1. INTRODUZIONE
I parlanti monolingui sono sempre stati considerati la regola, lo standard, il parametro sul
quale basarsi per analizzare ogni tipo di devianza dalla norma. Nell’articolato mondo attuale i
parlanti monolingui non rappresentano più la norma, e probabilmente non la rappresentavano
neanche prima. Viviamo in un mondo plurilingue esposto a diversi idiomi. Appartenere a una
comunità bilingue, utilizzare il dialetto in un contesto familiare, parlare una seconda lingua in
ambito lavorativo o studiare una lingua straniera a scuola non fa ormai alcuna differenza. Il termine
monolingue, nel suo puro significato, è scomparso. Nell’ambito del nostro studio il bilinguismo sarà
quindi considerato come un continuum del quale verranno esaminati gli esponenti minimi e
massimi.
L’obiettivo della presente tesi è analizzare gli effetti della L2 sulla L1 confrontando la prima
lingua dei parlanti monolingui e plurilingui. Innanzitutto ci baseremo sulle recenti scoperte, relative
all’influenza della L2 sulla L1, dello studioso Cook (2003), e riguardanti un ampio spettro di lingue.
In seguito, nel perseguire il nostro scopo, focalizzeremo l’attenzione sui parlanti nativi italiani, sia
monolingui che utilizzatori dell’inglese come L2.
I primi studi
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, relativi a tale argomento, si incentravano sul ruolo chiave svolto dalla prima
lingua durante l’apprendimento della seconda, nello specifico su come la L1 influenzasse il modo in
cui la L2 veniva appresa e concettualizzata nella mente del discente, e determinasse il tipo di errori
che quest’ultimo avrebbe commesso. Al contrario, solo di recente, e in numero non elevato, sono
stati realizzati degli studi (Cook 2003; Kecskes & Papp 2000) in grado di restituire la giusta
importanza al cosiddetto fenomeno della reverse influence (influenza inversa). Benché gli effetti
della L2 sulla L1 siano un fenomeno abbastanza difficile da osservare, essi ci permettono di
scoprire come funziona il sistema linguistico dei parlanti bilingui.
La conseguenza più ovvia dell’influenza di una seconda lingua sulla prima, e dunque il
primo evento ad attirare l’attenzione dei linguisti già nella seconda metà degli anni Sessanta (Kloss
1966)
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, riguarda il processo di ‘attrito’ della L1. Cominceremo proprio dall’analisi di questo
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I primi studi sull’influenza della L1 sulla L2 sono stati realizzati negli anni Cinquanta - Sessanta attraverso opere
sull’analisi contrastiva. Secondo Lado (1957:57): “gli individui tendono a trasferire forme e significati, e la
distribuzione delle forme e dei significati, della loro lingua e cultura materna nella lingua e cultura straniera”. Gli effetti
furono distinti in positivi (facilitazione) o negativi (interferenza). L’idea globale era che sia la L1 che il processo
generale dello sviluppo influenzavano la SLA (Acquisizione della Seconda Lingua).
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KLOSS, H. German-American language maintenance efforts. In FISHMAN, J. A. Language loyalty in the United
States, The Hague: Mouton, 206-252, 1966. Per una bibliografia completa sull’attrito della prima lingua consultare il
sito web del Division of Languages and Linguistics College of Arts and Sciences Brigham Young University, Hawaii.
URL: http://w3.byuh.edu/academics/lang/attritionbiblio
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fenomeno, per poi esaminare gli effetti della L2 sulla L1 quando entrambe le lingue vengono
attivamente utilizzate e finiscono quindi per influenzarsi reciprocamente. Innanzitutto, esporremo
alcune premesse a cui seguirà l’analisi dei tratti linguistici coinvolti nello scambio inverso così
come sono stati esaminati negli studi precedentemente citati, come le ricerche eterogenee di Cook
(2003) sugli effetti della L2 sulla L1.
Per dimostrare che l’apprendimento di una seconda lingua condiziona il sistema linguistico
generale di un individuo, influenzando di conseguenza anche la sua L1, esporremo qui di seguito
uno studio. Sottoponendo ad alcuni test i parlanti italiani monolingui e plurilingui, la cui L2 è
l’inglese, evidenzieremo come, sotto diversi aspetti, la loro L1 presenti delle divergenze.
Indipendentemente dal loro dipendere, in via diretta o indiretta, dall’apprendimento di una seconda
lingua, tali differenze ci permetteranno di ribadire l’importanza di ulteriori ricerche sul modo in cui
la L2 agisce sulla L1, un fenomeno che ha ancora molte cose da insegnarci.
