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Sorvegliare e punire:
Questi appunti universitari sono dedicati ai temi cruciali della sorveglianza, dell'esercizio e delle manovre nel contesto della società disciplinare, per approfondire le complesse dinamiche di controllo e manipolazione delle forze umane attraverso classificazioni, esami, registrazioni e molto altro.
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Gli appunti vi guideranno attraverso i meccanismi di controllo sociale e le strategie di dominio delle molteplicità umane. Esplorate i concetti di sorveglianza, annotazioni, file e posti, scoprendo come tutto sia parte di un sistema complesso progettato per assoggettare i corpi e manipolare le loro forze.
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Dettagli appunto:
- Autore: Marco Schiralli
- Università: Università degli Studi di Torino
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia del lavoro e delle organizzazioni
- Esame: Ergonomia Cognitiva
- Docente: Maurizio Tirassa
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SORVEGLIARE E PUNIRE Appunti di Marco Schiralli Università degli Studi di Torino Facoltà: Psicologia Corso di Laurea in Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle Organizzazioni Esame: Ergonomia Cognitiva Docente: Maurizio Tirassa A.A. 2019/2020 T e s i o n l i n e A P P U N T I T e s i o n l i n e1. IL C ORPO DEL C OND AN N A T O T r a la fine del dicio e simo sec olo e l’ inizio del dicianno v esimo , la lugubr e f es t a puni v a si v a spegne ndo. In ques t a tr as f ormazione si sono c ombina due pr ocessi che non hanno seguit o la me desima cr onologia, ne hanno a vut o le me desime r agioni d’ e sser e . Da un la t o la sc ompar sa della punizione : il ce rimoniale della pena t e nde ad e n tr ar e nell’ ombr a. Dall’ altr o il c orpo sc ompar e c ome principale ber saglio della r epr e ssione penale. La punizione c e s sa poc o a poc o di e sser e uno spe ac olo c ome se le funzioni della ce rimonia penale ce ssasser o poc o a poc o di esser e c ompr e nsibili. Quel rit o che c onclude v a il crimine viene sospe a t o di man t e ner e c on ques t o un leg ame , di e guagliarlo , nell’ e sser e selv ag gio , di abituar e gli spe a t ori ad una f e r ocia da cui si v ole v a in v e ce dis t oglierli, di f ar assomigliar e il boia ad un criminale e i giudici ad assassini, di f ar e del supplizio un og g e o di pie t à o ammir azione. Be cc aria l’ a v e v a d e o molt o pr e s t o “L ’ assassinio , che ci viene pr e sen t a t o c ome un crimine orr ibile , noi lo v e diamo c omme e r e fr e ddamen t e , senz a rimor si ” . La punizione diviene quindi part e in t e gr an t e del pr ocesso penale, ma la sua e ffic acia de v e deriv ar e dalla sola c onsape v ole zz a as tr a a che ci sia, non t an t o dalla sua visibilit à. La ce rt e zz a di e sser e puni , ques t o e non più la sua r appr e sen t azione, de v e t e ner e lon t ani dal deli o. V e ng ono r esi pubblici i pr ocessi e le c ondanne non le e sec uzioni, di cui la gius zia si v er g ogna. Di qui quel sis t e ma di pr ot e zione che la gius zia ins t aur a fr a sé e il c as g o che in flig g e: l’ e secuzione della pena t e nde a div e nir e un se or e aut onomo. T u a via c’ è nella gius zia moderna e in c olor o che la dis tribuisc ono una v e r g ogna a punir e che non sempr e e sclude lo z e lo. Con la sc ompar sa dei supplizi, è dunque lo spe ac olo a ce ssar e , ma è anche la pr e sa sul c orpo ad allen t ar si. Le pr a che puni v e e r ano div e nut e pudiche . N on t occ ar e più i l c orpo o c omunque il me no possibile e sempr e per r ag giung e r vi qualc osa che non è il c orpo me desimo. Il c orpo diviene s trume n t o o in t e rme diario , se si in t e r viene su di e sso rinchiude ndosi o f ace ndolo la v or ar e , è per priv ar e l’ individuo di una libe rt à c onside r a t a insie me un diri o e d un bene. La soff er e nz a fisic a, il dolor e del c orpo , non sono più e leme n c os tu vi della pena. Il c as g o è passa t o da un’ art e di sensazioni insopport abili ad un’ e c onomia di diri sospesi. P e r e ff e o d i ques t o nuo v o rit e gno , tu o un e ser cit o di t ecnici ha da t o il c ambio al boia: sor v e glian , me dici, c appellani, p sichia tri, p sic ologi, educ a t ori. Con la lor o pr esenz a pr esso il c ondanna t o e ssi c an t ano alla gius zia le lodi di cui ha bisogno , le g ar an sc ono che il c orpo ed il dolor e non sono gli og g e finali della sua azione puni v a. Di ques t o doppio pr ocesso – sc ompar sa dello spe ac olo , annullame n t o del dolor e – t es moniano i moderni rituali dell’ e secuzione c api t a le. P e r tu una s t e ssa mort e che non do vr à port ar e c ome uno s t emma, il mar chio specific o del crimine o della c ondizione sociale del criminale. Una mort e che dur a un solo is t an t e, un’ e secuzione che t occ a la vit a piu os t o che il c orpo. La mort e è si un a v v e nimen t o visibile , ma is t an t aneo: tr a la leg g e , c olor o che la applic ano e il c orpo del criminale, il c on t a o è rido o alla dur a t a di un lampo. All’ inizio del dicianno v e simo sec olo , sc ompar e il gr ande spe ac olo della punizion e fi sic a: si nasc onde il c orpo del supplizia t o , si e sclude dal c as g o l’ e sposizione della soff e r e nz a. Si en tr a nell’ e t à della sobrie t à puni v a. T ale sparizione dei supplizi può e sser e acquisit a in t orno agli anni 1830 – 48, ma ques t e tr as f ormazioni non a v v eng ono né in blocc o né sec ondo un pr ocesso unic o. Se l’ essenziale della tr as f ormazione v er so il 1840 è acquisit a, se i me cc anismi della punizione hanno assun t o il nuo v o po di funzioname n t o , il pr ocesso è ben lon t ano dal l’ e s ser e c oncluso. L ’ eliminazione del supplizio è una t e ndenz a che si r adic a nella gr ande tr as f ormazione degli anni 1760 – 1840, ma non giung e a c ompimen t o. P ossiamo dir e che la pr a c a del supplizio ha ossessiona t o a lung o il nos tr o sis t ema penale e vi è tu or a pr e sen t e. Quan t o alla pr e sa sul c orpo , anch’ e ssa alla me t à del sec olo XIX non e r a s t a t a del tu o e limina t a. Senz a dubbio la pena non è più ce n tr a t a sul supplizio c ome t e cnic a per f ar soffrir e e ha pr e so c ome og g e o princ ipale l a per dit a di un bene o di un diri o , ma un c as g o c ome i la v ori f orz a o la prigione non ha mai funziona t o senz a un ce rt o supple me n t o di punizione che c oncerne pr oprio il c orpo in se s t e sso. La cri c a spesso riv olt a al sis t e ma c ar ce r ario indic a un pos tula t o che non è mai s t a t o chiar ame n t e abbandona t o: è 1gius t o che un c ondanna t o soffr a più degli altri uomini. La pena ha diffic olt à a dissociar si da un supple me n t o di dolor e fisic o. Cosa sar ebbe un c as g o inc orpor e o? L ’ a e nuar si della se v e rit à penale nel c or so degli ul mi sec oli è f e nomeno ben not o agli s t orici del diri o. Ma, a lung o , è s t a t o c onside r a t o in manier a globale , c ome un f enomeno quan t a v o: me no crudelt à, me no soff e r e nz a, mag gior dolce zz a, mag gior rispe o , mag gior umanit à. In e ff e ques t e modific azioni sono acc omp agna t e d a uno spos t ame n t o nell’ og g e o s t e sso dell’ oper azione puni v a. Diminuzione d’ in t e nsit à? F or se. Sicur ame n t e un c ambiamen t o di obie v o. La pena non si riv olg e al c orpo , ma all’ anima. L ’ anima del criminale non è in v oc a t a in tribunale al solo fine di spieg ar e il suo crimine e per in tr odurla c ome un eleme n t o nell’ assegnazione giuridic a delle r esponsabilit à, se la si in v oc a c on t an t a e n f asi è pr oprio per giudic arla insie me al crimine. Lung o la s t oria i giudici si son o m e ssi a cri c ar e qualc osa di nuo v o: l’ anima dei criminali e si sono me ssi a f ar qualc osa in più oltr e al giudic ar e insie me a nuo vi sis t e mi v alut a vi. N e l Me dioe v o , giudic ar e signific a v a so oporr e ad inchie s t a il c andida t o per s t abilir e la v erit à di un crimine. Conoscenz a dell’ in fr azione, c onoscenz a del r e sponsabile , c onoscenz a della leg g e er ano le tr e c ondizioni che perme e v ano di f ondar e un giudizio sulla v e rit à. Acc an t o a ques t e tr e c ondizioni, og gi ci si domanda a nche q uali siano gli e ff e dei pr ocessi p sichici individuali che c onc orr ono alle mo v azioni so os t an al c ompimen t o di s v aria crimini. F a o rile v an t e fu il modo in cui il pr oble ma della pazzia si è e v olut o nella pr a c a penale. Sec ondo il Codice 1810 e ssa si pone v a solo nei t e rmini dell’ art.64. Ques t o ar c olo s t abilisce che non e sis t e né crimine né deli o se il sog g e o e r a in s t a t o di deme nz a al mome n t o dell’ a o. Impossibile dunque dichiar ar e qualcuno c on t empor aneame n t e p azz o e c olpe v ole. Se la diagnosi di pazzia er a acce rt a t a, non pot e v a in t egr ar si c on il giudizio , in t e rr ompe v a la pr ocedur a e s vinc ola v a dalla pr e sa della gius zia l’ aut or e dell’ a o. Molt o pr e s t o i tribunali del sec olo XIX disc onobbe r o il senso dell’ art 64. Ammise r o che si pot e v a e sser e c olpe v ole e pazz o , addiri ur a in v ari modi e misur e . E la sen t e nz a che c ondanna o assolv e , non è sempliceme n t e un giudizio di c olpe v ole zz a, una decisione leg ale che sanziona: e ssa c omp ort a u n appr e zz ame n t o di normalit à ed una pr e scr izione t ecnic a per una possibile normalizz azione. Se il la v or o dei giudici v a oltr e il semplice giudic ar e , quello degli e sper p sichia trici può e sser e e sen t e dal giudizio. Essi per ò de v ono risponde r e , tr amit e il lor o la v or o , a tr e quesi in base alla cir c olar e del 1958: l’ accusa t o pr e sen