Gli appunti del corso "I media e la politica internazionale", tenuto dalla professoressa Marcella Emiliani, presso l'Università degli Studi di Bologna, sono stati integrati con i testi (la bibliografia disponibile all'ultimo capitolo) del corso, e offrono una panoramica davvero ampia del rapporto tra policia e media.
I media e la politica internazionale
di Elisa Bertacin
Gli appunti del corso "I media e la politica internazionale", tenuto dalla
professoressa Marcella Emiliani, presso l'Università degli Studi di Bologna,
sono stati integrati con i testi (la bibliografia disponibile all'ultimo capitolo) del
corso, e offrono una panoramica davvero ampia del rapporto tra policia e
media.
Università: Università degli Studi di Bologna
Facoltà: Scienze Politiche
Docente: Emiliani Marcella1. Il sistema delle notizie, l’opinione pubblica e il potere
Per cominciare, può essere opportuno prendere confidenza con un paio di termini che ricorrono nel comune
gergo giornalistico:
1 giornalismo all news = la proposta di quelle emittenti televisive che offrono programmi di informazione a
ciclo continuo. La sua peculiarità è la
2 breaking news = notizia data spesso in sovrimpressione sullo schermo nel momento in cui l’emittente la
acquisisce trova la sua specificità e la sua efficacia nella rapidità
3 news making = processo che indica il lavoro di una redazione giornalistica impiegata nella produzione di
una notizia o di un più complesso prodotto informativo (un notiziario, un approfondimento, uno special). Il
news making ha inizio nel momento in cui un fatto è selezionato e termina con la presentazione della notizia
al pubblico.
Il giornalismo deve essere visto come un prodotto umano, anche se spesso questo concetto sfugge ai
giornalisti stessi, che spesso preferiscono proporne una visione mitizzata.
Molte sono le accuse e le critiche rivolte nei confronti del giornalismo:
1 incompletezza = un racconto spesso frammentario e incapace di cogliere i fatti nel loro insieme
2 sensazionalismo = spesso i titoli spingono più sul lato emotivo della storia; questo riguarda soprattutto la
cronaca
3 dipendenza dalle fonti ufficiali
4 dipendenza dal modello televisivo da parte della carta stampata, non solo dal punto di vista dei contenuti,
ma anche del formato (foto, grafici, schemi, disegni)
5 sguardo fortemente limitato al mondo
Il sistema globale centro-periferia è, al contempo, estremamente complesso e relativamente semplice: in
ogni dominio, esiste una struttura ramificata, che rappresenta i rapporti ineguali tra centri e sub-centri, tra
periferie e sub-periferie. Questo è vero in campo politico, economico, culturale, ma anche i media seguono
una struttura simile. Le più influenti organizzazioni di news-gathering hanno il loro quartier generale nelle
principali capitali occidentali (New York, Londra, Parigi); queste organizzazioni in pratica analizzano le
news che ricevono dalle altre parti del mondo.
Esiste però una sorta di paradosso: infatti, queste organizzazioni hanno dislocato un elevato numero di
corrispondenti in zone coperte anche dalla concorrenza, mentre sono pochissimi quelli dislocati in zone
scarsamente coperte.
Dato che mantenere corrispondenti all’estero è molto costoso, solo pochi paesi e poche organizzazioni
mediatiche sono in grado di sostenere un potente news-gathering network indipendente all’estero.
Ovviamente, il network più grande a livello mondiale è in mano ai media degli USA; tuttavia, nonostante la
sua posizione egemonica (o forse proprio a causa di essa) questo network è relativamente modesto se
comparato ad altri.
Indipendentemente da quale sia il livello di internazionalizzazione di un network, ognuno lavora
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale primariamente per l’audience interna di una nazione. Tuttavia, il problema di alcuni network television news
è che spesso essi non forniscono background culturali o analisi
approfondite di un certo argomento, pur di non annoiare il proprio pubblico c’è spazio solo per flash stile
annuncio pubblicitario che, inevitabilmente, riportano solo un’immagine stereotipata del mondo esterno.
L’ineguale copertura mediatica delle diverse zone geografiche è confermata dal fatto che alcune aree vedono
una maggiore presenza di corrispondenti esteri perché esse generano più news. Tuttavia, come in un circolo
vizioso, tali aree generano più news perché hanno al loro interno un maggior numero di corrispondenti esteri
eventi in zone periferiche del mondo sono spesso viste attraverso la lente del centro.
La prospettiva della maggior parte della popolazione mondiale è sotto-rappresentata dalle global news,
mentre quella di una ristretta élite è sovra-rappresentata.
Venendo più sul piano pratico, basti pensare che meno di dei corrispondenti di agenzia si trovano in Nord
America, più di nell’Europa occidentale e circa copre tutto il resto del mondo (Europa orientale, Africa, il
mondo arabo, Asia, Oceania e America Latina). Negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento,
soprattutto verso l’Est Asia, identificata sempre più come un’area di futura crescita ed importanza
un’importante produttore e consumatore di news.
In generale, possiamo comunque dire che un ambiente più congeniale è ovviamente preferito dalle agenzie
di stampa: quando esiste una possibilità di scelta, i corrispondenti occidentali, ad esempio, preferiranno
risiedere in città o paesi considerati più o meno pro-Occidente, dal momento che, in caso di scoppio di una
grave crisi, essi avranno probabilmente un più facile accesso alle informazioni e alle fonti, con però la
conseguenza che esse riporteranno solo una prospettiva particolare della situazione.
È però raro che un corrispondente estero rimanga dislocato in un paese per decenni o per tutta la vita, anche
qualora conoscesse perfettamente la lingua e i costumi locali meglio di chiunque altro. In genere essi non
possono rimanere in uno stesso paese a lungo perché altrimenti perderebbero gradualmente il punto di vista
del loro paese d’origine, adottando quello del paese ospite potrebbe essere più vulnerabile alle pressioni
locali.
La più comune soluzione a questo problema sta dunque nello spostare i corrispondenti dopo pochi anni,
oppure chiedendo loro di tornare nel loro paese d’origine per incarichi d’ufficio.
Un altro problema connesso con i corrispondenti all’estero riguarda il “riciclaggio delle informazioni”,
soprattutto durante crisi internazionali. Questo aspetto può avere alcune serie conseguenze:
1 certi rumours vengono utilizzati per confermare o rinforzare altri rumours
2 alcune definizioni del tutto arbitrarie di una determinata situazione vengono assunte come verità assolute
3 una particolare world-view potrebbe assumere un ruolo dominante.