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2. CENNI STORICI
La ricerca sull’influenza esercitata dalla L2 sulla L1 ha una storia ancora tutta da scrivere.
Solo di recente, infatti, alcuni studi si sono interessati al fenomeno. Ecco perché, nel presente
capitolo, ci occuperemo solo di come la reciproca relazione tra prima e seconda lingua è stata
trattata in precedenza, e delle riflessioni sulla natura del condizionamento che esercitano l’una
sull’altra.
A partire dagli studi sul transfer e sull’analisi contrastiva (Weinreich, 1953) fino a quelli più
recenti sull’interlingua (Kellerman, 1986), gli effetti generati dalla prima lingua dei discenti sulle
altre lingue di apprendimento sono sempre stati al centro della maggior parte dei lavori
sull’influenza interlinguistica. L’analisi contrastiva ritiene che questa interferenza della L1 sia un
ostacolo alla corretta padronanza della L2, e la causa principale di errori (Balcom citato da Cook,
2003:168-192).
L’interferenza, comunque, è un fenomeno bidirezionale. Secondo la definizione di
Weinreich (1953:1), l’interferenza è come una devianza da ogni altra lingua che i parlanti bilingui
possiedono. Per molto tempo, l’influenza della L2 sulla L1 non attrasse l’interesse degli studiosi.
Laufer (citato da Cook, 2003:19-31) ci spiega almeno due possibili ragioni che giustificano questa
trascuratezza nei confronti del fenomeno. Innanzitutto, la ricerca sull’acquisizione della seconda
lingua era maggiormente incentrata sulle prime fasi del processo di apprendimento, e quindi non
coinvolgeva soggetti di livello avanzato. Ne consegue che la L2 presa in esame non era abbastanza
sviluppata perché si verificasse un transfer bidirezionale.
In secondo luogo, vi era una predominanza della lingua inglese nelle ricerche svolte
sull’acquisizione della seconda lingua. Gli studi riguardanti i discenti di livello avanzato
prendevano quindi in esame gli immigrati in paesi di lingua inglese. Focalizzando
conseguentemente l’attenzione sul loro livello di sviluppo della lingua inglese, in quanto di primaria
importanza per la loro integrazione sociale.
L’eventualità di un’influenza bidirezionale veniva, quindi, presa in considerazione solo nell’ambito
dell’attrito della prima lingua. Analizzando la progressiva perdita della L1, i linguisti
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identificarono la crescente predominanza della L2 come uno dei fattori responsabili dell’attrito della
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Vedesi LAUFER, B. (in Cook, 2003:20) per una visione d’insieme dei primi studi sull’attrito linguistico descriventi la
L2 come uno dei cofattori responsabili dell’attrito della L1 (BERMAN, R.A. & OLSHTAIN, E. Features on First
Language Transfer in Second Language Attrition. Applied Linguistics 4, 222-234, 1983; KAUFMAN, D. & ARONOF,
M. Morphological Interaction between L1 and L2 in Language Attrition. In GASS, S., MADDEN, C., PRESTON, D. and
SELINKER, L. Variation in Second Language Acquisition. Clevedon: Multilingual Matters, 1989: 202-215; WELTENS,
B., DE BOT, K. and VAN ELS, T. Language Attrition in Progress. Dordrech: Foris, 1986).
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L1. Ragion per cui, l’influenza della L2, in parte responsabile dei cambiamenti semplificativi che
colpiscono la L1 (Seliger & Vago, 1991), era considerata negativa.
L’insistenza sulla necessità di considerare il parlante della L2 come un utilizzatore della L2, la cui
lingua non può essere giudicata sulla base di un confronto con gli standard della lingua nativa ma va
ritenuta di per se stessa una nuova lingua (Cook, 2002) porta a una rivalutazione dell’influenza della
L1 sulla L2. La “multi competenza” (Cook, 1991) posseduta dal parlante bilingue nasce dalla
fusione di due sistemi distinti e non dalla somma degli stessi. I metodi di insegnamento devono, di
conseguenza, tenere conto dell’importanza della L1 per i discenti della L2, poiché rappresenta
un’importante risorsa a loro disposizione. Inoltre, non vi è alcun motivo di scoraggiare il suo
utilizzo in classe come invece fanno alcuni metodi di insegnamento che si basano sull’idea del
bilinguismo coordinato (Weinreich, 1953). Il discente della L2 può accedere alla seconda lingua
attraverso la L1.
