6
Regia Universit di Napoli dal senatore Innocenzo C appa5, la cui conferenza fu
pubblicata e commentata in un articolo di Daniele Dipino su Il Grido d Italia ,
«il giornale del Partito repubblicano nazionale»6. Che questa celebrazione di
Mazzini in alcuni casi ai limiti dell idolatria fosse sincera o strumentale, di
fatto assistiamo lungo tutto l arco dell era fascis ta ad una assidua e collaudata
elezione del genovese a precursore del fascismo 7. L oggetto di questa ricerca Ł
appunto una ricostruzione sistematica dei temi principali in relazione ai quali
tanti esponenti del fascismo si riallacciavano alla tradizione mazziniana. Sullo
sfondo, il problema del confronto ineludibile, co me per qualsiasi altro
movimento politico dell epoca8 del fascismo con la tradizione risorgimentale.
5
Su Cappa iscritto alla sezione milanese del Pri e direttore (dal 1900 al 1904) dell Italia del
Popolo , primo foglio del partito repubblicano di M ilano, interventista sin dalla guerra libica, eletto
deputato tra le fila del fascismo nel 1924 e poi nominato senatore nel 1929 , cfr. la voce di L. Ramp azzo
nel Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, vol. 18.
6
Cfr. D. Dipino, Il senatore Innocenzo Cappa inaugura il corso delle lezioni della Cattedra
Mazziniana a Napoli, in Il Grido d Italia , Organo quindicinale della comunit mazziniana nazionale,
Genova, 9 gennaio 1930. Per l espressione tra virgolette, cfr. S. Fedele, I repubblicani di fronte al
fascismo (1919-1926), Le Monnier, Firenze, 1983, p. 259, n. 83.
7
Naturalmente, i tanti richiami fascisti a Mazzini, mentre esaltavano certi aspetti del suo
pensiero, ne ignoravano altri, come l esaltazione mazziniana del principio di libert (cfr., tra gli a ltri, E.
Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell Italia fascista , Laterza, Roma-Bari,
1993, p. 11-12; C. Pavone, Una guerra civile: Saggio storico sulla moralit de lla Resistenza, Bollati
Boringhieri, Torino, 1991, pp. 182-183; P.G. Zunino, L ideologia del fascismo. Miti, credenze e valori
nella stabilizzazione del regime, Il Mulino, Bologna, 1985, pp. 90-92), oppure la pregiudiziale
repubblicana (cfr., a titolo di esempio, B. Mussolini, L azione e la dottrina fascista dinnanzi alle
necessit storiche della nazione , in Il Popolo d Italia , 21 settembre 1922, ora i n Id., Opera omnia, a
cura di E. e D. Susmel, La Fenice, Firenze-Roma, 1951-1963 e 1978-1981, vol. XVIII, p. 418; B.
Giuliano, Mazzini, Discorso tenuto ad Imperia il 28 settembre 1938, in AA.VV., Celebrazioni liguri, vol.
I, 15 settembre 12 ottobre 1938, Confederazione f ascista dei professionisti e degli artisti, Urbino, 1938,
p. 134; F. Ercole, Giuseppe Mazzini. Annunciatore dell unit italiana , in AA.VV., Celebrazioni liguri,
vol. II, 12 23 ottobre 1938, cit., pp. 399-402), o ancora l anticlericalismo mazziniano, che, come
vedremo nel primo capitolo, fu ammorbidito e rein terpretato dopo la Conciliazione.
8
Cfr. M. Baioni, Risorgimento in camicia nera, cit., pp. 5 ss. Baioni afferma, tra l altro, che il
fascismo interpret il Risorgimento alla luce del « nuovo orizzonte simbolico» celebrativo della guerra,
occupando cos un posto centrale nella liturgia politica del ventennio (Ivi, p. 8). Secondo Zunino, «alla
memoria storica del fascismo in quanto sistema totalitario di massa occorreva un terreno in cui affondare
le proprie radici che fosse meno remoto: fu il Risorgimento ad offrire una prima sostanziosa sponda al
flusso dei ricordi (e degli oblii) suscitato dal fascismo. Sul processo di formazione dell Italia unita il
regime gett una rete estesissima e fittissima: ben poco vi sfugg , tutto, o quasi, venne raccolto,
trasformato, riplasmato e utilizzato in funzione delle prospettive ideologiche del potere fascista. C era,
innanzitutto, la presenza monumentale di Mazzini, della cui eredit il fascismo oper una completa
annessione al proprio campo. Tra il mazzinianesimo e il fascismo, scrisse [Gentile nel 1936], vi Ł la
stessa concezione spiritualistica del mondo; lo stesso carattere religioso; la stessa avversione
all individualismo; lo stesso concetto dello Stato e della Nazione, unit fondamentale e sostanza spir ituale
dei cittadini; lo stesso postulato di un modo totalitario d intendere la vita umana; la stessa diffidenza
7
Solo negli ultimi tempi, il posto occupato da Mazzini nell ideologia del
fascismo ha iniziato ad essere oggetto di studio. A parte i cenni nei lavori
dedicati ad un indagine complessiva dell ideologia fascista o nelle biografie di
fascisti di rilievo, hanno trattato la questione Giovanni Belardelli, nel saggio Il
fantasma di Rousseau: fascismo, nazionalsocialismo e vera democrazia del
1994, Roberto Pertici, in Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo: L itinerario
politico di Delio Cantimori (1919-1943) del 1997 e nel Mazzini di Giovanni
Gentile del 1999, e, da ultimo, Mario di Napoli, in una relazione generale su
Mazzini e il fascismo ancora inedita, pronunciata il 10 marzo 2006 in occasione
di un Convegno di studi su Mazzini e il Novecento tenutosi il 9-11 marzo a
Pisa e organizzato dalla Domus Mazziniana, dalla Scuola di Studi Superiori
Sant Anna e dalla Scuola Normale Superiore9.