Tutto ciò può essere rafforzato dalle difficili condizioni in cui si trovano a lavorare i corrispondenti; in
particolare, se in un paese ci sono pochi hotel o pochi mezzi di trasporto, inevitabilmente i giornalisti si
troveranno a contatto quotidianamente, con l’alta probabilità che essi discuteranno (e dunque diffonderanno)
certi rumours. Inoltre, l’impossibilità di accedere a fonti ufficiali o comunque accreditate renderà ancora più
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale difficile la distinzione tra realtà e fantasia.
Il giornalismo è essenzialmente un’attività di selezione: per poter selezionare dall’intero universo degli
accadimenti sociali, bisogna che gli operatori dell’informazione strutturino dei processi di raccolta delle
informazioni. Questo lavoro è svolto in specifiche organizzazioni definite redazioni. Negli ultimi anni, la
crescita delle informazioni ha prodotto la differenziazione anche dei settori informativi: sono nati
“dipartimenti tematici”, spesso in grado di produrre degli “speciali”.
Le redazioni sono organizzate in modo da rendere più efficace la raccolta delle informazioni che si ricevono
dalle differenti fonti. Fra queste vanno segnalate, innanzitutto, le agenzie di informazione = tipi particolari di
redazioni giornalistiche con una diffusione molto più capillare sul territorio, basata sulla presenza di migliaia
di corrispondenti e collaboratori, sparsi tanto nelle grandi città quanto nei paesi più piccoli.
MA le redazioni hanno anche altre fonti di raccolta diretta delle informazioni:
1 attraverso la presenza in luoghi deputati a produrre accadimenti interessanti per i giornali, ad es. in sale-
stampa
2 attraverso contatti diretti con specifiche fonti d’informazione, che possono essere formalizzati (ad es.
conferenze-stampa, comunicati-stampa, interviste) oppure informali (telefonate, confidenze).
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 2. Definizione di notizia
Tony Silvia ha proposto la seguente definizione di notizia: “è notizia solo ciò che interessa alla gente e alla
gente interessano prevalentemente 3 cose: l’incendio che è scoppiato nella casa del vicino, il miglior film da
vedere durante il week end a venire e la birra migliore che si possa comprare in città”.
Chi lavora in una news organization, quando sceglie tra i fatti che cosa deve diventare notizia, in genere
tenta di concentrarsi su quegli elementi che a suo avviso di più incontrano l’interesse del suo pubblico in
genere sceglie fatti che:
1 abbiano un significato per l’audience = siano eventi che il pubblico possa interpretare, su cui possa
ragionare, che lo sorprendano, ma che comunque possano richiamargli qualcosa, che lo possano in qualche
modo fare immedesimare (l’incendio nella casa del vicino)
2 facciano riferimento più o meno ad un bagaglio culturale condiviso, o che comunque permettano
un’interpretazione che assecondi questo condiviso culturale comune all’audience (il film da vedere)
3 riguardino il potere d’acquisto, lo stipendio, il modo in cui si possono spendere i soldi e la capacità di
gestire il benessere e i bisogni dell’audience (la migliore birra)
Al centro di questa definizione c’è il pubblico, uno degli elementi che più viziano la produzione
giornalistica, da momento che, essendo molto variabile, è altrettanto difficile da calcolare.
Altre definizioni di notizia possono essere:
1 “una notizia è ciò che noi decidiamo che lo sia, la gente non sa cosa sia notizia finché noi non gli diciamo
cosa lo è”: il giornalismo è un inevitabile processo di selezione e interpretazione della complessità della
realtà.
2 “le notizie vanno cercate dove si è sicuri di trovarle”: dal momento che il giornale deve uscire ogni
giorno, ci si affida alle fonti strutturali, ritenute più sicure, dal momento che queste fonti si autocertificano il
giornalista non si assume la responsabilità della veridicità di quanto affermato da tali fonti.
I fatti non parlano mai da soli, ma
1 i fatti vengono sempre filtrati ed interpretati dai giornalisti, il cui scopo è quello di prendere la
complessità del reale, che è spesso priva di un senso immediato e densa di avvenimenti, e compiere un
processo di selezione
2 la selezione dei fatti avviene tenendo conto che una news organization è come una fabbrica, che deve ogni
giorno produrre lo stesso prodotto, utilizzando, però, ogni giorno materie prime diverse si tratta di creare
una routine produttiva basata sull’imprevisto
3 esiste una certa frammentarietà della narrazione giornalistica: se l’unica cosa certa di questo processo
sono i contenitori, allora è evidente che il racconto non può che adeguarsi a questi formati.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale Il lavoro giornalistico nelle redazioni si divide dunque in più fasi:
1 1. organizzazione della raccolta delle informazioni = si decidono i temi, i luoghi, gli eventi cui prestare
attenzione e le modalità con cui farlo
2 2. fase di raccolta vera e propria, attraverso un lavoro che può essere svolto in redazione (cosiddetto lavoro
al desk), oppure attraverso i contatti formali o informali. NB: già in questa fase si attua un’ulteriore
selezione, separando ciò che interessa di un evento da quanto non interessa
3 3. organizzazione delle informazioni raccolte e selezione di quelle da pubblicare = si decide il rilievo da
fornire a ciascuna (= gerarchizzazione) e le modalità di presentazione.
Ovviamente, a seconda del medium, la scelta è più o meno selettiva; in ogni caso, una testata pubblica al
massimo il 10-20% delle notizie che raccoglie, una percentuale che si abbassa sempre più, perché sta
continuamente crescendo, grazie alla velocizzazione dei processi consentita dalle nuove tecnologie, il
numero di informazioni che arrivano in redazione.
La definizione di ciò che è rilevante è legata innanzitutto all’esperienza maturata dal personale di redazione;
i differenti ruoli svolti incidono sulle posizioni assunte in merito al rilievo da dare alla notizia, al
bilanciamento dei vari articoli e alla miscela dei criteri di notiziabilità da rispettare.
La velocità con cui, grazie alle nuove tecnologie, si acquisiscono le informazioni permette una crescita
quantitativa di queste ultime, ma anche, e soprattutto, l’accesso a circuiti non tradizionali di fonti il flusso
informativo cresce in misura esponenziale, con conseguenze significative su tutto il processo produttivo
(raccolta, selezione, gerarchizzazione e presentazione).
Il giornalista riceve, praticamente in tempo reale, un numero infinito di informazioni sull’evento di cui si
occupa; inoltre, grazie all’accesso alle banche-dati e alla rete, ottiene informazioni assolutamente
diversificate e punti di vista alternativi il processo di acquisizione delle informazioni cresce
quantitativamente e si diversifica qualitativamente, per cui il redattore è costretto ad un lavoro di verifica più
capillare.
Contemporaneamente, il lavoro redazionale si complica anche per gli aspetti tecnici di impaginazione e
manipolazione dei testi, nonché per la riduzione di questi nel formato richiesto dallo specifico medium.
