organizzazione vascolare, del drenaggio linfatico e dell'innervazione sono molto simili, quindi possono
essere considerate una regione unica. Anteriormente infatti non vengono divise: costituiscono entrambe l'addome.
Regione cervicale posteriore e nucale
Stratigrafia della regione cervicale posteriore
Cute → sottocute (che tra i due strati areolare e lamellare ha la fascia superficiale del sottocutaneo) → vasi e nervi superficiali
→ fascia cervicale superficiale (tessuto connettivale che avvolge i singoli muscoli dà setti per la FCM e la FCP, legata al
legamento nucale, si associa alle vertebre).
Regioni del torace e del dorso
Regione mediana posteriore del dorso
Regione cervicale posteriore e nucale
Parete toracica
Regione toracica anteriore
Regione toracica posteriore
Vasi e nervi della parete toracica
Regione lombosacrale
Ghiandola mammaria
Logge pleuropolmonari
Organizzazione della cavità toracica
Pleure e cavità pleurica
Polmoni
Mediastino
Trachea toracica e bronchi
Esofago
Cuore2
Legamento nucale
Il legamento nucale è un inspessimento che connette la fascia cervicale superficiale con la fascia profonda, raggiungendo
anche i processi spinosi bifidi delle vertebre cervicali C1→C6. Permette il mantenimento della lordosi cervicale e consente
mobilità (flessione ed estensione) delle vertebre cervicali.
Vascolarizzazione e innervazione della regione cervicale posteriore
Arterie: in generale rami dell’arteria carotide esterna e dell’arteria succlavia, cioè
arteria occipitale a livello superiore
arteria cervicale superficiale (dal tronco tireo-cervicale) a livello inferiore
arteria cervicale profonda (dal tronco costo-cervicale) per la zona più profonda
Vene: i rami venosi sono satelliti delle arterie e giungono alle vene brachiocefaliche, per poi drenare nella vena cava
superiore
Vasi linfatici: drenano nei linfonodi occipitali, cervicali e sopraclavicolari
Nervi: rami posteriori o dorsali degli 8 nervi spinali cervicali, per la regione nucale in particolare ci riferiamo al nervo grande
occipitale (da C2) e al nervo sottoccipitale (ramo dorsale di C1).
Parete toracica
Per parete toracica si intendono tutte le strutture più esterne del torace, che sono visibili sulla regione toracica anteriore e sulla
regione toracica posteriore. Nonostante la suddivisione topografica in anteriore e posteriore, le vascolarizzazioni e innervazioni
risultano condivise, e si parlerà in generale quindi di vasi e nervi della parete toracica.
Regione toracica anteriore
Limiti della regione toracica anteriore
Limite superiore: linea cervicotoracica (manubrio dello sterno, clavicole, articolazione acromio–clavicolare).
Limite inferiore: linea toracoaddominale (processo xifoideo, coste 7°→10°).
Limiti laterali: linee ascellari anteriori.
Suddivisione della regione toracica anteriore
Se non viene divisa si definisce regione costale, altrimenti si individuano:
regione infraclavicolare, i cui limiti sono
superiormente: linea cervicotoracica
inferiormente: 3° costa
lateralmente: linea ascellare anteriore
medialmente: linea marginosternale
regione mammaria, i cui limiti sono
superiormente: 3° costa
inferiormente: solco sottomammario
lateralmente: linea ascellare anteriore
medialmente: linea marginosternale
regione inframammaria, i cui limiti sono
superiormente: solco sottomammario
inferiormente e medialmente: linea toracoaddominale
lateralmente: linea ascellare anteriore
regione presternale (davanti allo sterno), i cui limiti laterali sono rappresentati dalle linee marginosternali.
Dove si trova indicativamente il solco sottomammario?
Il solco sottomammario, detto anche solco inframammario, si localizza indicativamente sotto la 6° costa, ma questo limite può
variare con l'età (soprattutto dopo la menopausa).
Stratigrafia della regione toracica anteriore3
Cute (sottile in questa regione, più spessa invece a livello della regione toracica posteriore) → sottocute (due strati come sempre:
lamellare e areolare) → fascia superficiale (avvolge la ghiandola mammaria) → fascia profonda o fascia pettorale (divisa in
uno strato superficiale che copre la superficie esterna del muscolo grande pettorale e lo separa dalla ghiandola mammaria, e
uno strato profondo che si trova tra i due muscoli pettorali).
Regione toracica posteriore
Limiti della regione toracica posteriore
Limite superiore: linea cervicotoracica (C7)
Limite inferiore: linea toracoaddominale (T12)
Limiti laterali: linee ascellari posteriori
Linee di divisione con la zona mediana: linee toracoappendicolari (indicano il margine dei muscoli toracoappendicolari).
Stratigrafia della regione toracica posteriore (tratto toracolombare)
Cute → sottocute → fascia toracolombare (tessuto connettivo fibroso uguale a quello del tratto cervicale, avvolge e separa i
muscoli superficiali e profondi, si divide in tre foglietti: anteriore, medio e posteriore, uniti nel rafe laterale) che si porta lateralmente
come fascia trasversale → muscolo erettore della colonna, muscolo quadrato dei lombi, muscolo grande psoas e
muscolo grande dorsale (avvolti della fascia).
Particolarità dell'avvolgimento del muscolo grande dorsale
Il grande dorsale è il muscolo toracoappendicolare più superficiale posteriormente, per il suo avvolgimento in fasce ci sono
opinioni contrastanti: secondo la prima riceve i foglietti presenti a livello della fascia toracolombare (e quindi è integrato agli altri
muscoli), secondo un'altra opinione non è avvolto dalla fascia toracolombare e presenta un proprio avvolgimento connettivale.
Vasi e nervi della parete toracica
Vascolarizzazione arteriosa
Operata da:
arterie intercostali posteriori (dall’aorta toracica)
arterie intercostali anteriori (dall’arteria toracica interna e dall’arteria muscolo–frenica)
arteria toracoacromiale e arteria toracica laterale (rami dell'arteria ascellare)
Organizzazione → le arterie intercostali posteriori sono rami dell'aorta toracica, mentre le arterie intercostali anteriori sono
rami delle arterie toraciche interne (dette anche mammarie interne). Queste ultime derivano dalle succlavie, scendono ai lati
dello sterno dando rami collaterali per la gabbia toracica, e a livello della 7° costa danno due rami terminali: l'arteria
epigastrica superiore e l'arteria muscolo–frenica, da cui dipartono le arterie intercostali anteriori per le coste 7→10. Le
intercostali anteriori e posteriori fanno anastomosi a pieno canale tra loro.
Vascolarizzazione venosa
Operata da:
vene intercostali posteriori (poi sistema azigos)
vene intercostali anteriori (poi vene toraciche interne)
vena toracoacromiale e vena toracica laterale (poi ascellare e poi succlavia, infine nella cava superiore)
Organizzazione → le vene intercostali posteriori drenano a destra nella vena azigos e a sinistra nelle vene emiazigos ed
emiazigos accessoria, mentre le vene intercostali anteriori drenano da entrambi i lati nelle toraciche interne o "mammarie
interne", che terminano nelle vene brachiocefaliche.
Sistema azigos
Il sistema azigos è costituito da 3 vene: la più importante è la vena azigos, che origina dalla vena lombare ascendente destra
dopo il diaframma (a sua volta derivante dalla vena iliaca comune destra) e drena nella vena cava superiore. Nella azigos drenano
a destra le vene intercostali posteriori in modo diretto e a sinistra, a livello di T8-T9, la vena emiazigos (dalla vena lombare
ascendente sinistra, drena le intercostali posteriori inferiori sinistre) e la vena emiazigos accessoria (drena le intercostali
posteriori superiori sinistre). Le emiazigos fanno anastomosi, ma hanno grande variabilità.
Cosa significa che il sistema azigos crea un'anastomosi cava-cava?
Significa che questo sistema permette una doppia vascolarizzazione venosa dei territori in cui si trova, e "unisce" le due vene
cave (prelevando dalla inferiore e immettendo nella superiore), in modo che se una delle due dovesse risultare ostruita, il
drenaggio si sposterà sull'altra alternativa possibile.4
Innervazione
I nervi della parete toracica sono tutti rami dorsali dei nervi spinali toracici. L’innervazione avviene in modo segmentario,
seguendo le coste.