Prima di esplicitare la struttura organizzativa e le scelte metodologiche
seguite nel presente lavoro, Ł opportuno soffermare la nostra attenzione sui
principali veicoli storici che resero possibile l incontro del mazzinianesimo col
fascismo, ad iniziare dal principale depositario istituzionale della tradizione
mazziniana, ovvero il Partito repubblicano italiano.
Scrive lo storico Santi Fedele, nello studio I repubblicani di fronte al
fascismo (1919-1926), che l atteggiamento del Partito repubblicano italiano nei
confronti dei nascenti Fasci di combattimento non fu da subito improntato ad una
netta ed intransigente opposizione, come invece prevarr pur tra qualche
importante defezione dopo l elezione a segretario nazionale di Ferdinando
Schiavetti al congresso nazionale del partito a Forl , nell aprile del 1920. Il
verso il liberalismo meccanico della classica economia astratta [ ] . All apice del suo confronto Gent ile
poteva ben dire: Mazzini oggi Ł con noi » (P.G. Zu nino, L ideologia del fascismo , cit., p. 88).
9
Cfr. G. Belardelli, Il fantasma di Rousseau: fascismo, nazionalsocialismo e vera
democrazia , in Storia contemporanea , a. XXV, n. 3, giugno 1 994; R. Pertici, Mazzinianesimo,
Fascismo, Comunismo: L itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943), in Storia della
storiografia , n. 31, Jaca Book, Milano 1997; Id., Il Mazzini di Giovanni Gentile, in Giornale critico
della filosofia italiana , Anno LXXVIII (LXXX), fas c. I-II, gennaio-agosto 1999; M. di Napoli, Mazzini e
il fascismo, relazione ancora inedita e fornitaci dall autore, che ringraziamo sentitamente per la
gentilissima disponibilit .
8
congresso sconfessava il precedente segretario in carica dal luglio 1916, il
forlivese Armando Casalini, denunciando l eccessiva benevolenza verso il
movimento fascista di una cospicua parte del repubblicanesimo romagnolo10.
«Fautori dell ingresso dell Italia in guerra a fian co delle potenze
dell Intesa sulla base di motivazioni di chiara derivazione mazziniano-
risorgimentale» i repubblicani non erano stati interventisti solo per la storica
questione delle terre irredente , ma anche nella c onvinzione del valore
rivoluzionario della guerra, vista come l occasione storica per rovesciare l assetto
politico dell Italia giolittiana, «da sempre tenacemente avversato». Sposando la
causa dell intervento, i repubblicani confluirono prima e durante il conflitto
mondiale nel variegato mondo di «unioni, fasci, comitati, leghe di varia natura,
tutti animati da propositi di resistenza sul front e interno , di sostegno allo sforzo
della patria in armi e di lotta al presunto sabotaggio della guerra operato dalle
forze neutraliste. A far parte di tali raggruppamenti entrano uomini della piø
svariata provenienza: accanto a nazionalisti e liberali di destra vi troviamo
sindacalisti rivoluzionari, socialisti interventisti, futuristi, repubblicani del Partito
mazziniano italiano e iscritti al PRI». Nel corso del biennio 1917-18,
L Iniziativa , organo ufficiale del Pri, e la stam pa repubblicana in generale
furono partecipi all «isteria antineutralista e antidisfattista che pervade i fogli dei
partiti e dei gruppi interventisti», determinata, oltre che dallo scontro coi
sabotatori della vittoria , anche dall «ossessione antibolscevica» e, piø in
generale, dall accesa rivalit che nell immediato d opoguerra contrassegnava i
rapporti tra repubblicani e socialisti. Non solo i repubblicani, ma anche
«sindacalisti rivoluzionari, democratici salveminiani, anarchici e socialisti
interventisti e piø in generale [ ] tanti appartene nti al composito schieramento
dell interventismo di sinistra», ognuna con la propria estrazione politica
10
Cfr. S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit.; la voce su Casalini in L.
Bedeschi e D. Mengozzi (a cura di), Personaggi della vita pubblica di Forl e circondario. Dizionario
biobibliografico 1897-1987, QuattroVenti, Istituto di Storia dell Universit di Urbino, 1996.