t a uno s t a t o di peric olosit à? È susce bile di sanzione penale? È cur abile o riada abile ? Ques in t e rr og a vi non hanno r appor c on l’ ar t.64 n é c on l’ e v e n tuale pazzia dell’ accusa t o al mome n t o dell’ a o. N on sono domande in t ermini di r e sponsabilit à, poiché il ruolo dello p sichia tr a in ma t eria penale è quello di c onsiglie r e della punizione . In c onclusione , dacché funziona il nuo v o sis t e ma penale – quello de finit o dai gr andi c odici del sec olo XVIII e XIX – un pr ocesso globale ha c ondo o i giudici a giudic ar e altr a c osa che non i deli , nelle sen t e nz e e ssi sono s t a c ondo a f ar e altr a c osa che non giudic ar e e il pot e r e d i giudic ar e è s t a t o tr as f erit o in part e ad is t anz e div er se dai giudici del r e a t o. L ’ in t er a oper azione penale si è gr a v a t a di e leme n e di per sonag gi e x tr agiuridici, non per pot erli qualific ar e giuridic ame n t e e d in t egr arli a poc o a poc o nel pot er e di punir e , ma per f arli funzionar e all’ in t e rno dell’ oper azione penale c ome eleme n non giuridici in modo t ale da pot er disc olpar e il giudice dall’ esser e pur ame n t e c olui che c as g a. Il pr e sen t e s tudio si pr opone di obbe dir e a q ua r o r eg ole g e ner ali: 1. Conside r ar e la punizione c ome una funzione sociale 2. Assumer e sui c as ghi la pr ospe v a della t a c a poli c a 3. T r a ar e la s t oria del diri o penale e quella delle scienz e umane c ome due serie separ a t e , il cui incr ociar si a vr e bbe sull’ una o sull’ altr a un e ff e o perturba t or e o u le 4. Indag ar e se ques t o ingr e sso dell’ anima sulla sce na della gius zia penale e c on e sso l’ inserzione nella pr a c a giudiziaria di tu o un saper e scien fic o , non sia e ff e o d i una tr as f ormazione del modo in cui il c orpo s t esso è in v e s t o dai r appor di pot e r e . T ali t ema che si ritr o v ano già nel t e s t o di Rusche e K ir chheimer , i quali si pr opong ono l’ obie v o di dis f ar e 2l’ illusione che l’ appar a t o penale sia prima di tu o , se non e sclusiv ame n t e , un modo per r eprimer e i deli . V eng ono analizz a i sis t e mi puni vi c oncr e in qualit à di f enomeni sociali e me ssi in r e lazione c on i sis t e mi di pr oduzione da cui essi ric a v ano i lor o e ff e . Così se inizialme n t e, un sis t e ma puni v o , in r apport o alla dimensione e c onomic a si pr opone v a c ome fine quello di apport ar e manodope r a supple me n t ar e; diminue ndo dur an t e il sec olo XIX l’ incide nz a del la v or o obb lig a t o rio , il fine dei me cc anismi di punizione div e nne quello di una de t e nzione a sc opo c orr e v o. P ossiamo acce ar e l’ ar g ome n t azione g e ner ale per cui nelle nos tr e socie t à i sis t emi puni vi de v ono e sser e pos in una ce rt a e c onomia poli c a del c orpo. Ques t o in v e s me n t o poli c o del c orpo è leg a t o , sec ondo r e lazioni c omplesse e r e cipr oche, alla sua u lizz azione ec onomic a. E’ in gr an part e c ome f orz a di pr oduzione che il c orpo viene in v es t o da r appor di pot e r e e di domini o , m a in c ambio il suo c os tuir si c ome f orz a la v or o è possibile solo se e sso viene pr e so in un sis t e ma di assog g e ame n t o (in cui il bisogno è anche uno s trume n t o poli c o accur a t ame n t e pr e or dina t o , c alc ola t o e u lizz a t o): il c orpo diviene f orz a u le solo quando è c on t empor aneame n t e c orpo pr odu v o e c orpo assog g e a t o. Ques t o assog g e ame n t o non è o e nut o c on i soli s trume n della f orz a o dell’ ideologia, ma c’ è qualc osa in più: la t e cnologia poli c a del c orpo , appun t o. T ale t e c nologia è diffusa, ma r ar ame n t e f ormula t a in disc or si c on nui, spesso c ompos t a di e leme n non c oor dina , non loc alizz abile né in un po de finit o di is tuzione né in un appar a t o s t a tuale. Si tr a a in qualche modo di una micr ofisic a del pot er e che gli appar a e le is tuzioni me ono in gioc o , ma il cui c ampo di v alidit à si pone in qualche modo tr a ques gr andi me cc anismi e gli s t e ssi c orpi, c on la lor o ma t e rialit à e le lor o f orz e. Or a, lo s tudio di ques t a micr ofisic a suppone che il p ot e r e c he vi si e ser cit a non sia c oncepit o c ome una pr oprie t à, ma c ome una s tr a t e gia, che i suoi e ff e di dominazione non siano a ribui ad una appr opriazione , ma a disposizioni, mano vr e, t e cniche e funzioname n . Bisogna insomma amme er e che ques t o pot e r e lo si e ser ci piu os t o che non lo si possie da, che non sia privilegio acquisit o o c onser v a t o dalla classe dominan t e , ma e ff e o d’ insie me delle sue posizioni s tr a t e giche. D ’ altr a part e , ques t o pot e r e non si applic a pur am e n t e e s empliceme n t e a quelli che non l’hanno , e sso li in v e s t e, si impone per me zz o e a r a v e r so lor