Proprio per questo motivo, i giornalisti si lamentano di essere troppo a lungo impegnati in queste attività e di
non avere abbastanza tempo a disposizione per il controllo di un numero di fonti crescente, con la
conseguenza di:
1 favorire il ritorno alle fonti ufficiali: il materiale da loro prodotto risponde ai formati giornalistici e questo
consente al redattore di rielaborare poco l’informazione ricevuta
2 modificare i processi interpretativi, grazie ai quali si selezionano le informazioni (è infatti più difficile una
presa di distanza da fonti con cui si è in continuo contatto.
Le trasformazioni nei processi di raccolta provocate dalle nuove tecnologie ridefiniscono le forme della
selezione delle informazioni. Ma anche la fase di presentazione delle notizie risulta modificata:
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 1 cambiano le modalità di scrittura = si facilita una scrittura più diretta e colloquiale
2 si tende a privilegiare gli aspetti tecnici e produttivi rispetto a quelli contenutistici.
La miriade di informazioni ottenute attraverso questi nuovi canali è usata per avere nuovi spunti tematici e
narrativi; quando però si decide di scrivere, si preferisce optare per fonti più classiche, come i lanci on-line
delle agenzie informative.
Probabilmente, in futuro, il giornalista on-line si trasformerà da navigatore solitario, con il compito di
scovare nuove storie e nuovi punti di vista, in certificatore delle notizie che si trovano in rete, di cui deve
attestare la veridicità, anche attraverso il rimando a fonti più ufficiali.
L’enorme crescita degli investimenti pubblicitari negli ultimi 20 anni ha prodotto una centralità delle
dinamiche economiche anche nel campo giornalistico, facendo acquisire maggiore rilevanza al settore
marketing.
Il carattere negoziale attraverso cui si definisce che cosa “fa notizia” coinvolge:
1 le fonti d’informazione = gli attori sociali che perseguono visibilità per le proprie azioni o solo detengono
le informazioni utili per i giornalisti
2 il pubblico, che ha bisogno di conoscenze per potersi muovere ed agire nei vari contesti sociali della
modernità
3 i mediatori di informazioni = le aziende giornalistiche e le varie figure professionali in esse impiegate,
che svolgono un lavoro d’intermediazione tra le fonti e il pubblico, tra i fatti, i loro protagonisti e i riceventi.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 3. Concetto di notiziabilità
Ogni giorno, i giornalisti devono coprire uno stesso spazio informativo, con gli stessi tempi a disposizione;
per fare questo, organizzano le informazioni che arrivano secondo un ordine di rilevanza, procedendo
all’attribuzione di un particolare valore a ogni singola notizia (news value), valore definito attraverso criteri
di notiziabilità che siano ricorrenti, facilmente individuabili e classificabili.
I news value servono a stabilire delle pratiche convenzionali nel lavoro giornalistico, affinché si assicuri una
standardizzazione delle procedure norme flessibili, perché l’efficacia del processo consiste proprio
nell’abilità di saper modificare tali criteri, in fretta ed intuitivamente, per adattarsi a contesti che mutano
rapidamente. Tali criteri diventano impliciti nelle interazioni quotidiane dei giornalisti durante il loro lavoro
sono assimilati dai giornalisti attraverso la socializzazione redazionale, ma anche nei processi formativi.
Per chiarire ulteriormente il carattere negoziale dei processi descritti, occorre soffermarsi sui differenti
livelli in cui sono scomponibili i criteri di notiziabilità:
1. criteri sostantivi relativi all’evento: l’importanza degli eventi è strettamente correlata al coinvolgimento di
soggetti appartenenti alle élite: la fama del personaggio, ovviamente, oscilla con il mutamento del clima
d’opinione. L’importanza dei soggetti di cui trattano i newsmedia muta anche secondo la centralità dei
soggetti di cui trattano i newsmedia muta anche secondo la centralità che in un dato momento storico
presenta una determinata issue.
Un altro valore-notizia importante è quello della territorialità = quanto più vicino al luogo di edizione e
diffusione della testata accade un evento, tanto maggiore sarà l’attenzione del medium. NB: il criterio della
prossimità deve essere interpretato considerando anche la vicinanza economica e culturale del luogo da cui
si prende la notizia.
L’importanza assegnata ad un evento è determinata anche dal numero di persone coinvolte: si può affermare
che esiste un rapporto diretto fra il numero dei protagonisti e l’interesse dei destinatari quanto meno
importante è ritenuto un fatto, tante più persone deve coinvolgere per avere copertura mediale.
2. criteri relativi al prodotto: riguardano i costi produttivi necessari per trasformare l’evento in notizia nelle
redazioni si è più favorevoli alla pubblicazione di eventi che siano consonanti con le procedure produttive e
non richiedano grandi investimenti tecnici e organizzativi. Analogamente, è più semplice la copertura degli
eventi che accadono in luoghi facilmente accessibili per i giornalisti; ciò è ancora più importante per le
troupe televisive, per la loro esigenza di organizzare dei set per le riprese. Ovviamente, esistono eventi che
non possono essere trascurati, anche se sono di difficilissima copertura; altri, per contro, possono essere
coperti soltanto perché è agevole farlo.
Per un’organizzazione del lavoro basata sulla capacità di velocizzare i processi produttivi, un criterio
importante è la brevità = la capacità di presentare chiaramente i fatti senza superare una certa lunghezza
delle notizie. Questa urgenza varia a seconda dei mezzi d’informazione: ad esempio, nel giornalismo
radiotelevisivo le notizie sono in media molto più brevi tale criterio diventa più rigido e rilevante.
Il criterio principale relativo al prodotto è comunque la novità: un evento ha più possibilità di pubblicazione
se viene giudicato nuovo, originale. Ci sono diversi modi per valutare l’elemento della novità:
0 la dimensione temporale: le notizie devono riferirsi a eventi il più possibile a ridosso del momento di
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale trasmissione del notiziario o di pubblicazione del giornale
1 la frequenza: quanto più la frequenza dell’avvenimento è simile alla frequenza del mezzo d’informazione,
tanto più probabile sarà la sua selezione come notizia di quel mezzo d’informazione. Ovviamente, questo
processo è sfruttato al massimo dai canali all news e dall’informazione in rete, che garantiscono un
aggiornamento continuo, abbassando così la soglia di significatività della novità informativa
2 “arrivare prima degli altri”: il timore di prendere il “buco” (= in gergo, la mancata presenza di notizie
pubblicate dalla concorrenza) è uno degli affanni costanti del lavoro giornalistico
3 “quanto fino a quel momento è stato trattato un determinato argomento”: accade spesso che i giornalisti si
accorgano di eventi oppure di temi che non risponderebbero esattamente al criterio della novità, ma che non
sono stati esaustivamente trattati.