9
diversa, talora opposta, rispetto alle altre , gua rdavano a Mussolini come il
«magnifico bardo del nostro interventismo» (lo scriveva L Iniziativa nel
maggio del 1917) contro socialisti e giolittiani. Lo stesso fascismo sansepolcrista
aveva diversi punti di contatto con il programma approvato dal Pri nel dicembre
del 1918, ad iniziare dalla convocazione di un assemblea costituente eletta a
suffragio universale attraverso la quale gli inter ventisti intervenuti avrebbero
potuto decidere della nuova Italia politica e dare sfogo alla propria «ansia di
rinnovamento», diritto legittimato dal sacrificio e dal sangue versato per la
salvezza della patria11.
Mentre i repubblicani milanesi figurarono tra i primi detrattori di
Mussolini, le simpatie, quando non l esplicito consenso, che il fascismo della
prima ora esercitava su parte dei militanti repubblicani assunse proporzioni di
una certa entit in Romagna, area dove il Pri ass ieme alle province marchigiane
di Ancona, Pesaro e Urbino e il litorale toscano tra Grosseto e Carrara godeva
(al pari dei socialisti) di una rilevante consistenza numerica, assumendo le
caratteristiche del moderno partito di massa12. Per tutto il corso del 1919, proprio
l accesa rivalit con i socialisti nell area romagn ola, che risaliva ai primi anni del
900 e sfoci anche in scontri violenti, fin col c ondizionare in favore del
fascismo il repubblicanesimo romagnolo, arrivando a «ripetuti pronunciamenti
filofascisti di un giornale di considerevole diffusione come La Libert di
Ravenna, che mentre non nasconde il proprio compiacimento per un episodio
quale l assalto fascista all Avanti! del 15 aprile 1919, polemizza aspramente e a
piø riprese contro l atteggiamento di netta avversione assunto dal bisettimanale
repubblicano milanese L Italia del Popolo nei confronti del fascismo e del suo
11
Cfr. S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit., pp. 1-11, 16-17, 22, 27-
37, 116. Per la cit. da L Iniziativa , cfr. Ivi, p. 4.
12
Nelle altre zone d Italia, il Pri si configurava come «un partito di modesta consistenza
numerica, che non poco Ł debitore della propria sopravvivenza alla tradizione democratico-mazziniano-
risorgimentale della quale Ł il principale depositario e da cui trae essenzialmente i propri titoli di
legittimazione storico-ideale» (S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit., pp. 37-
38).
10
fondatore, del quale invece il settimanale repubblicano di Ravenna ritiene
opportuno riportare piø di uno degli articoli che appaiono ne Il Popolo
d Italia»13. Anche al di l della zona romagnola, «alcuni molt o noti e autorevoli
esponenti della vecchia guardia repubblicana» com e Eugenio Chiesa, Roberto
Mirabelli e lo stesso Napoleone Colajanni tennero, almeno inizialmente, un
atteggiamento di non rigida chiusura quando non di aperta simpatia per il
fascismo14. Scriveva Colajanni nell ottobre del 1920:
Che cosa Ł il fascismo non si potrebbe esattamente dire. Approssimativamente si
pu definire un conglomerato d italiani dotati di a rdente patriottismo, i quali per vedere
salva la patria dagli assalti quotidiani dei bolscevichi indigeni, ricorrono alla violenza
[ ].
E legale la loro azione? Nessuno potrebbe ammetterlo; ma essa Ł morale. Se ci
fosse un vero governo forse i Fascisti dovrebbero essere repressi severamente; ma nella
sostanziale assenza del governo e nella sua debolezza verso i socialisti debolezza che
talvolta assume i caratteri della complicit i Fascisti compiono santa opera di reazione
contro la sopraffazione demolitrice dell organismo nazionale, cui si sono consacrati i
socialisti [ ]. 15
E in tale contesto che avvenne l adesione di alcun i militanti repubblicani
ai primi Fasci di combattimento, inizialmente non considerata incompatibile con
la contemporanea iscrizione al Pri. Lo stesso Italo Balbo, ricorda Claudio G.
SegrŁ, prima d aderire al fascismo nel 1921, «esit a lasciare i repubblicani fino
all ultimo momento, e consider persino la possibil it di mantenere la doppia
iscrizione», dimettendosi dai repubblicani solo quando fu sancito il divieto a
13
Ivi, pp. 115-122.
14
Ibidem.
15
N. Colajanni, Il Fascismo, in Rivista Popolare di Politica, Lettere e Scienze Sociali , 31
ottobre 1920, p. 365; cit. in S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit., p. 122.
11
essere iscritto a entrambe le organizzazioni16. Nella lettera di dimissioni scritta il
12 febbraio 1921, Balbo, scrive SegrŁ, «era perfettamente consapevole che il
comitato centrale repubblicano si opponeva alla sua iscrizione a entrambe le
organizzazioni, scrisse. Tuttavia insistette il fascismo non contrastava con gli
ideali mazziniani, soprattutto per quello che rigu arda la Patria, il socialismo, e la
questione agraria . Per questo, non aveva scrupoli ad appartenere ad entrambe le
organizzazioni. Il problema era continuava la let tera che se i repubblicani
avessero continuato a restare imprigionati nel cerchio ristretto dei loro pregiudizi,
la repubblica non la faremo noi e reputo invece il nostro dovere vivere fra
energie giovani come quelle rappresentate dal fascismo, per realizzare nel
miglior modo il criticismo mazziniano! . La fede ma zziniana che aveva nutrito
nel cuore per dieci anni restava intatta ed era p ronto a rientrare nel partito
qualora avesse ripreso nuovamente i principi indicati dal Maestro»17.
