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INTRODUZIONE
Questa tesi si prefigge di analizzare gli eventi che hanno segnato la disfatta della
Francia durante la Seconda Guerra mondiale seguendo tre prospettive differenti:
quella prettamente storica, quella biografica attraverso la vita di Jean Bruller, e quella
letteraria attraverso l’analisi di due suoi racconti. Nello specifico, l’armistizio firmato il
22 giugno 1940 e la conseguente occupazione tedesca dei territori francesi sono gli
accadimenti attorno ai quali ruota l’intero lavoro.
Di fronte alla Storia, studiata attraverso manuali che riportano gli eventi secondo la
loro oggettività e cronologia, è facile sentirsi sopraffatti, ma ancora più facile è
accettare tali eventi senza sentirli realmente vicini a noi. Quando si parla di catastrofi
che hanno segnato il mondo, di lunghe guerre e sanguinose battaglie, tendiamo a
dimenticare e a non sentire che qualcuno, ormai lontano, ha vissuto quei momenti da
vicino, ha perso la vita o i propri cari e i propri averi. La Storia ci insegna ogni giorno
che non dobbiamo dimenticare, ma come possiamo ricordare se la memoria sembra
così distante da noi?
La disfatta della Francia ha comportato la sua quasi totale perdita di libertà,
costringendola a sottomettersi al nemico tedesco che le ha imposto la sua ideologia
minacciando di distruggerla. Quello che è stato fondamentale nell’elaborazione di
questa tesi è stato il sentire il profondo legame con la vita e la storia di un uomo, Jean
Bruller, che ha vissuto in prima persona tali accadimenti, e che con coraggio ha saputo
difendere il proprio diritto alla libertà, senza piegarsi.
Per l’elaborazione della parte storica di questo lavoro sono stati utilizzati manuali di
Storia della Francia nel Novecento, alcuni specificatamente riferiti allo studio della
Seconda Guerra mondiale; per quanto riguarda la parte biografica e letteraria sono
state invece utilizzate, in versione originale, varie biografie di Jean Bruller, la sua
autobiografia e le sue opere narrative.
Il I capitolo segue un’analisi prettamente storica degli eventi, circoscrivendo il contesto
nel quale si sono verificati: gli avvenimenti susseguitisi dagli anni ’30 fino al 1941 in
Francia, ponendo particolare attenzione sulle problematiche che hanno portato allo
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scoppio della Seconda Guerra mondiale e alla disfatta francese che ne ha comportato
l’occupazione da parte della Germania.
Il II capitolo introduce la biografia dell’artista Jean Bruller, che fino all’armistizio era
considerato un disegnatore dalle ottime qualità. Si tratta di un uomo che ha saputo
reinventarsi anche dopo aver partecipato alla guerra, facendo tesoro di ogni
esperienza conservandola tra le pagine dei suoi scritti autobiografici. È fondamentale
inoltre la genialità di quest’uomo che, nel momento più oscuro in cui ogni speranza
sembrava perduta, si è scoperto fortemente determinato nel non sottomettersi a chi
voleva privarlo delle sue idee. Attraverso la sua vita, gli eventi storici, che qualsiasi
libro di storia può riportare con dati oggettivi, diventano più vicini, più reali, più
umani.
In ultimo, il III capitolo riporta un’analisi di due racconti di Jean Bruller, Désespoir est
mort e Le Silence de la mer, entrambi scritti durante la Seconda Guerra mondiale. Sono
ambientati nel periodo immediatamente successivo alla firma dell’armistizio e durante
l’occupazione tedesca. Le due opere sono di ispirazione autobiografica e si mostrano
molto vicine alla realtà dei fatti. Attraverso la descrizione in prima persona i
personaggi di entrambi i racconti esprimono i propri pensieri e sentimenti, offrendo
così al lettore una prospettiva interna degli eventi storici e una caratterizzazione molto
personale e soggettiva di quanto avviene.
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I CAPITOLO - CENNI STORICI
1. LA FRANCIA DEGLI ANNI ‘30
Nei primi anni ’30, la crisi economica mondiale, l’ascesa di Hitler al potere, la nascita
di leghe di estrema destra in Francia misero in luce che i piccoli governi non erano in
grado di contenere e risolvere le difficoltà internazionali che si presentavano.
Già il decennio precedente aveva condotto alla disillusione: la Prima guerra mondiale,
oltre alla distruzione e alla grave perdita militare e demografica, aveva comportato
una crisi monetaria e finanziaria, con la conseguente perdita del benessere. Inoltre,
governi di destra e sinistra si erano alternati, e non senza lotte.
Da queste problematiche la Francia non riuscì a rialzarsi fino al 1926, anno in cui salì
al potere il repubblicano Raimond Poincaré, riuscendo a concedere quattro anni di
precario equilibrio con un governo per la maggioranza radical-socialista
1
.
Dalla fine del 1931 iniziò a manifestarsi anche in Francia il rallentamento dovuto alla
depressione economica che dal 1929 con il crollo della Borsa di New York stava
colpendo tutti i paesi industrializzati. La crisi mise in luce la fragilità dell’economia
francese: il franco perdeva valore e il mercato interno non riusciva a sostenere la
costosa produzione da esportare
2
; nel giro di pochi mesi la disoccupazione aumentò
fortemente.