Un altro criterio è il grado di narratività dell’evento: ci sono alcuni fatti che, pur non avendo una grande
rilevanza, risultano facilmente raccontabili, perché dotati, ad esempio, di un forte potere emblematico (ad
esempio, il cormorano nero simboleggia l’inquinamento marino conseguente alla guerra del Golfo), oppure
perché facilmente descrivibili, in quanto corredabili con buone immagini, o perché consentono una scrittura
ritmata. C’è chi a questo proposito distingue fra hard news (= notizie importanti) e soft news (= notizie
interessanti, prevalentemente leggere, che dovrebbero servire a suscitare curiosità, sospendendo il tono
grave che talvolta può assumere l’insieme delle notizie). Il grado di narratività muta a seconda dei mezzi di
comunicazione.
Un ultimo criterio relativo al prodotto è il bilanciamento delle notizie: nella redazione di un notiziario
bisogna stare attenti a miscelare bene informazioni provenienti da differenti categorie di eventi e anche
notizie che possano interessare differenti tipi di pubblico.
3. criteri relativi al mezzo: poiché costituisce la fonte d’informazione primaria della maggior parte dei
lettori, l’informazione televisiva è indubbiamente favorita nello svolgimento del ruolo d’agenda = di
selezione e gerarchizzazione degli eventi da trattare. La carta stampata è costretta a tener conto di questo nel
selezionare gli eventi da proporre, perché il lettore vuole vedere confermata dalla stampa la rilevanza di temi
visti in televisione.
Ogni medium ha una propria, particolare cifra narrativa: una redazione televisiva sarà portata a
sopravvalutare una notizia se corredata da buon materiale visivo; così come un notiziario radiofonico darà
più enfasi ad un eventi se è in grado di fornire la voce dei protagonisti in diretta, o comunque attraverso
un’intervista esclusiva oppure in anteprima. Diversamente, la carta stampata lavorerà meglio nei casi in cui
la storia si presta ad un buon racconto, oppure assume significatività attraverso un approfondimento e
un’analisi accurata.
L’evoluzione tecnologica sta cambiando considerevolmente il lavoro giornalistico. Il flusso d’informazioni
che arriva incessantemente sul desk del redattore è in continua crescita, comportando riflessi significativi
sulla notiziabilità degli eventi. Il giornalista è meno impegnato a cercare la notizia, mentre è più esposto alla
sollecitazione di abili confezionamenti d’informazioni predisposti e inviati dalle fonti la ridondanza
informativa sta diventando un problema in tutte le redazioni, e spinge a cercare differenziazioni nelle
modalità di presentazione delle notizie.
4. criteri relativi alla concorrenza: innanzitutto, bisogna chiarire cosa costituisce concorrenza per un organo
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale d’informazione. In generale, possiamo distinguere 3 diversi livelli di concorrenza:
1 concorrenza cognitiva: l’ampliamento dell’offerta di comunicazione moltiplica le forme e le modalità dei
consumi, inasprendo la competizione dei tanti attori ora presenti nel campo per attirare l’attenzione del
pubblico concorrenza cognitiva = disputarsi con l’intera industria della conoscenza le risorse tempo e spazio
del pubblico.
Allo stesso tempo, l’allargamento del mercato consente una crescita ei prodotti strettamente informativi;
l’ampliamento strutturale del sistema mediale è strettamente correlato al bisogno crescente di
comunicazione da parte di qualsiasi soggetto che aspiri ad una pubblica visibilità.
Per concorrenza cognitiva si intendono incessante produzione d’informazioni (che ormai coinvolge anche i
produttori di fatti) e interdipendenza di interessi (che si crea fra tutti questi soggetti).
concorrenza inter-media: coinvolge mezzi di comunicazione differenti. La rapida evoluzione economica e
commerciale del sistema mediale obbliga ogni tipo di medium a ripensare la propria collocazione e a
ridefinire processi organizzativi, posizionamento sul mercato e modalità di presentazione dei contenuti. Per
quanto concerne il giornalismo, l’interazione/concorrenza fra i diversi tipi di media è ben evidenziata dal
rapporto fra stampa quotidiana e TV. Le strategie di tale concorrenza devono considerare che i rapporti con
il pubblico sono caratterizzati da forme di consumo differenti la concorrenza inter-media = una concorrenza
che obbliga ogni singolo mezzo ad avere una visione globale, per cercare di capire come convenga
collocarsi nel mercato informativo, oppure come riposizionarsi in esso, nel caso si avverta di essere insidiati
da nuovi media.
Il gioco concorrenziale si disputa nel riuscire a rendere cumulativa, piuttosto che alternativa, la fruizione di
televisione e di carta stampata; la televisione, in questo senso, diventa una terribile concorrente nella
pianificazione strategica delle aziende editoriali, ma, allo stesso tempo, è riconosciuta come fonte
d’informazione irrinunciabile: un ricco repertorio, cui attingere per costruire l’agenda dei temi.
concorrenza intra-media: esiste fra lo stesso tipo di medium. È la concorrenza che si disputa ogni giorno
nella selezione delle notizie, che si gioca nell’individuazione e nella gestione dei criteri di notiziabilità.
Anche in questo caso, però, la concorrenza fra i diversi organi d’informazione risente del contesto.
I cambiamenti non hanno prodotto, però, nel giornalismo italiano la classica distinzione fra stampa d’elite e
stampa popolare, creatasi nei aesi occidentali che per primi hanno conosciuto l’espansione del mercato
dell’informazione. Piuttosto, si è avuta un’ibridazione fra i vari modelli, una contaminazione di stili e di
temi, che ha reso ancora più nette alcune tendenze che Gans ha individuato, più di 20 anni fa, come
caratterizzanti il giornalismo americano:
1 l’estensione dei flussi informativi rende più difficile per una testata poter ottenere informazioni che i
concorrenti già non abbiano
2 la crescita delle aspettative reciproche, per cui un criterio di selezione sempre più rilevante diventa quello
di non discostarsi dalle presumibili scelte del concorrente
3 la progressiva pigrizia nel ricercare novità, che spesso non sono ben accette nemmeno dalla direzione.
4 Queste tendenze condurrebbero ad una progressiva omogeneizzazione nei prodotti informativi; in realtà, si
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale tratta di un’omogeneizzazione che si compie attraverso l’allargamento dello spazio sociale rappresentato.
Comunque, questo processo di “omogeneizzazione allargata” si riflette sulle modalità di produzione, perché
induce ad una maggiore differenziazione nella presentazione delle informazioni è nella presentazione delle
notizie che le singole testate possono recuperare una loro cifra distintiva: se diventa più difficile distinguersi
su che cosa dire, assumono rilievo le differenze su come dirlo.