L opinione di Balbo, che i repubblicani avessero smarrito la bussola del
pensiero mazziniano, era condivisa anche da Mussolini, che nel 1921 affermava:
«Io non mi spiego come dei repubblicani possano essere contrari ad un
movimento che Ł tendenzialmente repubblicano. Io comprenderei che fossero
contrari ad un movimento tendenzialmente monarchico». Il giorno dopo la
conclusione del XV congresso del Pri a Trieste del 22-25 aprile 1922, Mussolini
commentava sul Popolo d Italia :
Il Partito Repubblicano Italiano va a destra o a sinistra? Mistero. Anzi
pantano . Cos Ł stato definito il voto che ha chi uso la discussione politica e che ha
raccolto l unanimit dei rappresentanti: circa vent unmila.
16
C. G. SegrŁ, Italo Balbo, Il Mulino, Bologna, 1988, pp. 22-23. Il fenomeno della doppia
iscrizione non fu vietato solo dal Pnf, ma anche dal Pri, precisamente dal segretario nazionale Schiavetti
che, in una circolare del maggio 1920 a tutte le sedi periferiche del partito, scrisse tra l altro che la doppia
iscrizione era una «aberrazione [ ]. O col partito o con i fasci» (cfr S. Fedele, I repubblicani di fronte al
fascismo (1919-1926), cit., p. 124).
17
Cfr. C. G. SegrŁ, Italo Balbo, cit., pp. 53-63.
12
Il congresso, insomma, doveva dire se il Partito Repubblicano Italiano intende
restar fedele al borghese Giuseppe Mazzini o pass are sotto le insegne del socialista
Carlo Marx. Collaborazione di classe o lotta di classe? L interrogativo rimane. C Ł una
parte dei repubblicani che Ł matura, anzi fradicia, per cadere in grembo al Pus, e ce n Ł
una piccola parte che pu venire tranquillamente so tto i gagliardetti fascisti.
Come da qualche tempo, cos dopo il congresso di Trieste, il Partito
Repubblicano Italiano continuer a fare della demag ogia antifascista nella vana illusione
di cattivarsi l animo delle grandi massi proletarie e nello stesso tempo non oser
spezzare tutti i vincoli che lo legano a frazioni determinate della piccola borghesia
urbana e rurale.
Date le tendenze dello spirito contemporaneo, il Partito Repubblicano Italiano
non ha dinanzi a sØ liete prospettive di futuro. Eso malgrado la sua eroica tradizione
di patriottismo sembra destinato a vivacchiare in margine alle grandi forze politiche
della nazione.18
Oltre a Balbo, tra gli altri casi d adesione al fascismo che si verificarono,
«il piø famoso di tutti scrive Fedele , per la n otoriet dei protagonisti, Ł
certamente quello di Bologna, citt in cui i repubb licani Pietro Nenni, Guido e
Mario Bergamo hanno parte preminente nella fondazione, avvenuta nell aprile
del 1919, del primo Fascio di combattimento costituitosi nel capoluogo
emiliano». L esperienza fu in realt di brevissima durata: Nenni e i fratelli
Bergamo saranno irriducibili avversari del fascismo, ma «il distacco degli iscritti
al PRI dai Fasci di combattimenti sorti in altre localit non avviene con la stessa
relativa rapidit con cui si Ł prodotto a Bologna. Favorito anche dalle condizioni
di crisi politica e organizzativa che il partito attraversa nell immediato
dopoguerra e in particolare dal vuoto di direzione politica che per tutto il corso
18
B. Mussolini, La politica e i partiti. Il congresso repubblicano, in Il Popolo d Italia , 26
aprile 1922; ora in Id., Opera omnia, cit., vol. XVIII, pp. 163-164. Per la cit. precedente, Id., Discorso
pronunciato a Bologna il 2 aprile 1921, in Il Popo lo d Italia , 5-6 aprile 1921; ora in R. De Felice,
Autobiografia del fascismo. Antologia dei testi fascisti 1919-1945, Minerva Italica, Bergamo, 1978, p. 76.
Sul congresso repubblicano di Trieste, cfr., tra gli altri, S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo
(1919-1926), cit., pp. 200 ss.
13
del 1919 contraddistingue l operato della commissione esecutiva e della
segreteria Casalini, il fenomeno della doppia iscrizione al PRI e ai Fasci persiste
anche dopo il fallimento del blocco elettorale di tutte le forza interventiste
vagheggiato da Mussolini per le elezioni politiche del novembre 1919 e financo
durante i primi mesi del 1920»19. Come osserva Maurizio Ridolfi, «laddove il
repubblicanesimo era radicato da tempo, lo sbandamento iniziale verso il
fascismo fu ancor piø accentuato»20. Infatti, a Genova, altra roccaforte del Partito
repubblicano, nascevano nel 1919 i Fasci repubblicani italiani, un piccolo gruppo
di ex-iscritti al Pri guidati da Sigognac21 che nel 1922 pubblicheranno un
opuscolo dal titolo Quello che vuole il Fascismo Mazziniano, dove «il comando»
avrebbe scritto, tra l altro:
Il periodo che corre tra il 1919 e il 1922 Ł quello che segna la fine irreparabile
del P.R.I. cos come si era presentato nell immedia to dopoguerra. L Alleanza del
19
Ivi, pp. 123-124.