Le elezioni politiche del 1932 portarono alla vittoria dei partiti di sinistra, socialisti e
radicali, e a uno sgretolamento di quelli di destra e centro-destra, con la creazione del
governo di Édouard Herriot perlopiù composto da radicali.
Nel contempo, al di fuori della vita politica parlamentare, iniziarono a nascere nuove
organizzazioni di massa che si opponevano all’andamento governativo francese. Tra
queste la “lega delle Croix-de-Feu”, la “Solidarité française” e il Partito francista
3
, che
si allineavano al modello fascista: presentavano una struttura gerarchica convergente
1
Jean François Sirinelli, Robert Vandenbussche, Jean Vavasseur-Desperriers, Storia della Francia nel
Novecento, trad. it. Renato Riccardi, Bologna, il Mulino, 2003 p. 37.
2
Ibid., p. 78.
3
Ibid., p. 89.
4
in un unico capo, creando servizi d’ordine di stampo militare, oltre a parate militari e
sfilate in uniforme.
Alla fine del 1933, furono arrestati per truffa il direttore del Crédit municipal di
Bayonne e il deputato sindaco della città, innescando un vero e proprio scandalo
politico: il direttore aveva ricevuto un trattamento di favore dal procuratore della
Repubblica, cognato dell’allora Presidente del Consiglio Camille Chautemps. Il potere
radicale fu infangato, portando Chautemps alle dimissioni.
Il Presidente della Repubblica Lebrun ne designò Édouard Daladier come successore; al
momento di presentare il nuovo governo alla Camera, il 6 febbraio 1934 le leghe si
mobilitarono in una manifestazione violenta che costrinse le forze di polizia ad aprire
il fuoco e che comportò numerosi morti e feriti
4
.
Daladier si dimise, sostituito dall’ex Presidente della Repubblica Gaston Doumergue
intenzionato a costituire un collaborativo governo «di tregua, di garanzia e di
giustizia»
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e a preparare una riforma costituzionale che rinforzasse il potere esecutivo.
Trovando l’opposizione dei radicali, anch’egli dovette dimettersi pochi mesi dopo,
lasciando la Presidenza in mano a coalizioni centriste e radicali che si alterneranno per
due anni.
Quegli anni 1934-1936 furono marcati, a livello internazionale, dal rafforzamento del
regime nazista in Germania e di quello fascista in Italia, con Mussolini che dava inizio
a una guerra di conquista in Etiopia.
La Francia antifascista doveva contrastare la minaccia nazi-fascista proveniente
dall’estero, come pure quella delle leghe francesi che il 6 febbraio 1934 aveva
mostrato la portata del proprio potere. Un’alleanza tra il Partito Comunista e
l’Internazionale con l’intento di creare un’unità d’azione antifascista diede vita al
“Fronte popolare del lavoro, della libertà e della pace”. Guadagnando numerosi voti,
nel gennaio 1936 portò Albert Sarraut alla Presidenza del Consiglio.
4
Ibid., p. 97.
5
Ibid., p. 99.
5
In quei mesi, dopo la firma di un accordo di reciproca assistenza
6
che aveva sancito
una nuova alleanza tra la Francia e la Russia nel maggio 1935, Hitler violò i patti
stabiliti dal Trattato di Versailles spostando le truppe in Renania.
Il Presidente Sarraut non oppose alcuna resistenza: decise di non provvedere alla
rimilitarizzazione delle truppe francesi in quella regione, perdendo una grossa
occasione di piegare il leader nazista
7
.
Le elezioni legislative del maggio 1936 portarono il socialista Léon Blum alla carica di
Presidente del Consiglio. Nel tentativo di apportare un miglioramento alla vita
quotidiana dei cittadini francesi, Blum portò a un aumento delle ore lavorative
settimanali e dei salari, seguito però da quello dei costi di mercato: il deficit del
bilancio commerciale era quindi in crescita e si crearono agitazioni sociali quali
“marce della fame”, scioperi e occupazioni
8
.
Sull’eco della guerra civile spagnola, i comunisti rimproverarono a Blum di aver messo
in atto una politica di non-intervento, di stampo inglese; con il rifiuto del Senato della
sua richiesta di pieni poteri, Blum si dimise il 22 giugno 1937.
I due anni successivi videro il succedersi dei radicali Chautemps, fino al marzo 1938, e
Daladier; entrambi misero in luce il degrado del regime parlamentare, con governi
basati su decreti legge.
Il 30 novembre 1938 segnò la caduta della maggioranza che era nata con il Fronte
popolare, quando i comunisti si schierarono nell’opposizione parlamentare.
Unico bilancio positivo fu quello economico, che con il Ministro delle Finanze Paul
Reynaud vide un forte aumento, dovuto soprattutto ai programmi di armamento
conseguenti alla Conferenza di Monaco del mese di settembre.
6
Ennio Di Nolfo, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica internazionale dal XX secolo a
oggi, Bari, Editori Laterza, 2012, p. 113.
7
Jean François Sirinelli, Robert Vandenbussche, Jean Vavasseur-Desperriers, Storia della Francia nel
Novecento, cit., p. 127.
8
Ibid., p. 107.