1 5. criteri relativi al pubblico: la diversa e maggiore rilevanza assunta dalle modalità di presentazione pone
criteri di notiziabilità relativi al pubblico in una posizione di primaria importanza. Il contratto di lettura o di
ascolto fra enunciatore ed enunciatario si modifica, passando dalla strategia tradizionale della distanza
pedagogica alla strategia della complicità, che favorisce una più forte identificazione del pubblico con la
testata.
Il consumo d’informazioni incide nella definizione dell’identità individuale, anche perché fornisce
importanti strumenti d’interazione per strutturare i rapporti sociali e rimarcare le differenze sociali la
fidelizzazione si costruisce lentamente, attraverso la descrizione e la rappresentazione di un universo
simbolico in cui il pubblico possa riconoscersi.
L’avvento delle breaking news sembrerebbe contraddire quanto detto in precedenza, perché sembra che la
notizia venga data non appena la redazione la riceve. In realtà, la breaking news porta all’estremo il processo
di selezione, perché lo velocizza: per motivi di concorrenza, le redazioni lanciano la notizia il più veloce
possibile. Questo però significa che il tempo per controllare la veridicità è notevolmente ridotto.
Le breaking news sono comunque molto importanti perché spesso la notizia fa la sua prima apparizione
proprio in questo modo a causa della velocizzazione dei tempi, questa prima apparizione è inevitabilmente
viziata, perché contiene già elementi che saranno ripresi in futuro. In particolare, vengono date delle
etichette per sintetizzare il contenuto della notizia; questa prima definizione vizierà tutte le future notizie su
quell’evento.
Inoltre, in un sistema basato sulla rapidità delle notizie, tutto deve essere una novità, altrimenti non c’è
modo di battere la concorrenza le news non sono in grado di lavorare su processi a lungo termine, ma solo
su processi a breve termine. Ad esempio, non possono lavorare su decenni o secoli di sfruttamento e
repressione, ma solo su pochi giorni di scontri violenti. Oppure, questo aspetto è ancora più visibile nel caso
dei disastri naturali: la copertura dei disaster da parte dei media è così selettiva e arbitraria che, in una certo
senso, essi creano un disastro quando decidono di riconoscerlo = essi danno la “patente ufficiale” di disastro
ad un evento che altrimenti avrebbe un impatto assai più limitato; questa patente è spesso un prerequisito
necessario per ricevere aiuti o ascolto internazionale.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 4. Le fonti, gli spin doctor e l’informazione ostaggio degli officials
Le fonti d’informazione, le organizzazioni giornalistiche e il pubblico dei riceventi sono i 3 tipi di attori
della negoziazione giornalistica. Di solito, il pubblico è escluso nelle analisi sulle modalità di produzione
dell’informazione e richiamato soltanto quando si parla di effetti dei messaggi sulle audience, oppure delle
modalità e dei contesti di fruizione dei media. MA, in realtà, i destinatari dell’informazione svolgono un
ruolo rilevante nella costruzione dei climi d’opinione.
La logica politico-pedagogica non prevede un coinvolgimento dei riceventi, bensì un loro convincimento.
Secondo questa accezione, il giornalismo non è un luogo d’incontro fra sensibilità, modelli e progetti
diversi, che forgia l’opinione pubblica nella misura in cui riesce a far incontrare tali differenze, ma solo il
luogo di costruzione di un progetto specifico. In questo modo, è più facile anche per i giornalisti sviluppare
concezioni della propria professionalità a ridosso della militanza politica, o, comunque, orientarsi verso la
comunità ristretta dei “millecinquecento lettori”, come Forcella definì il restringimento del campo
informativo e delle capacità interpretative della stampa al circolo esclusivo delle classi dirigenti.
Ovviamente, il giornalismo resta, comunque, produzione culturale che realizza una specifica ri-costruzione
della realtà e, pertanto, definisce rappresentazioni sociali e climi che forgeranno l’opinione pubblica.
Ovviamente esistono e si affinano gli strumenti e le forme per ottenere visibilità e migliore capacità di
definire le situazioni da parte dei singoli soggetti interessati ad apparire sui media. Ed è altrettanto evidente
come tali strumenti, abilità e forze siano iniquamente distribuiti nella società.
Inoltre, le caratteristiche di de-localizzazione e di de-spazializzazione create dai media nella società globale
rendono negoziazioni e feedback differiti, meno immediati i produttori degli eventi non possono agire se
non supponendo le reazioni dei concorrenti, dei destinatari e, più in generale, del contesto, la cui complessità
sociale si è notevolmente accresciuta. Per questo motivo, negli ultimi anni si sono moltiplicate le spese per
attività di ricerca, necessarie ai decisori per conoscere le opinioni e le disposizioni di atteggiamento dei
cittadini.
“Costruire condivisione con i propri destinatari” = attirare la loro attenzione e attivarne l’interesse, per
cercare di entrare in sintonia con i mondi da loro abitati; = costruire forme di comunicazione che sappiano
stabilire appartenenze, o, per meglio dire, “contesti di consapevolezza”, all’interno dei quali sia possibile
elaborare processi interpretativi comuni, che diano adito a nuove comunità di modi di vita, dove sia
possibile far interagire proficuamente le prospettive culturali dei partecipanti.
Le fonti entrano a pieno titolo nella negoziazione che definisce il processo di ricostruzione della realtà
operato dai media giornalistici.
Si possono definire “fonti” tutti quegli attori sociali da cui i giornalisti assumono quotidianamente
informazioni nella loro continua attività di ricerca di storie per i notiziari; la loro caratteristica più saliente è
quella di fornire informazioni come membri o rappresentanti di gruppi più o meno organizzati, e anche
settori più ampi della nazione e della società.
Mancini parla di un “sistema fragile” proprio per la complessità di questi rapporti di forza, di esercizio di
potere sulla società. In tale “sistema fragile”, però, i rapporti di forza possono variare, in diversi momenti
storici e al mutare di alcuni equilibri all’interno del sistema; i mutamenti possono essere anche solo
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale episodici.
L’abilità negoziale di una fonte dipende dalla sagacia con cui riesce a sviluppare strategie comunicative
all’interno del proprio contesto d’azione, finalizzate a circoscrivere ai propri interessi i significati e le
informazioni da essa ritenute rilevanti e funzionali e quindi a rendere visibili tali significati e informazioni.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 5. La situazione giornalistica
Definizione della situazione = riuscire a selezionare quei contenuti specifici attraverso cui costruire poi la
negoziazione comunicativa. È indubitabile che chi definisce la situazione comunicativa acquisisce un
vantaggio.