Drenaggio linfatico
La parete toracica (compresa la ghiandola mammaria) ha un:
drenaggio linfatico parietale superficiale → drena cute e sottocute verso la componente profonda, per poi giungere a
quella viscerale. Fa riferimento a linfocentri come i linfonodi ascellari, e drena nel tronco succlavio (che poi confluisce nel dotto
sinistro o destro). Ai linfonodi ascellari giunge la linfa anche da quelli parasternali (parte parietale profonda)
drenaggio linfatico parietale profondo → drena muscoli e componenti ossee, facendo riferimento ai linfonodi parasternali
(poi ascellari → tronco succlavio), intercostali e diaframmatici (poi tronchi broncomediastinici → dotti destro o sinistro, anche
direttamente senza tronchi prima). I linfonodi diaframmatici raccolgono anche linfa dai visceri dell'addome.
drenaggio linfatico viscerale → operato dai dotti, che riceve linfa anche da quello parietale.
Regione lombosacrale
Stratigrafia della regione lombosacrale
Nel tratto lombosacrale la stratigrafia è uguale a quella del tratto toracolombare, ma con la differenza di non presentare più tutti
e tre i foglietti della fascia profonda (che avvolge la componente muscolare), ma solo il foglietto posteriore.
Vascolarizzazione e innervazione della regione lombosacrale
Arterie: aorta addominale, che sotto il diaframma dà i rami terminali (arterie iliache comuni destra e sinistra) e alcuni rami
collaterali (arterie lombari, arteria sacrale mediana e arterie sacrali laterali).
Vene: vene iliache comuni, poi vene lombari e vena cava inferiore, ma anche sistema azygos per un doppio drenaggio.
Vasi linfatici: presente come sempre una componente superficiale (i cui linfonodi più importanti sono quelli inguinali) e una
profonda (che termina nel dotto toracico sinistro).
Nervi: tutti i rami dorsali dei nervi spinali a livello lombosacrale.
Ghiandola mammaria
Introduzione alla ghiandola mammaria
La ghiandola mammaria o mammella è una ghiandola tubulo alveolare che si trova nella regione mammaria e rappresenta un
carattere sessuale secondario tipicamente femminile (nonostante sia presente anche nel maschio, ma è funzionale solo nella
donna). La sua vascolarizzazione e drenaggio linfatico sono gli stessi della parete toracica perché è una ghiandola di superficie
posta sopra alla fascia pettorale. Contiene componenti ghiandolari e tessuto adiposo (in rapporti diversi a seconda dell'età) e
giunge lateralmente alla linea ascellare media con il processo ascellare o di Spence.
Limiti indicativi esterni
Superiore: linea orizzontale alla 2°–3° costa.
Inferiore: solco sottomammario (o inframammario), indicativamente sotto la 6° costa ma dipende dall'età e dalla composizione
della ghiandola.
Laterale: linea ascellare anteriore o linea ascellare media (a seconda della dimensione della coda di Spence).
Conformazione esterna
La ghiandola mammaria presenta al centro l'areola con il capezzolo (ben evidente in allattamento, identificato dall’intersezione tra
le linee emiclaveari e il 4° spazio intercostale), che hanno una colorazione più scura della cute. L'areola contiene il muscolo
areolare (circolare) e ha tessuto connettivo con i tubercoli di Montgomery (o ghiandole areolari) e ghiandole sudoripare.
Tubercoli di Montgomery o ghiandole areolari
Si tratta di ghiandole sebacee poste attorno al capezzolo, nell'areola, che secernono liquido lipoico per mantenere il capezzolo
e l'areola lubrificati e protetti. Questi composti inoltre sono volatili e rappresentano uno stimolo olfattivo per il neonato da allattare.
Stratigrafia della ghiandola mammaria
La stratigrafia della ghiandola mammaria si descrive dall’esterno all’interno, come per tutti gli organi parenchimatosi (per gli
organi cavi, come la maggior parte visti fin’ora, si procede dall’interno verso l’esterno). Cute e sottocute → lamina premammaria
della fascia superficiale → ghiandola mammaria (con lobi, lobuli e dotti) → lamina retromammaria della fascia superficiale 5
→ spazio retromammario (connettivo che dà mobilità alla ghiandola, risente dell'età perché da elastico diventa fibroso) → fascia
pettorale → muscoli della parete (esempio: grande pettorale).