o , si appog gia su di lor o esa ame n t e c ome lor o , nella lo a c on tr o lui, si appog giano a lor o v olt a sulle pr e se ch’ e sso e ser cit a su di lor o. Ciò vuol dir e che ques t e r e lazioni sce ndono pr of ondamen t e nello spessor e della socie t à, che non si loc alizz ano nelle r e lazioni fr a lo St a t o e i ci adini e che non si acc on t e n t ano di ripr odurr e a liv e llo degli individui, dei c orpi, dei g e s e de i c o mport ame n , la f orma g e ner ale della leg g e o del g o v e rno; che se esis t e c on nuit à non c’ è né analogia né omologia ma specificit à di me cc anismo e di modalit à. In fine e sse non sono univ oche, ma de finisc ono innume r e v oli pun di sc on tr o che possono c omport ar e in v er sioni, almeno tr ansit orie, dei r appor di f orz a. Il r o v e sciame n t o di ques micr o pot e ri non obbedisce dunque alla leg g e del tu o o nien t e. Bisogna anche rinunciar e ad una tr adizione che lascia immaginar e che un sa per e p uò e sis t e r e solo là do v e sono sospesi i r appor di pot er e e che il saper e non può s viluppar si altr o che fuori dalle ingiunzioni del pot e r e , dalle sue e sig e nz e e dai suoi in t e r e ssi. Bisogna piu os t o amme e r e che il pot e r e pr oduce saper e , che non esis t e r e lazione di pot e r e senz a c orr e la v a c os tuzione di un c ampo di saper e , né di saper e che suppong a e non c os tuisc a nello s t e sso t e mpo r e lazioni di pot e r e . Ques r appor pot er e – saper e non de v ono e sser e dunque analizz a a par r e d a un sog g e o di c onoscenz a che sia libe r o o me no in r apport o al sis t ema di pot e r e, ma bisogna al c on tr ario c onside r ar e che il sog g e o che c onosce, gli og g e da c onoscer e e le modalit à di c onoscenz a sono altr e an e ff e di ques t e implic azioni f ondamen t ali del pot e r e – saper e. Analizz ar e l’ in v e s me n t o del c orpo e la micr ofisic a del pot e r e suppone dunque che si rinuncia all’ opposizione violenz a – ideologia, alla me t a f or a della pr oprie t à, al modello del c on tr a o o a qu e l lo della c onquis t a e per quel che c oncerne il saper e , che si rinunci al modello della c onoscenz a e al prima t o del sog g e o. P e r c ompr ender e tu o ciò risult a nece ssario f ar rif e rime n t o ad un’ ana t omia poli c a che non si esaurisce nello s tudio di uno St a t o in t eso c ome c orpo e nemme no nell’ analisi di un c orpo in t eso c ome picc olo St a t o. P e r c orpo poli c o , si in t ende l’ insie me degli e leme n ma t e riali e di t e cniche che ser v ono da armi, c olle g ame n , vie di c omunic azione, pun d’ appog g io alle r e lazioni di pot e r e e di saper e che in v e s t ono i c orpi umani e li assog g e ano f ace ndone og g e di saper e . Si tr a a di c olloc ar e le t e cniche puni v e nella s t oria di ques t o c orpo poli c o. 3È possibile f ornir e un’ analisi del c orpo del r e e del c ondanna t o. Il primo si c ar a e rizz a per e sser e un c orpo doppio , tr ansit orio e sog g e o a mort e da un la t o , permane n t e nel t e mpo dall’ altr o gr azie al rif erime n t o in t angibile del r egno. A orno a ques t a dualit à si or g anizz ano un’ ic onogr a fia, una t e oria poli c a della monar chia, dei me cc anismi che dis nguono e insie me leg ano la per sona del r e e le e sig e nz e della c or ona. Anche il c orpo del c ondanna t o suscit a un disc or so t e or ic o , m a non per sos t e ner e il mag gior pot er e del so vr ano , bensì per c odific ar e il me no pot e r e da cui sono segna quelli che v e ng ono so ome ssi ad una punizione . Se il supple me n t o di pot e r e dalla part e del r e pr o v oc a lo sdoppiar si del suo c orpo , il pot e r e e cce den t e che si e ser cit a sul c orpo del c ondanna t o pr oduce un ult erior e sdoppiame n t o: quello di un inc orpor eo , di un’ anima. La s t oria di ques t a micr ofisic a del pot er e puni v o sar ebbe allor a una g e nealogia o un e leme n t o per una g e n ealogia dell’ anima moderna. R e alt à s t oric a di ques t ’ anima che a diff e r e nz a dell’ anima r appr e sen t a t a dalla t eologia cris ana non nasce f allibile punibile , ma nasce piu os t o dalle pr ocedur e di punizione , di sor v e glianz a, di c as g o , di c os trizione. Ques t ’ anima r e ale e inc orpor e a non è minimamen t e sos t anz a, è l’ e leme n t o do v e si ar c olano gli e ff e di un ce rt o po di pot e r e e il rif e rime n t o di un saper e . Da qui l’ assog g e ame n t o di cui è vi ma l’ uomo: un’ anima lo abit a e l o c o nduce all’ e sis t e nz a, l’ anima s t essa è e leme n t o della signoria che il pot e r e eser cit a sul c orpo. L ’ anima, e ff e o e s trume n t o di un’ ana t omia poli c a, è prigione del c orpo. 2. L O SPLENDORE DEI SUPPLIZI Il supplizio è una t ecnic a e non de v ’ esser e assimila t o all’ e s tr emismo di una r abbia senz a leg g e . Una pena, per