Manifatture ceramiche vicentine: 1900-1950
Ancora - Nove
La ditta Ceramiche Ancora nacque nel dicembre 1946 nello stabile dove tuttora ha sede (attuale via Martini) come società tra dieci soci. Per la precisione la ditta nacque sotto l’impulso di sei operai: Pietro Ferraro Oscar Carollo: fornaciaio presso la Zanolli, Sebelin e Zarpellon e poi presso Zanotto Francesco, Stefano Pianezzola, rifinitore presso la ditta Barettoni, Marco Pizzato, anche lui rifinitore, ma alla Zanolli, Sebelin e Zarpellon, Giuseppe Viero, pittore da Zen: e da Giuseppe Rossi, rifinitore presso una delle ditte di più recente formazione (essendo nata solo nel 1940) quella di Vittorio Carraro. Questo primo nucleo di lavoratori dopo un iniziale periodo si trovò in difficoltà e chiese l’aiuto ad un’altro valente operaio, Giovanni Bresolin, decoratore presso la ditta Zen. Il Bresolin, viste le potenzialità che il mercato dell’immediato dopoguerra offriva, diede il suo contributo trovando altri due valenti operai che potessero completare la rosa delle mansioni da svolgersi in un’azienda che ambisse a diventare autonoma e le trovò nelle figure di Francesco Venzo, fornaciaio da Zen, e in Carlo Stringa, modellatore e stampatore presso la ditta ceramiche San Marco. Trovò anche chi mettesse i capitali per cominciare l’attività: Gedeone Mattesco. Per quanto riguarda la materia prima, la manifattura si affidò inizialmente alla ditta di Giobatta Cecchetto (che fin dal 1930 aveva mutato la sua produzione optando per la lavorazione di argille e materiali refrattari) ad esclusione del breve periodo in cui la ditta si appoggiò all’Industria Ceramica Vicentina. Secondo la testimonianza di Giovanni Bresolin, uno dei soci fondatori, ciò avvenne perché le altre grandi e più antiche aziende di Nove, avevano fatto causa comune contro questa giovane ed intraprendente azienda, inducendo il Cecchetto a sospendere la fornitura/a renderla più onerosa. Poco dopo, nel settembre 1948, al momento del primo recesso tra i soci, precisamente da parte di Pietro Ferraro, Giovanni Bresolin verrà incaricato della gestione completa della parte commerciale dell’azienda. Nello stesso periodo, le cose andavano bene tanto che l’azienda veniva chiamata la 10° MAS; in effetti ad un nome così altisonante corrispose nel giro di un paio d’anni l’incremento del numero degli operai che giunse a quota. Nonostante i pochi anni trascorsi dalla fondazione, nel febbraio 1950 la ditta si ingrandì andando ad occupare anche gli stabili di un’altra manifattura vicina Modellatore dell’azienda fu fino al 1956 Carlo Stringa, che, a parte la primissima produzione del dopoguerra volta ad oggetti di uso comune, propose una produzione di oggetti semplici: piatti, antipastiere, servizi, coprivasi, etc. . Non vennero mai realizzate figure, invece; questo perché, comunque, la ditta era ed è tuttora specializzata in produzioni su vasta scala per l’uso domestico. E’ interessante notare come alcuni dei soci fondatori si staccheranno dall’azienda madre per iniziare una nuova attività in proprio, (sempre su suolo novese), sull’onda di quella che era la rinascita economica del dopoguerra. Col tempo la ditta si ingrandì, tanto da far costruire un mulino in cui miscelare le argille e la cristallina.
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Manifatture ceramiche vicentine: 1900-1950
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Maria Polloniato |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Conservazione dei Beni Culturali |
Relatore: | Nico Stringa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 212 |
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