20
M. Ridolfi, Interessi e passioni. Storia dei partiti politici italiani tra l Europa e il
Mediterraneo, Bruno Mondadori, Milano, 1999, p. 314.
21
Sigognac, uno dei personaggi del famoso Il Capitan Fracassa di Theophile Gautier, Ł lo
pseudonimo di Umberto Riparbelli (cfr. http://opac.sbn.it). E lo stesso Mussolini a chiarire che si tratta di
«Un amico genovese buon repubblicano e buon comba ttente, il cui pseudonimo non Ł ignoto ai
correligionari di Liguria», rendendo noto un carteggio tra lui e Sigognac sulla piena disponibilit de i
F.R.I. ad aderire al fascismo. Scrive Sigognac, nel 1919: «Caro Mussolini, l arditezza e la genialit con la
quale sostenete le vostre idee, mi Ł sempre piaciuta e oggi mi piace piø che mai. La concentrazione d elle
sinistre interventiste [ ] S impose nel 1915, s im pone oggi. [ ] Quindi, o coloro che furono al nostr o
fianco accettano oggi tutto il programma annunciato da voi nel vostro chiaro discorso sia nell ordine
politico come in quello economico e potranno combattere con noi, o [ ] sar meglio che cerchino altri
collaboratori». Mussolini commentava: «Forti correnti del Partito Repubblicano l adesione di Carlo
Bazzi, leader dei repubblicani ravennati, lo prova accettano d entrare in questa coalizione. Altre intese
locali sono in elaborazione. E chiaro che un movimento dilagante nelle regioni, finirebbe per avere il
crisma dei supremi organi direttivi romani e diventare nazionale» (B. Mussolini, In vista delle elezioni
generali. Per l intesa e l azione , in Il Popolo d Italia , 7 agosto 1919; ora in Id ., Opera omnia, cit.,
vol. XIII, pp. 279-281). In Ivi, vol. XXII, pp. 330-331, Ł riportato un incontro a Roma, al Vicinale, del 20
marzo 1927, in cui scrivono i curatori Mussolin i riceve «in particolare udienza il capo responsabile
della Comunit mazziniana, Umberto Riparbelli; il s egretario politico, Tommaso Cartosio; ed il triumviro
anziano Angelo Possa, i quali gli hanno offerto una riproduzione in argento della statua in Genova di
Giuseppe Mazzini, opera dello scultore genovese Guido Galletti, insieme con una penna stilografica di
oro massiccio». Il duce, prosegue il testo, «ha detto di accettare molto volentieri le offerte, pregando il
capo della Comunit di portare il suo salute cordia le ai mazziniani convenuti in Roma e affermando che
l opera della Comunit mazziniana Ł un apporto assa i importante al grande fiume della vita fascista della
nazione, perchØ d in silenzio senza nulla chiedere. Il Duce ha dato il suo nulla osta per il nuovo distintivo
dei mazziniani nazionali, e, nel commiato, ha offerto ad ognuno dei tre una sua fotografia con dedica».
14
Lavoro di cui la Direzione del P.R.I. fu magna pars rappresenta la tomba della
tradizione gloriosa del P.R.I. medesimo [ ].
Ma col P.R.I. non finisce il pensiero mazziniano.
Qualcuno, nel vasto naufragio, lo raccolse per custodirlo intatto e per intatto
consegnarlo all avvenire.
Questo qualcuno si chiama: i Fasci Repubblicani Italiani.
Un postulato cardinale dei F.R.I. Ł questo: ricondurre a Mazzini la rivoluzione
fascista.
Ricondurre , non condurre. La fede di nascita fasc ista Ł mazziniana. I primi
fascisti con a capo Mussolini in persona erano profondamente mazziniani.22
Come notavano i Fasci repubblicani di Genova, a rafforzare il fenomeno
vi era anche il fatto che la grande maggioranza dei sindacati d ispirazione
repubblicana (quasi tutte le organizzazioni sindacali romagnole e buona parte di
quelle marchigiane) aderirono all Unione italiana del lavoro «la centrale
sindacale fondata nel giugno 1918 quale trasformazione e ampliamento del
preesistente Comitato sindacale italiano sorto nel settembre del 1914 da un
scissione dell Unione sindacale italiana determinata dalla scelta interventista
della corrente sindacalista rivoluzionaria capeggiata da Filippo Corridoni e da
Alceste De Ambris» , contrassegnata fin dalle orig ini in senso antibolscevico e
contrapposta alla socialista Confederazione generale del lavoro (che vantava una
consistenza numerica maggiore). Entro le file della Uil, il cui gruppo dirigente
era composto in maggioranza da repubblicani e sindacalisti rivoluzionari, tra la
22
Fasci Repubblicani Italiani, Quello che vuole il Fascismo Mazziniano, 1 Opuscolo,
Pubblicato a cura del Comitato Centrale dei F.R.I., Genova, 1922, pp. 10-11. In Ivi, p. 5-6, Ł scritto:
«L iscrizione ai Fasci Repubblicani Italiani si ottiene a patto di essersi resi conto delle benemerenze
acquistate dal Partito Nazionale Fascista verso la gran Patria italiana e a patto di essere mazziniani. Il
Partito Nazionale Fascista Ł tre volte benemerito della gran Patria italiana: Vittorio Veneto; prima volta.
