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INTRODUZIONE
Il seguente lavoro finale si propone di analizzare se esista o meno, ancora oggi, una
convenienza per le imprese italiane appartenenti al settore del lusso nel quotarsi su Borsa
Italiana rispetto ad altri mercati azionari emergenti. Negli ultimi anni, infatti, relativamente
alle firm del lusso, è nata una dicotomia tra la quotazione sui cosiddetti “mercati
tradizionali”, cioè quelli di origine delle aziende come le piazze di Milano, Parigi e Londra,
e i “mercati emergenti” come l’Hong Kong Stock Exchange. In particolare, dopo la
quotazione di Prada e di Samsonite sulla suddetta borsa asiatica, sembrava che questa
fosse oramai preferita ai mercati “casalinghi”, ma la scelta di Ferragamo di puntare su
Piazza Affari ha fatto traballare questa convinzione e aperto una questione importante.
La scelta del mercato di quotazione, effettivamente, rappresenta uno dei problemi più
complicati per quanto riguarda una operazione di IPO in quanto devono essere
considerate diverse variabili che, poi, necessitano di essere valutate singolarmente. Il tutto
è reso più complicato dal fatto che criteri come, ad esempio, il prestigio di un mercato,
sono prettamente qualitativi e hanno, quindi, un carattere tipicamente soggettivo. Oltre a
questo, scelte del genere sono direttamente collegate a tutte le altre che si presentano
durante il lungo iter che caratterizza le operazioni di offerta pubblica iniziale, in particolare
a quelle relative al pricing e alla tipologia di investitori, retail o istituzionali, che si vorrebbe
detenessero la maggior parte delle quote offerte.
Per cercare di comprendere se al giorno d’oggi convenga ancora quotarsi su Borsa
Italiana rispetto ad Hong Kong si è scelto di adottare una duplice metodologia.
Prima di tutto sono state analizzate le variabili identificate da Espinasse nella propria
opera, IPO: A Global Guide (Espinasse, 2011), che riguardano le valutazioni che
andrebbero compiute dal management, assieme alle banche del sindacato, prima di
scegliere il mercato di quotazione più favorevole. Secondo l’autore, i ragionamenti dei
suddetti attori dovrebbero riguardare: vicinanza del mercato alla sede della società,
prestigio del mercato, provenienza dei ricavi, possibilità di entrare nell’indice borsistico di
riferimento del mercato, possibilità di avere una valutazione più elevata, detenzione da
parte della società dei requisiti per quotarsi su un determinato mercato, tipologia di
investitori presenti sul mercato e loro liquidità.
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Dopo avere pesato la convenienza di entrambi i mercati, utilizzando i punti
precedentemente elencati, si è optato per la valutazione dei due titoli attraverso i loro
rendimenti normalizzati rispetto al mercato di riferimento nel periodo di circa un anno
compreso tra la data di inizio delle negoziazioni e il 25 giugno 2012. In questo senso si è
operato, prima di tutto, calcolando i rendimenti percentuali del titolo e quelli dell’indice
(FTSE MIB e Hang Seng). Secondariamente, sono state determinate le differenze tra i
rendimenti percentuali dei primi e dei secondi in modo tale da vedere quante volte i titoli
hanno “battuto il mercato”. Infine, sono stati paragonati i rendimenti normalizzati sia di
Prada S.p.A. che di Salvatore Ferragamo S.p.A. per analizzare quale abbia avuto il
rendimento borsistico migliore.
Per potere apprezzare al meglio l’analisi, nel dispiegarsi del lavoro finale, si è scelto di
dare spazio anche ad argomenti non direttamente correlati alla valutazione dei mercati,
ma a quella che è la natura del settore e dell’operazione di IPO.
Per questo motivo il primo capitolo si occupa della trattazione generale delle operazioni di
IPO, cercando di riassumerne l’essenza e la complessità. Vengono elencati gli attori che si
occupano dell’operazione, le fasi di cui si compone e particolare attenzione viene data alla
determinazione del prezzo di collocamento e ai meccanismi di valutazione della quotanda.
Nel secondo capitolo, invece, si dà spazio alla descrizione del mercato del lusso nella sua
configurazione attuale e all’elencazione delle trasformazioni che si sono messe in moto e
che, probabilmente, finiranno col caratterizzarlo in futuro.