esser e un supplizio , de v e risponde r e a tr e crit e ri principali: de v e pr odurr e una ce rt a quan t à di soff e r enz a che si possa se non misur ar e e sa ame n t e , per lo me no v alut a r e, c ompar ar e e g er ar chizz ar e; la mort e è un supplizio nella misur a in cui non è sempliceme n t e priv azione del diri o di viv er e ma occ asione e t e rmine di una c alc ola t a gr aduazione di soff e r e nz e : dalla dec apit azione – che le ric onduce tu e ad un sol g e s t o e in un solo is t an t e : il gr ado z er o del supplizio – fino allo squart ame n t o che le port a quasi all’ in finit o , passando per l’ impicc agione, il r og o , la ruot a sulla quale si ag onizz a lung ame n t e; la mort e – supplizio è l’ art e di tr a e n er e la vit a nella soff e r e nz a, suddivide ndola in mille mor e o e nendo prima che l’ e sis t e nz a ce ssi, le più dolor ose ag onie . Il supplizio riposa su tu a un’ art e quan t a v a della soff e r e nz a e t ale pr oduzione è c alibr a t a. Il supplizio me e in r e lazione il po di danno c orpor ale, la qualit à, l’ in t ensit à, la lunghe zz a della soff e r e nz a c on la gr a vit à del crimine, la per sona del criminale e d il r ang o delle vi me . Inoltr e il supplizio è part e di un rituale. È un e leme n t o della litur g ia puni v a e risponde a due e sig e nz e . De v e, in r apport o alla vi ma, e sser e mar chian t e : è des na t o sia per la cic a trice che lascia sul c orpo , sia per la risonanz a da cui è acc ompagna t o , a r e nder e in f ame la vi ma, il supplizio anche se ha la funzione di pur g ar e il deli o non ric oncilia, tr accia in t orno , o me glio , sul c orpo s t e sso del c ondanna t o dei segni che non de v ono c ancellar si. Da part e della gius zia che lo impone , il supplizio de v e e sser e c ons t a t a t o da tu , un po’ c o me i l suo trion f o. Da ciò ne deriv a il suo s tr azio , o v v e r o quella per secuzione che la gius zia f a del c orpo anche quando ques ormai è un semplice c ada v e r e. N egli e cce ssi dei supplizi è in v e s t a tu a un’ e c onomia del pot e r e . In ma t eria criminale lo s t abilir e la v erit à e r a per il so vr ano e i suoi giudici un diri o assolut o e un pot e r e esclusiv o: tu a la pr ocedur a penale si s v olg e v a in f a in f orma segr e t a, in modo t ale da e vit ar e qualsiasi po di riv olt a nei c on fr on del r e . Da v an alla g ius zia del so vr ano , tu e le v oci do v e v ano t ace r si. Ma il segr e t o non impediv a che per s t abilir e la v e rit à, non si do v e sse obbedir e a ce rt e r e g ole. Il segr e t o implic a anche che si do v e sse de finir e un modello rig or oso di dimos tr azione penale iner en t e alla na tur a delle pr o v e . T ali dis nzioni non sono semplici so glie zz e t e oriche, ques t o per ché in base alla na tur a di una de t ermina t a pr o v a si potr à applic ar e un de t e rmina t o po di supplizio ed inoltr e è possibile c ombin ar e t r a lor o sec ondo r e g ole ben pr e cise sec ondo l'aritme c a penale. Aritme c a modula t a da una c asis c a, che ha la funzione di 4de finir e c ome una pr o v a giudiziaria possa esser e c os truit a. T u a via che sia scri a, segr e t a, so opos t a, che pr o v e ng a da un v ag abondo o da un uomo di più r ag guar de v ole rispe o , ogni pr o v a viene u lizz a t a dall’ is tru oria penale per pr odurr e v e rit à in assenz a dell’ accusa t o. Di c onsegue nz a ques t a pr ocedur a t e nde nece ssariamen t e alla c on f essione . P e r due r agioni: prima di tu o per ché c os tuisce una pr o v a c osì f ort e che non è più nece ssario né ag giung e rne altr e , né en tr a r e n el difficile e incert o c alc olo c ombina t orio degli indizi. Inoltr e , il solo modo per ché la v e rit à e ser ci tu o il suo pot e r e è che il criminale pr e nda su di sé il pr oprio deli o e dichiari lui s t e sso ciò che è s t a t o oscur ame n t e c os truit o dall’ is tru oria. Ma non è tu o , la c on f e ssione è l’ indizio c ompleme n t ar e di un’ is tru oria scr i a e segr e t a, poiché e ssendo pr o v e nien t e dal criminale s t e sso c os tuisce il ruolo della v e rit à viv en t e . Di qui l’ import anz a che tu a ques t a pr oced ur a di po inquisit orio acc or da alla c on f e ssione . Di qui anche l’ ambiguit à del suo ruolo. Da una part e si ce r c a di f arla e n tr ar e nel c alc olo g e ner ale delle pr o v e, si sos ene che e ssa non è nien t e di più che una di esse e debba quindi e sser e v e rific a t a. Ma d’ altr a part e la c on f essione ha il sopr a v v en t o su qualunque altr a pr o v a. Ques t a doppia ambiguit à della c on f e ssione (eleme n t o di pr o v a e c on tr opar t a dell’ is tru oria, e ff e o di c os trizione e tr ansazione semiv olon t ari a) s pieg a i due gr andi me zzi che il diri o criminale classic o u lizz a per o enerla: il giur ame n t o che si chiede all’ accusa t o di pr