Il potere di negoziazione delle fonti prescinde, talvolta, dalla loro azione diretta. Senza dubbio, occorre che
una fonte sappia costruire efficaci percorsi informativi, che le consentano di avere un accesso agevole ai
media, piuttosto che subirne passivamente l’eventuale copertura. Ma ciò non basta, se non si ha una visione
strategica dei processi comunicativi.
Qualsiasi evento assume significato soltanto se inserito in una struttura che sia connotante per il pubblico,
cioè in grado di connettersi con un orizzonte sociale cognitivo condiviso dalla comunità. Piuttosto che come
frammenti singoli e divisi, gli eventi vanno considerati come flussi, da contestualizzare all’interno di sistemi
simbolici e valoriali precisi, entro cui si muovono e interagiscono fonti e sistema dei media.
La fonte deve innanzitutto sviluppare e comunicare una sua identità, e poi stabilire una strategia
comunicativa appropriata, che consenta di collocare gli eventi che la riguardano all’interno di un sistema
simbolico coerente con l’identità data.
Nella teoria sulle fonti si distingue tra:
1 fonti dirette = quelle che il giornalista deve cercare, scoprire, rintracciare. La fonte fornisce solo
informazioni, materiale grezzo, su cui sono i giornalisti ad imprimere, con le proprie valutazioni, il suggello
della notizia ( newsmaking)
2 fonti indirette = quelle che si auto-propongono e si auto-organizzano per diffondere le notizie. La fonte
produce materiali elaborati in varia forma, dal comunicato stampa all’articolo completo, che arrivano anche
allo status di notizia ( newsgathering). ESEMPI: agenzie di informazione, uffici stampa, portavoce dei
politici.
Per descrivere il modo in cui un evento è ricostruito dai newsmedia, seguiamo l’approccio dell’agenda
setting, grazie al quale è possibile suddividere tale processo in 4 punti:
1 1. focalizzazione = l’emergere del tema
2 2. inquadramento o framing = la costruzione del quadro interpretativo in cui collocare quell’evento
3 3. contestualizzazione = la collocazione dell’evento e del tema nel sistema simbolico di riferimento
4 4. personalizzazione = risponde all’esigenza, propria della cultura mediale, di individuare personaggi che
incarnino punti di vista intorno a specifici temi ed eventi, e che rendano perciò più semplice la narrazione.
I media sono diventati il luogo principale attraverso cui acquisire e scambiare informazioni. Nella
costruzione della propria immagine pubblica, ogni fonte deve individuare modalità comunicative che siano
facilmente traducibili nelle logiche dei media, in pratiche routinizzabili che permettano l’applicazione dei
criteri di notiziabilità. La rete di fonti che gli apparati di informazione stabilizzano come strumento
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale essenziale per il loro funzionamento riflette, da un lato, la struttura sociale e di potere esistente, e, dall’altro,
si organizza sulla base delle esigenze poste dalle strutture produttive.
Dal punto di vista dell’opportunità e della convenienza del giornalista ad avvalersi di una certa fonte, il
rapporto è centrato su alcuni valori tra loro correlati e finalizzati soprattutto all’efficienza.
Gans elenca una serie di considerazioni che il giornalista applica nel giudicare una fonte diretta:
1 “opportunità che si è palesata in precedenza”: le fonti che in precedenza hanno fornito materiali
attendibili, hanno buone probabilità di essere scelte ancora
2 autorevolezza: i giornalisti preferiscono trattare con fonti che ricoprano posizioni ufficiali d’autorità e
responsabilità; molto spesso il grado d’importanza di una notizia è dato dall’autorevolezza della fonte da cui
proviene
3 produttività: le fonti sono giudicate in base alla capacità di fornire informazioni sufficienti in tempi rapidi
4 attendibilità: se una fonte mostra nel tempo di essere attendibile, sarà preferita perché richiede minori
problemi di verifica; inoltre, se la fonte presenta un alto grado di legittimazione sociale, essa fornisce al
giornalista una garanzia di autodifesa del proprio operato
5 credibilità: oltre a fornire notizie attendibili, la fonte deve presentarle anche in modo credibile, senza che
vengano esaltati una parte della storia o alcuni suoi protagonisti
6 affidabilità: se l’attendibilità della fonte non può essere velocemente attestata, il giornalista cerca di
basarsi sull’affidabilità, sull’onestà della fonte.
Ovviamente, queste caratteristiche sono presenti in maniera disomogenea fra le varie fonti con cui un
giornalista deve trattare.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 6. Il rischio per i giornalisti
Il rischio per i giornalisti, però, è di appiattirsi sulle esigenze e sulla volontà comunicativa della fonte
quanto più stretti e costanti sono i rapporti con un numero limitato di fonti, tanto più è probabile che si
sviluppi confidenza, nonché, con il tempo, un’effettiva somiglianza di punti di vista.
Il rapporto tra fonti e giornalisti può essere definito come un “ballo guancia a guancia” = il giornalista
dipende dalle fonti per lavorare e, a loro volta, le fonti hanno sempre più bisogno del giornalista per
comunicare. Tuttavia, nella pratica, le fonti ufficiali si trovano sempre in una situazione di grosso vantaggio
sugli operatori dell’informazione.
NB: anche le fonti dotate di minore potere possono raggiungere l’accesso ai media, se producono eventi che
rispondano bene ai criteri di notiziabilità.
Sono molteplici le attività che una fonte deve curare per partecipare alla catena dell’informazione,
presidiando i 3 momenti in cui si articola il processo produttivo: la creazione dell’informazione, il suo
trattamento e la sua distribuzione. Questo percorso può essere ricostruito seguendo le 7 c di cui parlano
Cutlip e Center:
1 1. credibilità: si determina se si riesce a definire una coerenza comunicativa. L’atto comunicativo deve
essere in grado di riportare con immediatezza all’identità della fonte, deve essere riconoscibile e
interpretabile alla luce delle caratteristiche distintive della fonte.
2 2. contesto: comprensione dei contesti significa comprensione degli interessi dei media, cioè capacità
d’assecondare le logiche della notiziabilità. Conoscere meglio il contesto con il quale si deve dialogare può
aiutare a non farsi trovare spiazzati; ma, per farlo in maniera veramente efficace, è necessario che all’interno
dell’organizzazione si comprenda, innanzitutto, come la gerarchia delle rilevanze interne quasi mai coincida
con quella dei media.
1 3. contenuto: è fondamentale ottenere l’accesso abituale ai media, che non è necessariamente legato al
potere istituzionale dei media. Questa consapevolezza non solo non è omogeneamente diffusa, ma spesso è
ostacolata dal timore di aprirsi ai new media, che spesso si ritorce contro gli stessi soggetti.