Il terzo e il quarto capitolo si focalizzano sulle due protagoniste del lavoro, Salvatore
Ferragamo S.p.A. e Prada S.p.A., e sulle rispettive offerte pubbliche iniziali. Anche in
questo caso, un’attenzione particolare è data alle metodologie valutative delle società.
Infine, il quarto capitolo è focalizzato sul core concept della ricerca e, quindi, sull’analisi dei
motivi per i quali converrebbe quotarsi sull’uno o sull’altro mercato.
La risposta al suddetto quesito, ovviamente, è lasciata alla conclusione del lavoro finale,
nella quale saranno esposti anche i limiti e le mancanze che la trattazione, la metodologia
adottata e i dati a disposizione hanno inevitabilmente imposto alla tesi stessa.
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1. LE OPERAZIONI DI IPO
“L’Offerta Pubblica Iniziale costituisce lo strumento attraverso il quale una società ottiene
la diffusione dei titoli tra il pubblico, che è requisito necessario per ottenere la quotazione
dei propri titoli su un mercato regolamentato
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”.
Questa è la descrizione che viene fornita sul sito internet di Borsa Italiana S.p.A. e che
descrive la natura dell’operazione di Initial Public Offering. La complessità dell’operazione
non si esaurisce nella suddetta definizione in quanto una IPO può essere effettuata anche
secondo due modalità differenti: offerta pubblica di sottoscrizione (OPS) e offerta pubblica
di vendita (OPV). L’OPS avviene quando la società offre la sottoscrizione di azioni di
nuova emissione agli investitori, mentre l’OPV si verifica qualora ad essere offerte dalla
società siano le proprie vecchie azioni (o una parte delle stesse). In entrambi i casi,
l’assegnazione delle quote azionarie può avvenire per offerta pubblica riservata a tutti gli
interessati, per offerta istituzionale dedicata solamente agli investitori appartenenti a
questa categoria, per collocamento privato destinato a dei soggetti scelti ex ante dalla
società.
Fin dalle prime battute possiamo renderci conto di quanto questa sia una delle fasi più
importanti della vita di un’azienda, perché se da un lato è in grado di generare molteplici
vantaggi per l’emittente come, ad esempio, procurargli nuova liquidità, al contempo può
esporlo a gravi rischi che derivano sostanzialmente sia da modificazioni nella governance
dell’impresa, dovute all’allargamento della base di azionisti, sia dalla maggiore
esposizione agli effetti delle aspettative degli investitori e ad eventuali mercati bearish.
L’IPO, inoltre, è anche un’operazione molto complessa sotto vari punti di vista. In
particolare a causa dell’eterogeneità degli attori coinvolti, della moltitudine di operazioni e
documenti da generare, della complessità del processo di pricing. Andiamo adesso a
vedere nel dettaglio tutti questi aspetti.
1.1. ATTORI COINVOLTI IN UNA IPO
Gli attori convolti in una IPO sono molteplici, tuttavia raggruppabili per categorie
omogenee
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Borsa Italiana, 2011. Glossario-IPO-Offerta Pubblica Iniziale [online] Available at:
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/glossary.bit?target=GlossaryDetail&word=IPO%20-
%20Offerta%20Pubblica%20Iniziale (26/07/2012)
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Prima di tutto, vi sono gli attori dell’offerta, cioè la società emittente se parliamo di offerta
pubblica di sottoscrizione o vecchi azionisti nel caso di offerta pubblica di vendita. Questa
dicotomia, in ogni caso, non è obbligatoria in quanto è possibile che vi sia al contempo
un’offerta di nuove azioni da parte della società emittente unita alla vendita delle azioni
detenute dagli azionisti precedenti.
In secondo luogo, dobbiamo considerare i soggetti della domanda, i quali possono
appartenere a due categorie: investitori individuali (o retail) e investitori istituzionali. I primi
sono individui che operano autonomamente sul mercato per proprio conto, mentre i
secondi sono intermediari che investono dei patrimoni per conto di altri o sulla base di un
rapporto specifico di intermediazione o tramite un mandato. In particolare, gli investitori
istituzionali sono: fondi pensione, compagnie assicurative, fondi di investimento, SICAV,
OICR. Per l’entità dei patrimoni gestiti, l’importanza degli investitori istituzionali è molto più
elevata rispetto a quella degli investitori retail. Anche per questo, solitamente, le società
che si quotano optano per un’offerta pubblica rivolta agli investitori individuali sul mercato
domestico e per un collocamento privato rivolto agli istituzionali sul mercato globale.