e s t ar e prima del suo in t e rr og a t orio (minaccia per c onsegue nz a d’ e sser e sper giur o da v an alla gius zia degli uomini e da v an a quella di Dio e nello s t e sso t e mpo a o rituale di impegno) e la t ortur a. Anche ques t o ul mo e leme n t o risult a e sser e un eleme n t o ambiv alen t e per la gius zia, poiché se è v e r o che il fine della t ortur a è la c on f essione , è pr o babile v i siano c andida che c on f e ssino il f also pur di non e sser e so opos al dolor e , vice v e r sa ci possono e sser e criminali a v v e zzi al dolor e che port ando alla fine la pr ocedur a del supplizio , senz a tu a via c on f essar e , r e ndono impossibile per la c ort e l’ applic azione della pena massima, o v v e r o quella di mort e. N ell’ e secuzione della pena, il c orpo del c ondanna t o è di nuo v o un e leme n t o e ssenziale nel ce rimoniale del c as g o pubblic o. Ques t a manif e s t azione, a uale e cla mor o sa, della v e rit à nella e secuzione pubblic a delle pene assume, nel sec olo XVIII, div er si aspe : I. F ar e del c olpe v ole il pubblic o ufficiale della sua pr opria c ondanna II. P e r seguir e , una v olt a anc or a, la sce na della c on f e ssione III. Congiung er e il supplizio al deli o , esposizione del c ada v er e del c ondanna t o IV . In fine, la len t e zz a del supplizio , le sue peripe zie, le grida e le soff e r e nz e del c ondanna t o gioc ano , alla fine del rituale giudiziario , il ruolo di un’ ul ma pr o v a . Le soff e r e nz e del supplizio pr olung ano quelle della t ortur a pr e par a t ori, in ques t a tu a via il gioc o non e r a f a o e la vit a pot e v a e sser e salv a t a, or a la mort e è sicur a e si tr a a di salv ar e l’ anima. Il supplizio giudiziario de v e e sser e in t e so anche c ome rituale poli c o , f ace ndo part e delle ce rimonie c on cui il pot e r e si manif e s t a. Sec ondo il diri o dell’ e t à classic a, l’ in fr azione r e c a anche off esa al diri o di c olui che f a v aler e la leg g e . Il deli o oltr e la vi ma imme di a t a a a cc a il so vr ano , l’ a acc a per sonalmen t e per ché la leg g e è la v olon t à del so vr ano , l’ a acc a fisic ame n t e per ché la f orz a della leg g e è la f orz a del principe . L ’ in t e r v e n t o del so vr ano quindi è una r eplic a dir e a a c olui che l’ha off eso. Così f ace ndo il so vr ano t en t a da una part e di ripar ar e il t ort o mosso al suo r e gno , ma dall’ altr a implic a v e nde a di un a ffr on t o f a o alla sua per sona. Il diri o di punir e è dunque un aspe o del diri o che il so vr ano de ene di f ar la gue rr a ai suoi nem ici, ma il c as g o è anche un modo di per seguir e una v e nde a che è insie me per sonale e pubblic a, poiché nella leg g e la f orz a fisic o – poli c a del so vr ano si tr o v a in qualche modo pr e sen t e : nell’ e secuzione della pena, r egnano le f orz e a v e della v ende a. Il supplizio ha dunque una funzione giuridic o - poli c a. Si tr a a di un ce rimoniale per ric os tuir e la so vr anit à, per un is t an t e f e rit a. La r e s t aur a manif e s t ando in tu o il suo splendor e . L ’ esecuzione pubblic a, per quan t o fr e o losa e quo diana, si inserisce in tu a la serie dei gr andi rituali del pot e r e r e s t aur a t o , al di sopr a del crimine che ha dispr e zz a t o il so vr ano. Il suo sc opo non è t an t o quello di ris t abilir e un e quilibr io , quan t o quello di acce n tuar e la dissimme tria fr a il suddit o che ha osa t o violar e la leg g e e l’ onnipot e n t e so vr ano che f a v aler e la leg g e . Se la ripar azione del danno priv a t o c ausa t o de v e esser e pr oporziona t a, se la sen t e nz a de v e esser e e qua, l’ e secuzione della pena è f a a p er dar e non lo spe ac olo della misur a ma 5quello dello squilibrio e dell’ e cce sso. I giuris del XVIII rit ene v ano che ques t e pene f osser o gius fic a t e dalla nece ssit à che l’ esempio da e mular e si inscriv e v a pr of ondamen t e nel cuor e degli uomini. Rusche e K ir chheimer v edono nei supplizi l’ e ff e o di un r e gime di pr oduzione in cui le f orz e di la v or o e dunque il c orpo umano , non hanno l’ u lit à e quindi il v alor e c omme r ciale che sar anno lor o c on f e ri in un’ e c onomia di po indus triale. È ce rt o che anche il dispr e zz o del c or po s i rif e risce ad un’ a tudine g e ner ale nei c on fr on della mort e . E in ques t a a tudine sono r a v visabili i v alori pr opri del cris anesimo quan t o una situazione demogr a fic a e in qualche modo biologic a (c ome le de v as t azioni o le e pide mie) che r ende v ano la mort e f amiliar e . Vi e r ano quindi r agioni g e ner ali e d in qualche modo e s t e rne che spieg asser o la per sis t enz a di pene fisiche, ma su ques t o s f ondo bisogna f arne apparir e la funzione pr e cisa. Se il supplizio è c osì f ort e me n t e incr o s t a t o nella pr a c a giudiziaria, è