2 4. chiarezza: per svolgere bene l’azione comunicativa vi è bisogno di chiarezza nelle informazioni fornite,
sotto il profilo sia contenutistico sia stilistico. Mantenere una propria coerenza comunicativa significa
rendere più chiara la propria richiesta di riconoscimento sociale attraverso azioni che manifestino l’adesione
ad un determinato sistema normativo-culturale: ciò consente ai cittadini di scegliere sulla base della propria
vicinanza e della sintonia riconosciuta verso quel determinato soggetto e/o progetto.
3 5. continuità: la notizia è una risorsa economica e di tempo per i media: riuscire, da parte della fonte, a
mostrare la convenienza del rapporto favorisce la loro disponibilità. Tale convenienza è garantita anche dalla
capacità di assicurare continuità al lavoro di produzione di informazioni, facendosi riconoscere come una
fonte inesauribile, pronta a produrre continui aggiornamenti. La continuità informativa della fonte è
assicurata soprattutto dalla buona organizzazione della struttura.
4 6. canali: è possibile distinguere 2 tipi di canali:
0 di carattere formale, regolato dalla costruzione di rapporti istituzionalizzati con la stampa
1 di carattere informale = l’abilità nel dotarsi di quella che Bechelloni ha definito “professionalità politica o
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale relazionale”, ossia la capacità di tessere una buona rete di relazioni sociali che permetta di avere più
facilmente a disposizione le risorse necessarie.
5 7. capacità di raggiungere l’audience: soltanto se si acquisisce la sensibilità giusta nel comprendere quali
siano i climi d’opinione diffusi nel contesto socio-politico in cui si opera si avrà la cifra argomentativa
adeguata per tradurre le proprie esigenze comunicative nei modi e nei formati migliori. Individuare,
distinguere e ascoltare i vari pubblici sono obiettivi irrinunciabili per chiunque voglia ben comunicare.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 7. Le fonti indirette
Le fonti indirette
Tra le fonti indirette vanno compresi:
1 le agenzie di informazione = un’impresa pubblica o privata che raccoglie, elabora e distribuisce
quotidianamente, a pagamento, a organi giornalistici, non giornalistici e a privati, in ambito nazionale,
regionale, estero o settoriale, informazioni in forma di testo, fotografia, immagine o voce.
Le principali agenzie di informazione, soprattutto quelle inglesi, sono grandi organizzazioni nate in periodo
coloniale.
Nel caso italiano, invece, l’ANSA è di proprietà di tutte le testate che vi hanno aderito fornisce a tutti le
stesse informazioni e garantisce un servizio attendibile.
Le agenzie di informazione hanno una natura ibrida = non solo sono fonti dirette di informazione, ma al
tempo stesso sono in grado di offrire servizi diretti agli utenti, producendo materiali che sono già in buona
misura trasformati in notizia. Infatti, sempre di più, le grandi agenzie distribuiscono non solo testo, ma
anche immagini, interviste, commenti e video, che per alcune aree del mondo e per alcune situazioni la
maggior parte dei media sono costretti ad utilizzare. I 2 modelli tradizionali del giornalismo di agenzia
sono:
1 il flash = notizia di una o 2 righe, che si limita a comunicare l’evento in maniera secca. ESEMPIO: alle
20.34 del 22 novembre 1963, l’ANSA diramò il flash: “Dallas. Il presidente Kennedy è morto”.
2 il take = notizia concisa, costruita secondo la regola delle “5W” (= who, what, where, when, why),
normalmente non superiore alle 25 righe.
2 Anche gli officials non si occupano soltanto direttamente dei rapporti con i media, ma vanno sempre più
sviluppando tutta una serie di figure professionali per influenzare lo spin dei media. Tali figure sono
sostanzialmente:
1 i portavoce e gli uffici stampa: nel caso italiano, queste figure sono comparse e si sono diffuse
recentemente e hanno il compito di curare e gestire i rapporti con i media.
2 gli esperti, i cosiddetti think tank (sono soggetti di grande importanza nella politica internazionale,
soprattutto in caso di una guerra): nella realtà degli USA, i think tank = organizzazioni per legge
indipendenti e nonprofit che producono e si basano su expertise e idee per ottenere supporto ed influenzare i
processi di policymaking operativamente, sono organizzazioni che conducono e disseminano ricerche e idee
su questioni di pubblica rilevanza; politicamente, sono istituzioni aggressive che cercano attivamente di
massimizzare la propria credibilità pubblica e accesso politico, per rendere il proprio expertise e le proprie
idee il più influenti possibili.
Negli USA, i think tank sono nati nei primi anni del ‘900, quando ci si rende conto che la politica dei politici
non è sempre in grado di affrontare certe questioni e problematiche, soprattutto in campo economico
vengono costituiti questi centri di ricerca che producono notizie, in modo tale da influenzare il dibattito
pubblico.
Di fatto, quindi, ogni think tank ha un particolare orientamento politico. Oggi, i think tank americani
considerati più influenti sono, in ordine, the Heritage Foundation e il Brookings Institution.
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale gli esperti di comunicazione, i cosiddetti spin doctors = è una figura a metà tra la politica e il marketing, è
un consulente, esperto di comunicazione, che conosce benissimo il mondo dei media e lavora sulla
credibilità del proprio uomo politico.
I primi 2 spin doctors della storia furono:
3 Ivy Lee: “informare in modo franco e aperto, fornendo alla stampa e ai cittadini, per conto di un’azienda o
di un’istituzione pubblica, informazioni accurate”. In realtà, il suo lavoro non fu sempre così franco: basti
pensare che nel 1907 ci fu un grosso sciopero in una raffineria di Rockfeller, il quale decise di far
intervenire la polizia. Fu una durissima repressione, nella quale molte donne bambini morirono, bruciati
nelle loro tende ciò avrebbe danneggiato notevolmente l’immagine pubblica di Rockfeller, che incaricò Lee
a risolvere la situazione. Lee creò una campagna pubblicitaria nella quale si sosteneva che quelle donne
erano state loro stesse, scappando, ad urtare una stufa, causando l’incendio. La versione fu in seguito
smentita, ma almeno la reputazione di Rockfeller era per il momento salva.
1 Edward Bernays: “se capisci i meccanismi e le logiche che regolano il comportamento di un gruppo, puoi
controllare e irreggimentare le masse a tuo piacimento e a loro insaputa”. Esempio storico del lavoro di
Bernays è l’immagine-simbolo dell’emancipazione femminile = una donna che fuma. Nel 1929 era in
programma una marcia di femministe: Bernays decise di mandare un gruppo di donne che fumavano
apertamente.
2 I principali compiti e strumenti degli spin doctors possono essere così riassunti:
3 lavorare sulla “cultura popolare”, in particolare, nel contesto americano, curare i legami con Hollywood e
con l’industria del cinema. Basti pensare che il Pentagono ha aperto un ufficio ad Hollywood, per dare
consigli e noleggiare mezzi per produrre film di guerra, a patto di poter vedere in anteprima la produzione.