Schiacciamento del Bolscevismo: anni 1919-20-22; seconda volta. Conquista del potere con fuga dei
ladroni; terza volta. I mazziniani nelle cui tradizioni gloriose Ł il vanto di avere amata la Patria e, di avere
fatto e dato per la sua libert e per la sua grande zza sacrificii e sangue, non possono non piegare in segno
di omaggio e di profonda riconoscenza, la loro bandiera dinanzi al Fascismo ed al suo grandissimo Duce.
Siamo dunque Fascisti Mazziniani. [ ] Siamo Fascist i mazziniani perchØ Fascismo Ł diventato sinonimo
di patriottismo e perchØ il Mazzinianesimo esprime il medesimo sentimento. La nostra pregiudiziale Ł la
Patria».
15
primavera e l estate del 1920 avvenne il distacco dei sindacalisti nazionali,
capeggiati da Edmondo Rossoni e Michele Bianchi, che avrebbe «fornito i quadri
dirigenti del nascente sindacalismo fascista»23.
La situazione inizi a mutare, come abbiamo gi acc ennato, con l elezione
di Schiavetti a nuovo segretario nazionale del Pri nell aprile del 1920, nella
personale convinzione «dell assoluta incompatibilit ideologica, politica e
morale esistente tra repubblicanesimo mazziniano e fascismo», che, col passare
dei mesi, divenne «acquisizione comune alla stragrande maggioranza dei
militanti repubblicani». Si trattava di una svolta, come testimoniavano le
violenze squadriste ai danni delle organizzazioni repubblicane verso la fine del
1920, destinata a rafforzarsi nel corso del biennio 1921-1922, che permise, nelle
elezioni del 1921, risultati elettorali commentati con moderata soddisfazione
dalla stampa repubblicana. Tuttavia, la svolta impressa da Schiavetti e dal nuovo
gruppo dirigente, intransigente di fronte a qualsiasi collaborazione elettorale non
solo nei confronti del fascismo, ma anche del socialismo o dei blocchi
liberaldemocratici, ebbe anche l effetto, per quel che rileva in questa sede, di far
giungere al punto di rottura i rapporti tra il Pri e le organizzazioni romagnole
guidate da Casalini e Carlo Bazzi, «uno degli esponenti piø in vista del PRI a
Ravenna che dal giugno del 1919 fa parte della commissione esecutiva del
partito», rapporti che si erano gi incrinati duran te l impresa fiumana24. L uscita
23
S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit., pp. 25, 43, 104.
24
Ivi, pp. 66, 124-135, 183-184, 215. Prima e durante l impresa fiumana, Bazzi, con il sostegno
dell allora segretario Casalini e tra forti contrasti interni al partito, aveva mantenuto vivo il dialogo tra
D Annunzio e alcuni settori del Pri, che avevano espresso consensi per un colpo di mano che permettesse
d affermare l italianit di Fiume (non a caso, da F orl e altre localit della Romagna partirono alla volta di
Fiume diversi giovani militanti del Pri). Bazzi, «gi volontario nelle Argonne del 1914 e successivame nte
ufficiale della squadra San Marco comandata da D Annunzio, tra il maggio e l agosto del 1919 svolge
un intensa attivit di proselitismo negli ambienti repubblicani a favore dell impresa che si va preparando:
funge da trait d union tra il Poeta e quegli esponenti repubblicani che, come nel caso di Pirolini, pur non
dissentendo apertamente dalla linea di politica estera seguita dal partito, sono tuttavia particolarmente
sensibili ai richiami della propaganda nazionalista; si adopera, sia pure con scarso successo, per
organizzare incontri tra il Comandante e altri dirigenti del PRI; tiene riunioni ristrette nelle Marche nel
corso delle quali informa i convenuti dei progetti di un azione di forza su Fiume che potrebbe avere
importanti sviluppi rivoluzionari anche a livello nazionale. Mentre il segretario del partito Casalini
condivide appieno gli entusiasmi fiumani e dannunziani di Bazzi, contrari a un colpo di mano dai
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dal Pri di Bazzi e Casalini si consumava sulla questione del Sindacato nazionale
delle cooperative, un organismo da loro fondato nel 1920 in collaborazione con
la Uil, di cui chiesero il riconoscimento ufficiale quale soggetto di
coordinamento delle cooperative repubblicane. Gli organi del partito opposero un
netto rifiuto dovuto, nella sostanza, «alla presenza all interno di esso di
personalit dalla, a dir poco, ambigua collocazione politica. A questo rifiuto
Bazzi, Casalini e un gruppo di loro seguaci reagiranno con l allontanamento dal
partito, per iniziare quindi quell opera di fiancheggiamento del movimento
fascista che sarebbe sfociata due anni dopo nella costituzione dell Unione
mazziniana nazionale»25.