Struttura ed elementi del parenchima ghiandolare mammario
Il parenchima è formato da 15–20 lobi, divisi in lobuli più piccoli formati dagli alveoli (elementi funzionali per la produzione di
latte). Il latte prodotto è portato all'esterno prima dai dotti lobulari e poi dai dotti galattofori (1 per lobo), che formano delle
ampolle dette seni galattofori a livello del capezzolo (dove alloggia il latte prodotto per riserva). Tra i dotti è presente connettivo
denso detto periduttale, fuori dai lobi si trovano connettivo lasso e adiposo.
Legamenti sospensori della mammella o di Cooper
I legamenti di Cooper sono sepimenti di connettivo fibroso che dipartono dalla lamina premammaria e si addentrano nella
ghiandola, sostenendone il tessuto adiposo e il parenchima e collegandoli alla pelle (sostengono anche capezzolo e areola).
Possono deteriorarsi durante gravidanza e allattamento.
Funzione delle cellule mioepiteliali
Le cellule mioepiteliali avvolgono i singoli alveoli e con la loro contrazione permettono la movimentazione del latte verso i dotti
lobulari e poi i dotti galattofori. Il latte che ristagna nei seni galattofori del capezzolo viene portato invece all'esterno dalla suzione
del neonato.
Differenze tra ghiandola mammaria attiva (durante l'allattamento) e nullipara
Una ghiandola attiva ha lobuli ben sviluppati e alveoli contenenti latte, data l'attività secernente, e presenta poco tessuto adiposo.
Una ghiandola nullipara (cioè inattiva) ha lobuli poco sviluppati perché inattivi, dimensioni ridotte e prevalenza di tessuto
adiposo.
Analisi dei tessuti della ghiandola mammaria
Alveoli: epitelio monostratificato cubico (ghiandola attiva) o cilindrico (ghiandola nullipara), circondati da cellule mioepiteliali.
Dotti lobulari (o minori): epitelio monostratificato.
Dotti galattofori (o maggiori): epitelio bistratificato.
Capezzolo: epitelio squamoso cheratinizzato (le cui aperture sui dotti galattofori sono chiuse, in caso di mancato allattamento,
da tappi di cheratina).
Mammografia
La mammografia è una radiografia eseguita mentre il seno è compresso tra due lastre, al fine di individuare la presenza di
formazioni potenzialmente tumorali. Può essere effettuata dopo la palpazione di un nodulo o altri segnali diagnostici, oppure come
test di screening dopo i 45–50 anni (sotto i 40 anni si preferisce l'ecografia a causa della densità del tessuto ghiandolare).
Sviluppo embrionale della ghiandola mammaria
La ghiandola mammaria origina dall'ectoderma dalla 7° settimana, come ispessimento lineare sulle linee del latte o creste
mammarie. Gli ispessimenti poi rimangono solo a livello del futuro capezzolo e gli altri spariscono. Al 2° mese si formano i primi
abbozzi ectodermici nel mesoderma, al 3° mese si formano la fossetta mammaria e piccole invaginazioni, e gli ultimi mesi inizia
la canalizzazione che forma dotti e lobuli.
Capezzoli e mammella nell’uomo
Gli uomini presentano i capezzoli perché lo sviluppo della mammella (come ghiandola sudoripara modificata, non ancora attiva)
avviene alla 7° settimana, mentre la differenziazione gonadica è successiva: tra la 7° e 8° settimana, sotto l'influenza del
cromosoma Y. Anche gli uomini, quindi, possiedono un abbozzo di ghiandola mammaria non sviluppata, che può andare incontro
ad accrescimento se stimolata da ormoni femminili (ginecomastia).
Politelia e polimastia
Politelia: presenza di capezzoli sovrannumerari lungo le linee del latte.
Polimastia: presenza di ghiandole mammarie sovrannumerarie lungo le linee del latte.
Vascolarizzazione e innervazione della ghiandola mammaria
Arterie
rami dell'arteria ascellare → arteria toracoacromiale (porzione superiore) e arteria toracica laterale (porzione laterale e
coda di Spence)
arteria toracica interna e suoi rami → arteria intercostali anteriori dalla 2° alla 5° (porzione mediale).