D’altro canto, anche gli effetti esercitati dalla L2 sulla L1 sembravano generare alcuni benefici.
Alcuni studi sull’influenza dell’apprendimento di una lingua straniera sulle competenze della L1,
come quelli condotti da Papp (1991)
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con i bambini ungheresi, hanno dimostrato il manifestarsi di
cambiamenti positivi, soprattutto per quanto riguarda la coscienza metalinguistica e la complessità
sintattica. Prendendo invece in considerazione l’acquisizione di una seconda lingua in un ambiente
esposto alla L2, la situazione si fa ancora più complessa. Gli effetti positivi e negativi della L2 sulla
L1 sembrano confluire in un nuovo sistema linguistico dove la L1 è sostanzialmente diversa rispetto
allo standard monolingue. Tuttavia, come sottolineato di nuovo da Cook (2003), è difficile ritenere
negativi questi cambiamenti visto che sono parte integrante del fenomeno positivo dello sviluppo
della multi competenza.
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PAPP, T. Az anyanyelvi tudás és az eredményes idegennyelv tanulás összefüggései egy többszintú longitudinális
vizsgálat alapján. [Lo studio dell’interrelazione dello sviluppo della madrelingua e dell’apprendimento della lingua
straniera in una sperimentazione longitudinale multilivello]. Tesi di laurea non pubblicata, The Hungarian Academy of
Sciences, Budapest, 1991.
Le conclusioni sono state riprese e discusse in Kecskes &Papp (2000).
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3. SITUAZIONI DI INFLUENZA DELLA L2 SULLA L1
Il presente capitolo analizza le possibili situazioni di influenza della L2 sulla L1. In particolare, ci si
focalizza sul verificarsi del “reverse transfer” e sui fattori che lo favoriscono. Una breve
introduzione è qui dedicata al fenomeno dell’attrito della L1, e si discute anche dei cambiamenti
linguistici determinati dalla L2. Alla fine del capitolo, viene operato un confronto tra
l’apprendimento della lingua e la perdita della stessa.
Come si è visto in precedenza, l’influenza della L2 sulla L1, i cui effetti catturano l’attenzione dei
linguisti solo in caso di attrito, era considerata un evento negativo. Tuttavia, l’attrito della L1 non è
una conseguenza dell’influenza della L2. In realtà, quando la L1 subisce un attrito, gli effetti della
L2 sono più evidenti. L’esempio più comune di attrito della L1 è quello degli immigrati che vivono
da tanto tempo in un paese in cui si parla la L2, e la cui L1, non essendo stata utilizzata per molti
anni, non ha più la capacità di mettere in pratica tutte le sue strutture linguistiche. Come si vedrà in
seguito, possono verificarsi anche altri tipi di attrito.
Negli ultimi anni, l’attenzione si è focalizzata anche sugli effetti esercitati dalla L2 su una L1 vitale
e ancora utilizzata nella maggior parte dei suoi complessi ambiti di applicazione. I benefici
dell’apprendimento di una seconda lingua hanno dimostrato che già nelle prime fasi di acquisizione
della lingua straniera, che non comporti l’apprendimento di una L2 in un ambiente a essa esposto,
quest’ultima modifica il sistema linguistico generale dell’individuo.
La fase intermedia tra l’apprendimento della lingua straniera e la condizione di attrito è
rappresentata dagli utilizzatori della L2 in un ambiente in cui si parla la L2, mentre la L1 viene
ancora utilizzata tutti i giorni. Questo tipo di relazione sarà qui definito come “coesistenza” della
L1 con la L2, e sarà ampiamente esaminato in seguito. Idealmente, tale situazione è quella in cui il
parlante si avvale di entrambe le lingue con pari frequenza, e possibilmente anche con alcune
varianti di utilizzo. Se le lingue vengono impiegate solo in aree specialistiche, esse non possono, per
ovvi motivi, essere considerate come completamente sviluppate, e quindi il loro potenziale non è
espresso appieno. In questo caso specifico, esse funzionano soprattutto come diversi registri e il
parlante le necessita entrambe in quanto facenti parte del suo complesso sistema linguistico.
Quando la L2 coesiste con la L1, l’influenza della prima è notevole. Trattandosi di una fase
intermedia, ha di per sé degli effetti positivi e negativi. Benché la L2 continui a modificare
positivamente il sistema linguistico del parlante, alcuni minimi effetti di attrito stanno già facendo
la loro comparsa. Uno degli effetti della L2 sulla L1 sembra anche essere quello della riduzione
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