La terza categoria di attori è costituita dalle banche, le quali possono ricoprire una
moltitudine di ruoli differenti all’interno dello stesso affare:
Global Coordinator: è la banca di investimento che, come dice il nome, si occupa di
coordinare tutti gli altri soggetti coinvolti nella IPO. In particolare, tiene insieme le
banche del sindacato di collocamento e ne detta i compiti al fine di garantire il
successo dell’operazione. Il global coordinator può svolgere anche, ma non
obbligatoriamente, i compiti di bookrunner e di lead manager;
Bookrunner: probabilmente questo è il ruolo più importante che una banca possa
ricoprire relativamente ad una operazione di IPO, in quanto è direttamente correlato
al pricing delle azioni e al collocamento delle stesse presso il pubblico di investitori.
Il bookrunner, infatti, controlla e tiene il book degli ordini, all’interno del quale
vengono registrate le richieste degli investitori istituzionali, e decide in che modo le
azioni debbano essere allocate tra questi ultimi. L’allocazione, poi, di solito segue
delle dinamiche consolidate, nel senso che il bookrunner preferirà sempre
assegnare le azioni agli istituzionali con i quali intrattiene rapporti migliori. Una
seconda tecnica per l’allocazione delle quote, anche se meno adoperata, vuole che
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Espinasse, 2012. IPO: A Global Guide. Hong Kong: Hong Kong University Press.
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vengano favoriti coloro che hanno maggiormente contribuito al bookbuilding e alla
costruzione della conseguente curva di domanda (attraverso step bid) rispetto a
quelli che hanno condiviso meno informazioni con l’emittente (presentando strike
bid o limit bid)
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;
Lead Manager: di solito questa figura coincide con quella di bookrunner ed, in
questo caso, le differenze tra esse sono quasi nulle. Nell’eventualità in cui, invece, i
ruoli siano occupati da banche diverse, il titolo di lead manager non dà altri vantaggi
se non una priorità nella sottoscrizione delle azioni rispetto alle altre banche facenti
parte del sindacato e vantaggi dal punto di vista remunerativo al termine
dell’operazione;
Deal Sponsor: sono una serie di banche i cui ruoli sono quello di intrattenere i
rapporti con la società di gestione del mercato azionario e quello di sponsorizzare la
quotazione dell’emittente;
Membri “junior” del sindacato di collocamento: subentrano nelle IPO di ingenti
dimensioni e, sostanzialmente, svolgono un ruolo di contorno rispetto a quello delle
banche senior. I loro compiti si concentrano soprattutto su tre fronti. Il primo
riguarda la produzione di informazioni, in particolare attraverso la pubblicazione di
ricerche e l’istruzione degli investitori sulla base dei suddetti studi; il secondo
concerne la gestione della domanda cercando in un primo momento di stimolarla
attraverso l’equity story e, poi, ridimensionandola al livello dell’offerta in modo tale
da effettuare un pricing il più corretto possibile; la terza, invece, esula
dall’operatività e cerca di contrastare l’asimmetria informativa tra emittente e
investitori a favore di questi ultimi. Gli investitori, infatti, non avendo molte
informazioni sulla società, si basano anche sulla reputazione delle banche del
sindacato prima di decidere se investire o meno
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La quarta categoria di soggetti coinvolti nelle operazioni di Offerta Pubblica Iniziale è
costituita dalle società di gestione del mercato (in Italia Borsa Italiana S.p.A.) e dall’autorità
di controllo del mercato stesso (sempre in Italia, la CONSOB).
La quinta ed ultima è data dagli advisor, cioè da coloro che offrono la propria consulenza
al fine di favorire la riuscita dell’IPO.
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Cornelli, F. Goldreich, D., 2001. Bookbuilding and Strategic Allocation. Journal of Finance, vol.56, n.6
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Logue, D. Rogalsky, R. Seward, J. Foster Johnson, L., 2002. What is Special about the Roles Underwriter Reputation
and Market Activities in IPOs. Journal of Business, vol.75, n.2