per ché è riv e la t or e di v e rit à e oper a t or e di pot e r e . F a che il c orpo del c ondanna t o sia og g e o della v e nde a so vr ana, occ asione della manif e s t azione asimme tric a delle f orz e . La pr a c a puni v a del sec olo XIX ce r cher à di me e r e la mag gior dis t anz a possibile tr a la v e rit à e la punizione , tr a le quali non do vr à che e sser ci un r apport o di c onsegue nz a legi ma. Il pot er e che sanziona non do vr à più spor c ar si c on un crimine più gr ande di quel lo c he vuole c as g ar e . Or a fr a tu e le r agioni per cui a delle pene che non si v er g ogna v ano di e sser e a tr oci si sos tuir anno c as ghi che riv e ndiche r anno l’ onor e di e sser e umani, ce n’ è una che bisogna analizz ar e subit o poiché è in t e rna al supplizio s t e sso: è insie me e leme n t o del suo funzioname n t o e principio del suo perpe tuo disor dine . N e lle ce rimonie di supplizio il per sonag gio principale è il popolo la cui pr esenz a r eale e imme dia t a è richies t a per il lor o c ompimen t o. Un supplizio c he f osse s t a t o c onosciut o ma il cui s v olgimen t o f osse rimas t o segr e t o non a vr e bbe a vut o alcun senso. Lo sc opo e r a quello di sc a t enar e un e ff e o di t e rr or e c on lo spe ac olo di pot e r e e ser cit a t o sul c olpe v ole. T u a via in t al spe ac olo , il ruolo del popolo è ambiguo. Esso è chiama t o c ome spe a t or e , per pr ender e part e alla paur a e d e sser vi t es mone. La part e cipazione ai supplizi è un diri o che il popolo s t e sso ene a riv endic ar e , un supplizio che ce la t o o segr e t o non è r it e nut o v e ri er o. Ma c’ è un’ altr a r agione per la quale il popolo pr e nde part e ai supplizi: in ques spe ac oli di t e rr or e, al ripar o della mort e che s t a per arriv ar e , il criminale può tu o dir e e chi l’ asc olt a acclamar e . C ’ è in ques t e e secuzioni, che non do vr e bber o mos tr ar e altr o che il pot e r e t e rr orizz an t e del principe , tu o un aspe o c arne v alesc o in cui i ruoli sono in v er , le pot e nz e be ff a t e e d i criminali tr as f orma in e r oi. Sembr a che alcune pr a che della gius zia pe nale n on f osser o più sopport a t e nel sec olo XVIII dagli s tr a pr of ondi della popolazione . P oiché i più po v eri non hanno la possibilit à di f ar si asc olt ar e dalla gius zia, è là do v e sono chiama a t oli di t es moni e quasi di c oadiut ori di quella gius zia, che e ssi possono in t er v e nir e. Agit azione c on tr o la diff e r e nz a delle pene sec ondo le classi sociali, c on tr o le pene tr oppo pesan che c olpisc ono deli fr equen e c onside r a poc o gr a vi (per il furt o di qualsiasi og g e o da par t e d ei domes ci e r a pr e vis t a la pena di mort e , amme sso anche non vi f osser o altr e pr o v e che la semplice accusa dei signori). La solidarie t à di tu o uno s tr a t o della popolazione c on quelli che noi chiamer emmo picc oli delinque n si e r a manif e s t a t a c on una ce rt a c on nuit à: la r esis t e nz a ai picche polizia, la c accia agli in f orma t ori, gli a acchi c on tr o la r onda no urna o gli ispe ori lo t e s moniano. Or a, er a pr oprio la r o ur a di ques t a solidarie t à che s t a v a per div e nir e l’ ob ie v o della r e pr essione penale e di polizia poiché dalla ce rimonia dei supplizi e r a pr oprio t ale solidarie t à, più che il pot e r e del so vr ano , ad uscir e r a ff orz a t a. 3. LA PUN IZIONE GENERALIZZ A T A La pr ot e s t a c on tr o i supplizi, la si ritr o v a do vunque nella sec onda me t à del XVIII sec olo. Bisogna che la gius zia criminale, in v e ce di v e ndic ar si, finalmen t e punisc a. Ques t a nece ssit à di c as g o senz a supplizio viene f ormula t a dapprincipio c ome un grido del cuor e o della na tur a indigna t a : nel peg gior e degli assassini, una c osa almeno de v e e sser e rispe a t a quando si punisce : la sua umanit à. L ’ umanit à (in t e sa c ome e sser e uomo) non è ciò che il pot e r e de v e c olpir e se vuole modific ar e l’ uomo , ma ciò che de v e lasciar e in t a o per 6e sser e in gr ado di rispe arlo. Il c as g o de v e a v e r e l’ umanit à c ome misur a. Si glorific ano i gr andi rif orma t ori per a v e r impos t o ques t a dolce zz a ad un appar a t o giudiziario e dei t eorici classici, che anc or a nel t ar do sec olo XVIII, la rifiut a v ano e c on rig or e di ar g ome n t azione. Ques t a rif orma v a inserit a nella diminuit a t e nsione nel sis t e ma penale, nel c or so del sec olo XVIII o più pr e cisame n t e un doppio mo vime n t o per cui, dur an t e ques t o periodo , i crimini sembr ano per der e part e d ella lor o violenz a, me n tr e le punizioni si alleg g e risc ono di una part e della lor o in t e nsit à ma a pr e zz o di in t e r v e n che si mol plic ano. Si passa dunque da una criminalit à di massa ad una di fr ang e e di mar gini, riser v a t