L Unione mazziniana nazionale, sorta nell ottobre d el 1922, «di fronte alla
generica simpatia dimostrata dal Partito Mazziniano verso il movimento fascista,
intendeva svolgere un azione piø efficace e concreta. Promotori ne furono
Armando Lodolini, Armando Casalini, Carlo Bazzi, Andrea Angrisani, Giuseppe
Bott , Paolo Chiappa, Vittorio Peracchio, Luciano C arini, Adele Albani Tondi e
la Sezione romana del P.M.I., della quale era segretario lo stesso Lodolini»26.
Proprio nell ottobre del 22, con la marcia su Roma , pur tra ripetuti giudizi
d incompatibilit tra repubblicanesimo e fascismo d a parte della dirigenza del
Pri, venivano sollevati da parte repubblicana una serie d interrogativi
sull intransigenza nei confronti del fascismo. Al XVI congresso nazionale del
Pri, svoltosi a Roma nel dicembre del 1922, un articolata corrente minoritaria,
capeggiata da rappresentanti di Ancona (Oddo Marinelli), Cesena (Mario
Pistocchi) e Ravenna (C. Calderoni), invitava a non condannare
pregiudizialmente il fascismo, tenendo conto anche dell opportunit di uno
prevedibili risvolti nazionalisti e militaristi sono invece esponenti di primissimo piano del PRI quali
Conti, Facchinetti, Guido Bergamo ecc. Al momento dell occupazione dannunziana di Fiume le
divergenze di valutazione politica si palesano in tutta la loro gravit » ( Ivi, p. 66-68).
25
Ivi, pp. 184-186.
26
Armando Lodolini (26 marzo 1888 2 agosto 1966) , Ente per la Diffusione e l Educazione
Storica, Roma, 1967, pp. 20-21. Si vedano, in proposito, i telegrammi tra l Umn e Mussolini pubblicati in
appendice ad A. Lodolini, La repubblica italiana. Studi e vicende del mazzinianesimo contemporaneo
(1922-1924), Alpes, Milano, 1925.
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scontro frontale che si sarebbe potuto rivelare fatale per i repubblicani. Poche
settimane dopo il termine del congresso in cui pr evalse nettamente la linea
Schiavetti, improntata alla coerenza con la propria azione intransigente e
antifascista, e appoggiata dalla grande maggioranza del gruppo dirigente del Pri
(Conti, Zuccarini, Facchinetti e i fratelli Bergamo) , il 22 gennaio 1923 si
riunirono a Cesena i rappresentanti delle organizzazioni romagnole e
marchigiane dissidenti «per procedere alla costituzione della Federazione
repubblicana autonoma della Romagna e delle Marche». Non aderirono il
rappresentante cesenate Cino Macrelli, le tre consociazioni minori di Rimini,
Lugo e Faenza, e nemmeno l importante consociazione di Forl , ma «anche cos
il colpo al PRI Ł abbastanza grave», perchØ non si trattava dei pochi «discreditati
individui che hanno dati vita ai Fasci repubblicani italiani di Genova o di
associazioni palesemente filofasciste, quale appunto l Unione mazziniana
nazionale di Roma, promosse da avventurieri della politica della risma di Carlo
Bazzi, ma di alcune delle piø floride organizzazioni repubblicane d Italia che si
distaccano dal partito sulla base di motivazioni che non possono essere
interpretate e sbrigativamente liquidate in termini esclusivi di opportunismo
personale e neppure di fiancheggiamento del fascismo vincitore. Ad uscire dal
PRI sono uomini del prestigio di un Comandini, della notoriet di un Marinelli,
dell esperienza organizzativa di un Bondi, e al loro seguito una percentuale
complessiva di sezioni e di iscritti al partito probabilmente non inferiore al
20%»27. Nel maggio del 1923, lo appuntava Salvemini nel diario personale,
Arcangelo Ghisleri fotografava cos la situazione:
Ieri incontrai Ghisleri. Mi disse che Ł a Roma per una riunione del comitato
centrale repubblicano. In Romagna e nelle Marche tutte le vecchie organizzazioni sono
rimaste intatte, salvo che hanno licenziato i vecchi condottieri locali, e si sono messe
27
S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit., pp. 248-254. Sul congresso,
cfr. Ivi, 241-248.
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sotto un nuovo personale fascista; ma mordono il freno; subiscono i nuovo condottieri
contro cuore; e appena ne vedranno la possibilit , sbalzeranno i nuovi venuti, e
ritorneranno ad obbedire ai vecchi capi. Nelle altre regioni il partito repubblicano non
ha organizzazioni di masse. Sono gruppi di intellettuali sparsi qua e l . Questi elementi
sparsi sono ovunque disorientati. Ghisleri non diceva, ma io pensavo che sono quasi
tutti iscritti alla Massoneria [ ]. Ghisleri fu con tento, quando io dissi che Ł preferibile
Mussolini ad una nuova combinazione parlamentare a base di Giolitti, e Bonomi e
Orlando e genii simili: oggi bisogna fare l opposizione all opposizione, piuttosto che
dare addosso a Mussolini: perchØ Mussolini si liquida da sØ, perchØ Ł un clown e perchØ
Ł circondato da ragazzacci [ ]. 28
Dalla fine del 1922, afferma Santi Fedele, i gruppi repubblicani filofascisti
sorti in contrapposizione al Pri andarono incontro ad un sostanziale fallimento.