Vene: sono satelliti delle arterie e presentano la medesima nomenclatura.
Drenaggio linfatico: parte da capezzolo e areola a costituire un vero e proprio plesso linfatico6
il 75% della linfa giunge ai linfonodi ascellari (→ poi tronchi succlavi),
il 13% va ai linfonodi pettorali (→ poi tronchi succlavi), sottoclavicolari e sovraclavicolari (→ poi ai tronchi giugulari).
il 2% è drenato dai linfonodi parasternali, permettendo il drenaggio controlaterale (→ poi tronchi broncomediastinici e
succlavi).
Nervi
sensoriali: nervi intercostali dal 4° al 6°, con innervazione specifica per il capezzolo che dipende dai rami cutanei
laterali del nervo T4 (vicino all'epitelio ha terminazioni libere e corpuscoli di Meissner)
secrezione ghiandolare: fibre provenienti dal sistema ortosimpatico e dal controllo ormonale di ipofisi (LH, FSH) e ovaio
(estrogeni, progesterone).
Tecnica del linfonodo sentinella
Nel caso in cui si sospetti la presenza e l'espansione di un tumore, si verifica che il primo linfonodo della catena linfonodale
dedicata alla zona (detto linfonodo sentinella) sia pulito, quindi non raggiunto dalle cellule tumorali. In questo modo si sa che il
tumore non ha raggiunto il drenaggio linfatico e non si è espanso con metastasi (tecnica che si usa per il tumore alla mammella).
Cosa comporta la grande complessità di vascolarizzazione linfatica della ghiandola mammaria?
Comporta la possibilità delle cellule tumorali a livello della ghiandola di migrare facilmente, creando metastasi con velocità
estrema (attraverso la comunicazione torace–addome e quella tra le due ghiandole stesse destra e sinistra).
Logge pleuropolmonari
Organizzazione della cavità toracica
Suddivisione generale della cavità toracica
La cavità toracica viene suddivisa in:
logge pleuropolmonari → due spazi connettivali delimitati dalle coste (anteriormente e lateralmente), il diaframma
(inferiormente), il mediastino (posteriormente e medialmente) e la loggia sovraclavicolare (superiormente), si compongono di
pleure e polmoni.
mediastino → spazio mediano della cavità toracica, compreso tra le due logge pleuropolmonari, contiene il cuore e e parte di
trachea, esofago e grandi vasi.
Pleure e cavità pleurica
Foglietti pleurici
Le pleure sono membrane sierose divisibili in 2 foglietti, detti foglietti pleurici: un foglietto parietale (che aderisce alla parete
interna del torace) e un foglietto viscerale (legato al parenchima polmonare, di cui è la tonaca avventizia sierosa). I due foglietti
sono separati dal liquido pleurico a formare la cavità pleurica, ma si continuano l'uno nell'altro a livello dell'ilo polmonare
(entrata di bronchi, arteria polmonare e vena polmonare).
Suddivisione delle pleure parietali
Parte diaframmatica: rivolta inferiormente verso il diaframma
Parte mediastinica: rivolta medialmente e posteriormente verso il mediastino
Parte costale: rivolta lateralmente e anteriormente verso le coste
Cupola pleurica: la porzione più superiore, che si introduce nella loggia sopraclavicolare nell'inspirazione completa, e ha
legamenti per il mantenimento delle pleure in posizione, detti legamenti sospensori della cupola pleurica.
Legamenti sospensori della cupola pleurica
Dalle cupole pleuriche partono legamenti sospensori che contribuiscono a mantenere le pleure e i polmoni in sede,
soprattutto nel momento dell'inspirazione. Sono il legamento costo–pleurale, il legamento scaleno–pleurale e il legamento
vertebro–pleurale.
Disposizione di vasi e nervi intercostali all’esterno delle pleure
I vasi e nervi intercostali si dispongono sempre tra una costa e l'altra, tra i muscoli intercostali interni e quelli intimi. L'ordine
cranio-caudale è sempre: costa superiore → vena intercostale → arteria intercostale → nervo intercostale –> spazio intercostale
tra i muscoli interni e gli intimi → nervo intercostale → arteria intercostale → vena intercostale → costa inferiore.
Topografia toraco-pleurica e toraco-polmonare