4 controllare il flusso delle informazioni, anche attraverso le tecniche “più sporche”, come l’illusione del
falso scoop,, la finta fuga di notizie, i cosiddetti “dossier dimenticati”, le indiscrezioni anonime (spesso usate
per tastare l’opinione pubblica circa un determinato argomento, senza compromettersi pubblicamente)
5 pianificare ogni tipo di comunicazione = presentare ai giornalisti materiale già sfruttato pilotare le
conferenze stampa, preparare slogan, dominare i frame del discorso
6 valorizzare l’immagine pubblica del “proprio uomo”
7 demonizzare i nemici del “proprio uomo”, diffondendo notizie, anche false, che mettano in cattiva luce il
rivale.
Ogni caso giornalistico non dura, di solito, più di un mese: può trattarsi di qualsiasi caso, che sia un conflitto
o una vicenda di cronaca. Quando un fatto diventa notizia, tutto il sistema giornalistico di un paese o globale
si mobilita. Ma nessun fatto sarà “la notizia” per più di un mese, un tempo limitato anche perché si teme di
stancare il proprio pubblico chi vuole controllare lo spin dei media su una vicenda deve concentrarsi su
questo mese di attenzione. Diventano allora importanti gli eventi simbolici che possano rappresentare fasi
progressive della vicenda su cui gli officials mantengono un controllo. In particolare, nel caso di una guerra,
è importante fornire ai media un evento conclusivo, un finale, affinché possano più agevolmente
abbandonare la vicenda (si pensi alla cerimonia sulla portaerei che sembrò concludere la guerra in Iraq del
2003. È stato difficilissimo convincere poi i media e l’opinione pubblica che in realtà la guerra non era per
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale niente finita).
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale 8. La realtà che diventa “media event” e l’obiettività nel sistema
globale del giornalismo
Nel 1988, a Barrow, un eschimese scoprì 3 balene grigie incagliate nei ghiacci: divenne subito un caso
mondiale, per cui si mobilitarono anche Reagan a Gorbaciov.
Il caso delle balene fu la prima dimostrazione che dove ci sono telecamere, qualsiasi cosa accade è una
notizia con le balene di Barrow arriva l’infointrattenimento = ibridizzazione dei generi = un racconto
giornalistico sempre più mischiato ai linguaggi dell’intrattenimento e della fiction un giornalismo che
deborda dai sui contenitori classici, ma che va ad occupare anche i contenitori dell’intrattenimento.
1 estensione del campo giornalistico
2 decisa virata verso l’emozione del racconto, per offrire il lato più umano della notizia
3 ricerca ossessiva delle soft news.
Alcune cause di questo dilagare dell’infotainment possono essere:
1 la televisione del “flusso” (= non esiste una vera separazione tra un programma e l’altro, in cui i linguaggi
non sono più così separati) diventa il contenitore privilegiato dell’informazione
2 il genere dell’intrattenimento si dirige sempre più verso formati basati sulla “realtà” o sul “verosimile”
(basti pensare al boom negli ultimi anni dei reality)
3 l’evoluzione dei “programmi contenitore”
4 il modello di internet, in cui in una sessione di navigazione, vengono mescolati diversi generi e interessi
5 l’efficacia commerciale del “curioso” e delle soft news.
Si sviluppa una cultura giornalistica fatta da grandi episodi, che possano bloccare l’interesse di un’intera
nazione, che a diversi livelli possano evocare sentimenti collettivi: dagli episodi di cronaca nera, alle morti
dei reali, ai conflitti e alle cadute delle statue.
Un testo giornalistico è una narrazione, una storia, un testo in cui un gruppo umano deve riconoscersi e deve
usare per raccontarsi. Anche nella sua dimensione politica un gruppo umano ha bisogno di rappresentare e
celebrare la propria unità attraverso emozioni comuni.
In una società sempre più complessa e deterritorializzata, i media con i loro racconti svolgono anche
funzione di rito, su cui un gruppo costruisce la sua unità.
Di fronte a grandi eventi, come una guerra o un attentato terroristico (ad es. la vicenda dei caduti di
Nassiriya) che potenzialmente mettono in pericolo la vita di una collettività, la componente passionale
sembra addirittura prevalere su quella cognitiva per gestire la complessità, i media sono portati a
selezionare momenti cui si possa attribuire una particolare valenza simbolica e a costruire attorno a tali
momenti veri e propri eventi; una guerra diventa una serie di eventi simbolici, cui i media si incaricano di
attribuire la funzione di rito. Il rito, infatti, si adatta perfettamente alle routine produttive e risponde alle
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale necessità di un percorso narrativo lineare, quasi con uno stile fiabesco.
Queste cerimonie sono quello che Dayan e Katz hanno definito media event = le grandi cerimonie trasmesse
dai media, dalle incoronazioni dei reali, ai funerali, ai matrimoni, ai grandi eventi sportivi. Tutti i media
event presentano una serie di caratteristiche comuni:
1 caratteristiche sintattiche: la cerimonia interrompe il flusso della vita quotidiana, è presentata come
celebrazione di consenso
2 caratteristiche semantiche: la cerimonia tratta riverentemente di aspetti sacri
3 caratteristiche pragmatiche: la cerimonia implica la risposta di un pubblico devoto, richiede “testimoni”.
I media sono parte della società, partecipano alle sue ansie e alle sue preoccupazioni e accettano il ruolo di
gran cerimonieri del rito contemporaneo: il racconto non si limita a rappresentare l’evento, ma svolge un
equivalente dell’esperienza celebrativa. Preparare una nazione alla guerra significa anche preparala
attraverso riti ed eventi collettivi, la cui celebrazione è affidata ai media, con una funzione rinforzante.
I media dell’informazione mostrano questa duplice natura:
1 da una parte, sono spinti da detentori di interessi particolari che preparano gli eventi offrendo le
performance giuste a trasformare i fatti in eventuali rituali
2 dall’altra, per il loro intrinseco modo di guardare al mondo e di narrarlo diventano inevitabilmente autori
di questa ritualizzazione del reale.
Chi si occupi professionalmente di costruire i rapporti tra una fonte e il sistema dei media deve sapere,
ovviamente, che nessuna organizzazione è monolitica, ma presenta sempre molte divisioni e fratture interne,
che sono alla base del gioco negoziale con i media.
Nella costruzione della notiziabilità di un evento, incidono
1 il modo in cui ci si socializza alle pratiche giornalistiche
2 lo status di cui la professione gode nella società civile
3 la capacità d’interazione del professionista con gli altri sottosistemi sociali
Elisa Bertacin Sezione Appunti
I media e la politica internazionale