«Fortuna assai scarsa ha difatti arriso sia ai Fasci repubblicani italiani di Genova
che all Unione mazziniana nazionale di Roma. I primi, guardati con sospetto
dalle autorit di PS e dagli stessi gerarchi fascis ti per il timore di una eventuale,
futura contrapposizione tra fasci repubblicani e fasci monarchici , conducono
vita assai grama senza che la loro trasformazione nel maggio del 1923 in Partito
repubblicano nazionale riesca a celare la realt de gli sparuti gruppi di poche
decine di unit privi di qualsiasi credibilit poli tica. NØ diversa Ł la sorte
dell Unione mazziniana nazionale di Bazzi, cui affluivano secondo quanto
notava nell aprile del 1923 un confidente della polizia molti cacciati dal PRI
non solo per incoerenza politica, ma per disonest , e i cui dirigenti, dopo aver
cercato di egemonizzare i Fasci repubblicani italiani stipulando con essi un
accordo di collaborazione, al momento della trasformazione di questi ultimi in
Partito repubblicano nazionale imbastiranno con la nuova formazione politica
un aspra polemica palesemente finalizzata alla lotta per la leadership del
repubblicanesimo filofascista e che avr fine sol tanto con il rapido sfaldamento
28
G. Salvemini, Memorie e soliloqui. Diario 1922-1923, a cura di R. Pertici, Il Mulino, Bologna,
2001, p. 370.
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sia del Partito repubblicano nazionale che dell Unione mazziniana nazionale e la
loro definitiva confluenza nelle file fasciste»29.
L aderenza di una parte del repubblicanesimo italiano, gli «eredi diretti ed
ortodossi del verbo di Mazzini», al fascismo rapp resent tuttavia solamente
uno dei canali attraverso cui «il fascismo ereditava tanti motivi democratico-
totalitari per via della tradizione mazziniana». Le origini dell ideologia fascista,
infatti, affondavano le loro radici nelle «correnti di critica politica radicale
sviluppatesi in Italia dall unit », culminate nel « radicalismo nazionale» di primo
Novecento ed esasperate dalla guerra. Un «complesso di motivi e aspirazioni» di
cui la tradizione mazziniana costituiva una componente fondamentale e che,
attraverso l ardente interventismo e il conflitto mondiale, conflu in larga parte
nel fascismo, contribuendo non poco a determinarne alcuni dei motivi ideologici
centrali30. Tra queste correnti genericamente sovversive, una delle principali era
costituita dal sindacalismo rivoluzionario evolutosi in nazionale tra guerra
libica e guerra mondiale con il concorso del mazzinianesimo31, componente che
Zeev Sternhell giudica talmente decisiva nell evoluzione ideologica del fascismo
della prima ora da far risalire ad essa le origini del fascismo32.
29
S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), cit., pp. 259-260.
30
Cfr. E. Gentile, Il mito dello Stato nuovo dall antigiolittismo al fascismo, Laterza, Roma-Bari,
1982, pp. 3 ss.; E. Gentile, Le origini dell ideologia fascista. 1918-1925 , Laterza, Bari, 1975; P. Nello,
L avanguardismo giovanile alle origini del fascismo , Laterza, Roma-Bari, 1978, pp. 4 ss. Per le
espressioni tra virgolette, G. Belardelli, Il fantasma di Rousseau: fascismo, nazionalsocialismo e vera
democrazia , cit., pp. 374-376.
31
«Un po tutto il sindacalismo rivoluzionario era stato permeato di motivi mazziniani, che certo
avevano concorso alla sua evoluzione in senso nazi onale tra guerra libica e guerra mondiale, e poi a lla
confluenza nel fascismo di vari suoi esponenti. Il produttivismo, l accettazione della propriet priva ta,
l enfasi sulla solidariet nazionale, il ruolo dell e Ølites rivoluzionarie rappresentavano altrettanti elementi,
caratteristici sia del sindacalismo rivoluzionario che della tradizione mazziniana, che poi si ritroveranno
nel fascismo; lo stesso pu dirsi dell idea di rivo luzione come riforma o rigenerazione insieme
politica e morale. Anche la concezione soreliana del mito ben si conciliava con la funzione che simboli e
immagini avevano svolto nella religione politica di Mazzini» (Ivi, p. 376).
32
Cfr. Z. Sternhell, Naissance de l idØologie fasciste, Librairie ArthŁme Fayard, Paris, 1989; tr.
it. Nascita dell ideologia fascista , Baldini & Castaldi, Milano, 1993. Afferma Emilio Gentile che
l evoluzione in senso nazionale dei sindacalisti poi confluiti del fascismo pass per il ripudio di al cuni
miti fondamentali del sindacalismo rivoluzionario come «il mito dello sciopero generale, il primato della
societ dei produttori nei confronti dello Stato, l ideale della rivoluzione come lotta di emancipazione del
proletariato e di liberazione dell uomo» e la stessa lotta di classe (E. Gentile, Le origini dell ideologia
fascista, cit., p. 18). Va tenuto conto, in altri termini, come afferma Sternhell, che «Non tutti i sindacalisti