a in part e a dei pr of essionis , che dall’ a acc o al c orpo si spos t a all’ a acc o ai beni. Lo spos t ame n t o da una criminalit à di sangue ad una criminalit à di fr ode f a part e di tu o un c omplesso me cc anismo , in cui figur ano lo s viluppo della pr oduzione , l’ aume n t o d elle ricche zz e , una v alorizz azione giuridic a e mor ale più in t ensa dei r appor di pr oprie t à, i me t odi di sor v e glianz a più rig or osi, un più s tr e o c on tr ollo della popolazione , t e cniche più a v anz a t e di individuazione , di c a ur a, di in f ormazione: lo spos t ar si delle pr a che ille g ali è c orr e la v o ad una e s t e nsione e ad un a ffiname n t o delle pr a che puni v e . Ciò che si designa è nuo v o rispe o per l’ umanit à dei c ondanna , che non una t e ndenz a v e r so una gius zia più so le e a cut a . Sec ondo un pr ocesso cir c olar e la soglia di passag gio ai crimini violen si innalz a, l’ in t olle r anz a ai deli ec onomici aume n t a, i c on tr olli si f anno più pesan , gli in t e r v en penali più t e mpes vi e insie me più numer osi. Il v er o obie v o della rif orma non è t an t o f ondar e un nuo v o diri o di punir e part endo da principi più e qui, quan t o di s t abilir e una nuo v a e c onomia del pot e r e di c as g ar e , di assicur ar e una miglior e dis tribuzione , di f ar sì che esso non sia tr oppo c once n t r a t o in alcuni pun privilegia , né tr oppo diviso tr a is t anz e che si oppong ono , che sia ripar t o i cir cui omog e nei susce bili di e ser cit ar si o vunque in modo c on nuo. La rif orma del diri o criminale de v e e sser e le a c ome una s tr a t e gia per il riasse o del pot er e di punir e , sec ondo modalit à che lo r e ndano più r e g olar e, più e ffic ace , più c os t an t e e me glio de aglia t o nei suoi e ff e . In br e v e , che aume n no gli e ff e diminue ndone il c os t o e c onomic o , ossia dissociandosi dal sis t e m a di pr oprie t à, degli acquis , delle v e ndit e ed il c os t o poli c o , dissociandosi dall'arbitrio del pot e r e monar chic o. In una par ola, f ar sì che il pot er e di giudic ar e non dipe ndesse più da molt e plici privilegi, disc on nui, c on tr addi ori t alv olt a, della so vr anit à ma dagli e ff e dis tribui c on c on nuit à del pot er e pubblic o. Il fine non er a quello di punir e me no , ma punir e me glio , c on una se v erit à f or se a e nua t a ma univ e r sale e pr of onda. L ’ ille g alismo e r a allor a c osì r a dic a t o e c o sì nece ssario alla vit a di ogni s tr a t o sociale da a v er e , in qualche modo , una pr opria c oer enz a e una pr opria ec onomia, tr a l’ ille g alismo dei bassi ce e quello delle alt e c as t e sociali, non e sis t e v a né una c omple t a c on v er g e nz a, né un’ opposizione di f ondo. In line a g e ner ale, i diff e r e n ille g alismi pr opri a ciascun gruppo man t ene v ano fr a lor o r appor che e r ano insie me di riv alit à, c onc orr e nz a, appog gio r e cipr oc o , c omplicit à. N ella sec onda me t à del sec olo XVI II, t u a via ad e sser e og g e o di ques ille g alismi non fur ono più i diri , ma i beni e in ques t a c ondizione , gli s tr a sociali me no agia , si ritr o v ar ono ad e sser e le principali vi me . L ’ e c onomia dell’ ille g alismo si è ris tru ur a t a c on lo s viluppo della socie t à c apit alis c a. La divisione dell’ ille g alismo dei beni da quello dei diri , ric opr e un’ opposizione di classe poiché da una part e , l’ ille g alismo più acce ssibile alle classi popolari sar à quello dei beni; me n tr e dal l’ a ltr o la bor ghe sia riser v e r à per sé l’ ille g alismo dei diri : la possibilit à di f ar gioc ar e i pr opri r e g olamen e le pr oprie leg gi, di f ar assicur ar e tu o un imme nso se or e della cir c olazione e c onomic a da un gioc o che si s v olg e ai mar gini della legislazione . E ques t a gr ande ridis tribuzione dell’ ille g alismo si tr adurr à in una specializz azione dei cir cui giudiziari: per l’ ille g alismo di beni – il furt o – tribunali or dinari e c as ghi; per l’ ille g alismo di diri – fr od i, e v a sioni fisc ali, oper azioni c omme r ciali irr eg olari – giurisdizioni speciali c on tr ansazioni, acc omodamen , amme nde a enua t e . Si a ff erma la nece ssit à di c ong e dar e l’ an c a e c onomia del pot er e di punir e che a v e v a c ome principi la molt eplicit à c on fusa e lacunosa delle is t anz e, una ripar zione ed una c oncen tr azione di pot e nz a c orr e la v e ad un’ inerzia di f a o e ad una ine vit abile t olle r anz a, c as ghi clamor osi nelle lor o manif e s t azioni e rischiosi nella lor o appli c a zione. Si a ff e rma la nece ssit à di de finir e una s tr a t e gia e delle t ecniche di punizione in cui un’ e c onomia della c on nuit à e della permane nz a sos tuir à quella dello sperpe r o e dell’ ecce sso. Insomma, 7
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